Beggar's Farm con Bernardo
Lanzetti: dai
Genesis alla PFM, dai Jethro Tull a Bob Dylan e New Trolls. Omaggio a Vittorio
De Scalzi.
Campo sportivo comunale, Pecetto di
Valenza (AL)
Info e prenotazioni: Tuttomusica
Alessandria 0131 1852294
Beggar's Farm con Bernardo
Lanzetti: dai
Genesis alla PFM, dai Jethro Tull a Bob Dylan e New Trolls. Omaggio a Vittorio
De Scalzi.
Campo sportivo comunale, Pecetto di
Valenza (AL)
Info e prenotazioni: Tuttomusica
Alessandria 0131 1852294
Pillole di passato remoto…
“Nell’estate del ’67 ero a Londra; dormivo in una specie
di Ostello a Notting Hill e per alcune settimane avevo lavorato in un
ristorante a Leicester Square. Prima di ripartire per altre città europee vissi
l’esperienza di immergermi in un mondo di musica, moda e socialità rimasto
unico e singolare.
I Beatles erano usciti con “All You Need Is Love”, subito
dopo “Sgt. Pepper’s”, alcuni degli Stones erano stati arrestati per droga,
Jack, Ginger ed Eric si presentavano con “Fresh Cream” e i Pink Floyd con Syd
Barrett suonavano “See Emily Play”.
Di giorno passavo molto tempo con una fauna variegata di
artisti, hippies, musicisti di strada, tra Soho e St. James’s Park dove per la
prima volta sentii parlare di “Hey Joe” e quindi di Jimi Hendrix e del suo
album Are you experienced.
Ricordo quando andai per acquistare quel disco in un negozio
famoso in cui era possibile ascoltare la musica desiderata in cuffia ma in
grandi cabine con finestre che davano su Piccadilly Circus.
Ecco, la puntina scava nel primo solco, Jimi sfrega il suo
plettro, di costa, perpendicolarmente a tutte le corde, giusto all’inizio del
manico (solo anni più tardi fui edotto circa questa diavoleria), sembra si
inneschi un larsen o forse un disco volante atterra sul traffico londinese e
“Foxy Lady” incontra il Cupido sulla fontana.
Tolgo le cuffie, esco concitato dalla cabina e urlo al
ragazzo alla cassa: “LO COMPRO!”
Ho molto amato Hendrix, per tutto quanto era e per tutto ciò
che ha fatto. Il suo grande genio innovativo, il suo ammirato rispetto per il
passato, i colori e il sorriso che indossava, la leggendaria chitarra
“sbagliata”, i testi dei suoi capolavori e persino il suo modo di cantare e
masticare il chewing gum.
Confesso di non aver capito, all’epoca, l’inno americano
suonato a Woodstock ma rivivo la commozione e lo sgomento quando, nel mio
girovagare, da una radio texana appresi della sua morte, come a suggellare che
lui non era di questo mondo”.
Bernardo Lanzetti
canta
MASTER POETS
Musica, Parole e Vocalità
dei
Grandi del Rock
Riprendendo le modalità e le tematiche di un suo tribute
album, “Master Poets” (1999), Bernardo Lanzetti
torna sul palco con uno spettacolo dove testi, musiche e vocalità sono
celebrati con ammirazione, massimo rispetto e nota professionalità.
Certo, concerti senza fine sarebbero necessari anche solo per
accennare strofe e cantare i ritornelli di artisti quali Bob Dylan, Leonard
Cohen, Crosby, Stills Nash & Young, Tom Waits, Bruce
Springsteen, di gruppi come i Beatles e i Procol Harum senza
dimenticare il mondo del Rock Progressivo, giusto quello che ha visto Bernardo
dividere il palco con Greg Lake (Emerson Lake & Palmer), Steve
Hackett (Genesis) piuttosto che con David Jackson (Van der Graaf
Generator) o Ian Anderson (Jethro Tull) e naturalmente gli episodi con
la PFM o lʼAcqua Fragile.
Per il concerto, i brani più significativi del repertorio di
tanti grandi nomi sono stati scelti quindi con un criterio che tende a
valorizzare appunto il trittico “Musica, Parole e Vocalità” in massimo
equilibrio.
Racconti, aneddoti e curiosità, raccolte da Bernardo Lanzetti
in oltre cinquant’anni di carriera ma anche nelle sue esperienze in USA e Gran
Bretagna, negli anni ʼ60, renderanno lo spettacolo ancor più godibile.
Suonando la chitarra e il Glovox, accompagnato da altri
quattro strumentisti - Nicola Manniello/tastiere, Giovanni Massari/batteria,
Alessandro Peloso/ chitarra, Dario Mazzoli/Basso - una delle
ambizioni di “MASTER POETS” è quella di poter variare la scaletta dei vari
concerti, inserendo, di volta in volta, brani diversi senza tradire lo spirito
e il carattere dellʼoperazione.
Brevi note biografiche
Bernardo Lanzetti, autore/compositore/sperimentatore e cantante è sulla scena
dagli anni 70.
Già con i gruppi Acqua Fragile, PFM, Extra e Mangala Vallis,
egli, al suo attivo, conta 23 album ufficiali e più di 120 brani pubblicati tra
cui canzoni per Loredana Bertè e Ornella Vanoni.
Egli è, inoltre, lʼunico italiano citato tra gli artisti che hanno inciso cover di Bob Dylan e ancora lʼunico autore italiano a cui è stato concesso di co-firmare un brano del famoso rapper USA Busta Rhymes. Bernardo è conosciuto come valente vocalist, dotato di una estensione che supera le tre ottave e si è anche distinto per esperienze nel Teatro e nella Musica dʼAvanguardia lavorando con Maurizio Pisati e il compianto Giorgio Gaslini. Nel 2023 ha fatto una maratona di canto di oltre 5 ore ininterrotte e nel 2024 ha partecipato a “The Voice Senior”.
Ecco la recensione del sesto album di questa band progressive
rock italiana. È stato il primo album con il loro nuovo cantante Bernardo Lanzetti e anche il primo con testi
scritti originariamente in inglese. Al signor Fielder è piaciuto.
Continuate a leggere!
Recensione dell'album di Hugh Fielder
La PFM ha scelto un
momento propizio. Con i King Crimson ormai un ricordo e gli Yes impegnati nei
loro progetti solisti, si apre uno spazio per un'altra band desiderosa di
diffondere le proprie radici nel fertile terreno del pomp-rock. "Chocolate
Kings" sancisce il diritto della PFM a una significativa crescita,
e il loro attuale tour in Gran Bretagna dovrebbe favorirne la piena fioritura.
Già saldamente affermata come la migliore band rock italiana, la PFM ha chiaramente puntato al mercato anglofono con questo nuovo album. Hanno scritto tutti i testi in inglese (abbandonando la collaborazione con Pete Sinfield) e, per aumentarne l'efficacia, hanno aggiunto il cantante Bernardo Lanzetti. La voce di Lanzetti presenta una sorprendente somiglianza con quella di Roger Chapman (ex Family e ora Streetwalkers); così marcata che inizialmente distoglie dall'immagine energica che quella voce solitamente evoca. Solo superata questa prima impressione, il mio apprezzamento per l'album è cresciuto costantemente, culminando con l'ultimo brano, "Paper Charms".
La PFM non è certo una sconosciuta da queste parti. Il
coinvolgimento con Pete Sinfield dei Crimson e il loro album "The World
Became The World" avevano già costruito una solida reputazione. Deve
essere stata quindi una forte tentazione quella di seguire una strada più
sicura, cercando di inserirsi nel circuito dei grandi. Invece, "Chocolate
Kings" è un lavoro piuttosto audace che esplora diverse nuove aree,
integrandole con lo stile distintivo della band.
La loro abilità principale, che manca a molti esponenti
britannici dello stesso genere, è la capacità di trasformarsi in uno splendido
jazz-rock, rompendo la formula standard del pomp-rock, che a volte rischia
pericolosamente di scadere nell'autoparodia.
A ciò si unisce un suono piacevolmente spontaneo. Chiaramente
non amano le stravaganze da studio a 224 tracce, e si notano poche
sovraincisioni o massicci strati di tastiere a sovraccaricare l'ascolto.
A parte questo, devo ammettere che i testi a volte risultano
un po' insipidi, ma non è un difetto costante e funzionano bene nella title
track che conclude il primo lato.
È l'influenza jazz-rock, come accennato, a conferire un tocco positivo a questo album. I primi due brani, "From Under" e "Harlequin", mostrano entrambi un raffinato lavoro strumentale, in particolare del chitarrista Franco Mussida. La title track presenta un'asprezza decisamente marcata, insolita per questo genere musicale, ma che aggiunge indubbiamente una gradita aggressività.
Il secondo lato presenta solo due brani, ed entrambi
permettono alla PFM di rilassarsi ed espandere le proprie idee con maggiore
agio. "Out Of The Roundabout" ha una linea vocale piuttosto banale,
ma offre molto di più a livello strumentale, scivolando persino in un leggero
tocco jazz per un momento, mentre "Paper Charm" ha probabilmente la
melodia migliore dell'album e una superba struttura strumentale con un efficace
apporto di flauto e violino da parte di Mauro Pagani.
Il concept di "Chocolate Kings" trae ispirazione dall'arrivo dell'esercito americano in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, quando distribuirono barrette di cioccolato ai bambini come gesto amichevole. La PFM ritiene che la situazione stia cambiando, almeno musicalmente. Il paragone potrebbe essere che stanno diventando una delle poche band europee ad aver ottenuto un'ampia accettazione in Gran Bretagna.