With great pleasure and excitement we wish
to inform you that, right today,sharp
as an A note at 440 Hertz , the American label "CherryRed", throughits UK associate "Esoteric
Recordings", has worldwide releasedtheCD"Cavalli Cocchi - Lanzetti - Roversi" the outstanding debut albumbyCCLR.
IL DEBUT
ALBUM DEL SUPERGRUPPO DEL PROGRESSIVE ROCK ITALIANO, CON BERNARDO LANZETTI
(ex-P.F.M.) E STEVE HACKETT (GENESIS)!
IlSUPERGRUPPOè un progetto o band formata dalla
collaborazione di musicisti celebri, che si ritrovano a suonare insieme in modo
a volte totalmente spontaneo (oppure completamente studiato..). Nei migliori
dei casi, i musicisti riescono a soddisfare le proprie esigenze artistiche
fuori dal proprio gruppo d’origine e nello stesso tempo accontentare i propri
fan. Ecco il debut album deiCCLR,
trio che vede coinvoltiBERNARDO
LANZETTI, il bravissimo ex cantante dellaP.F.M.ed ex-ACQUA FRAGILE(i cui due album sonoadesso pubblicati dallaESOTERIC Recordings), il batteristaGIGI CAVALLI-COCCHIdeiMangala Vallised il tastierista e
suonatore di basso stickCRISTIANO
ROVERSIdeiMoongarden.
Al trio
si è unita una serie incredibile di chitarristi ed ospiti illustri, tra i quali
spiccanoSTEVE
HACKETTdeiGENESIS,ALDO TAGLIAPIETRAdelleORME,ANTHONYSYDNEYdelPERIGEO, ed altri sei
chitarristi della scena italiana rock, classica e jazz.
“CCLR”è un albummelodico, molto basato su brani
sognanti, sulla voce inconfondibile di Lanzetti e sui cori maestosi creati con il
mellotron. Tra i brani troviamo una rilettura del classico “By This River” di
Brian Eno e di “Morning Comes” degli stessi Acqua Fragile. Un gran bell’ album
per i fan del Prog italiano !
TRACKLISTING :1. New Life On Mars; 2. Jpg; 3. Morning Comes; 4. Words
Got The Power; 5.Why Should I?; 6. By This River; 7. Great Love Does Burn Fast;
8. The Late Hour; 9. Blue Boy.
Nell'occasione, dopo una lezione di canto durata meno di trenta secondi, con grande sorpresa e soddisfazione, Steve ci ha autorizzati a riportare che il suo "singing" è istantaneamente migliorato."
"Da segnalare anche la visita del Lanzetti alla Galleria d'Arte Moderna "Halcyon" allestita all'interno dei leggendari Magazzini Harrods dove non poteva mancare una foto a fianco di un dipinto originale di Bob Dylan."
Ciò che mi appresto a
scrivere è a mero appannaggio di quelle 13 persone + 2 (commensali
e ritardatari) che hanno contribuito alla riuscita di una serata piacevole. A
nessun altro interesserà, ma sono certo che a quei 13+2 farà piacere avere la
“registrazione” di una attimo di vita piacevole.
Le settimane volano via con
grande rapidità, e spesso ci stupiamo del fatto che sia già venerdì, mentre
eravamo sicuri di essere a metà settimana. Presi dalla routine capita di avere
lunghi periodi, seppur sereni, senza niente di significativo da ricordare. Ma
per avere un’impennata di soddisfazione non si deve necessariamente scalare una
montagna, e forse una cena improvvisata tra amici può sortire un grande
effetto; se poi il gruppo è omogeneo negli interessi si realizza al 100% lo
scopo della “riunione”, perché sarà un momento di perfetto scambio sociale.
Per una magica combinazione
astrale, Bernardo Lanzetti mi avvisa, a inizio settimana, che
transiterà da Savona diretto verso il ponente ligure. Me lo aveva promesso
da tempo, ma non credevo potesse davvero accadere... troppi gli impegni. In
poco tempo cerco di metter su una “serata dichiacchiera”
con amici, gli stessi con cui cinque giorni prima dicevamo:”... dovremmo
organizzare una reunion… da troppo tempo non lo facciamo”.
Tutto avremmo pensato, domenica
scorsa, tranne che passare qualche ora con Lanzetti e consorte.
Ci conosciamo da un po’, io
e Bernardo, e ne sono particolarmente felice perché le sue caratteristiche
personali non sono comuni. Inutile soffermarsi sulle qualità canore di un
cantante rock (riduttivo inserirlo in una categoria specifica) riconosciuto
unanimemente come straordinario, ma ciò che colpisce tutti quelli che hanno
modo di parlargli, anche solo una volta, è la sua semplicità, la sua voglia di
entrare in sintonia con qualsiasi fan, il piacere del confronto e del racconto
personale. Sarebbe bello scrivere un libro dei sui trascorsi, e non è detto che
un giorno non si riesca a farlo.
Anche ieri sera è avvenuta
l’alchimia e Bernardo ( e Amneris) è immediatamente entrato in sintonia con
persone poco o per niente conosciute. I suoi aneddoti sulle tournèe negli USA o
in Giappone calamitano facilmente l’attenzione dell’audience, formata da
musicisti e musicofili, ma la cosa che alla fine emerge è che un semplicissimo
momento di incontro, come ce ne capita uno a settimana, si è trasformato in
qualcosa di speciale, da album dei ricordi, e probabilmente non solo per noi
indigeni.
Stessa cosa a fine serata,
quando nel mitico pub Van Der Graaf di Fabrizio Cruciani si uniscono i “+
2” segnalati a inizio post. Una bevuta e un coro finale che sono sicuro anche
Bernardo gradirà rivedere.
E’ passata la mezzanotte
quando ripercorriamo i vicoli della città vecchia, costeggiamo la darsena e
raggiungiamo l’auto al Priamar, un percorso obbligato che, nonostante il buio
risulterà piacevole, e potrebbe riportare Bernardo a Savona, con o senza
musica.
A proposito di progetti,
ecco qualche novità che lo rigurada...
Il comunicato ufficiale.
Una nuova Band
Cavalli Cocchi, Lanzetti,
Roversi, hanno attraversato la musica italiana degli ultimi
quarant’anni lasciando la propria impronta in storie dai nomi illustri.
CSI, Ligabue, Clan Destino, Acqua Fragile, PFM,
Mangala Vallis, Moongarden, Zamboni, insieme a collaborazioni con artisti come
David JAckson e Judge Smith (Van Der Graaf Generator), Ivano Fossati, Clive
Bunker (Jethro Tull), John Wetton (King Crimson) sono tappe di un viaggio che
oggi li ha fatti incontrare in questo nuovo progetto, come l’energia di tre
torrenti che converge in un unico grande fiume.
In questo album che porta i loro nomi, si assaporano i
modi e i mondi di tre musicisti dalla forte personalità, che hanno dato vita ad
una creatura che attraversa i generi trasversalmente, li rende liquidi, per poi
rinominarli in un nuovo metallo prezioso.
Nove tracce raffinatissime dove la filosofia di un
suono e di timbriche precise, sono l’elemento che contrassegna l’intero lavoro.
Nessuna chitarra elettrica, nessuna concessione
all’elettronica, ed una scelta rigorosa che privilegia le atmosfere acustiche:
l’inconfondibile ed ancor più sorprendente voce di Lanzetti, le tessiture
ritmiche di Cavalli Cocchi, che ha ottenuto il suono della sua batteria
utilizzando pelli, accordature e bacchette frutto di una precisa ricerca, il pianoforte
più classico e le affascinanti sonorità del Mellotron (utilizzando uno
strumento restaurato degli anni 70) e del Chapman Grand Stick dei quali Roversi
è maestro.
Le nove tracce del loro album di debutto vedono la
presenza di altrettanti chitarristi di fama nazionale e internazionale, che
hanno utilizzato solo sei corde acustiche e classiche, una scelta questa, che
sublima e completa il concept di questo disco.
L’uscita di “CCLR” è prevista per i primi mesi del
2011.
Considerazioni di Bernardo
Lanzetti sul suo percorso musicale fino a CCLR.
E’ indubbio che la maniera per comporre, arrangiare e
produrre un brano musicale nonché le modalità della sua registrazione su
supporto fonografico rivelino la natura stessa del prodotto artistico in
oggetto.
IL compositore a vergare il foglio di musica,
l’artista al pianoforte, il cantautore alla chitarra, il gruppo riunito attorno
al mixer con l’ingegnere del suono, il contemporaneo sempre di fronte allo
schermo di un computer, sono figure diventate ormai familiari ma meno
conosciuto è il vero rapporto tra questi metodi ed il risultato.
Se andiamo oltre il fatto che oggi si tratta solo di
“canzoni e personaggi”, possiamo ancora avere la fortuna di rileggere il
passato o farci sorprendere da una innovazione pur sottile ed inafferrabile
nello stratificare di frullati e croste di suono quotidiano.
Per la mia esperienza e conoscenza, l’artista
innovativo, colui che inventa i generi, o meglio ancora li attraversa, è
certamente in grado di uscire dagli schemi e rientrarvi a piacere senza
condizionamenti di sorta.
Esistono “Corsi di Composizione” e “Scuole per
Cantautori”, metodi per il “Fai da Te” ed il famigerato “Copia/Incolla”.
Ritengo sia importante conoscerli quanto trasgredire alle loro regole e
precedenti.
Per tutta la prima metà degli anni ’70, riecheggiando
la musica classica ed il jazz, ha risuonato la “potenza dello strumentale”
ovvero la canzone diventava improvvisamente stretta se non risibile,
l’accompagnamento gareggiava con il canto per la supremazia all’interno
dell’opera sonora.
Ecco, le tecniche che usavo ai tempi dell’Acqua
Fragile, quelle che senza malizia si imparavano, in modo istintivo, un
po’arruffato, dai maestri d’oltremanica e d’oltreoceano, si rivelano
strategiche anche con CCLR.
Nell’attesa dell’album accontentiamoci del coro da
strada che, in una fredda sera di gennaio, ha attirato "larga fetta" della
popolazione cittadina nella centralissima via Mistrangelo.
Concerto benefico a favore della
Delegazione Novese L.I.L.T. (Lega Italiana per la lotta contro i Tumori).
A
venti giorni dallaProg
Exhibitiondi Roma, ho
ritrovato alcuni di quei protagonisti (Tagliapietra, Di Giacomo, Maltese, Calderoni, D. Jackson)sul palco delTeatroGiacometti.
Non solo loro,
ovviamente, ma ancheClive Bunker, Bernardo
Lanzettie … i padroni di
casa, laBeggar’s Farm.
L’elevato tasso
“mitologico” (nel senso della grandezza e non della vetustà) cheFranco Taulino, leader del gruppo, riesce a raccogliere ogni volta
sul palco, fa spesso passare in secondo piano questa band alessandrina, che è
qualcosa di più di una cover band o di un valido supporto per chi si esibisce
di volta in volta, ma le qualità tecniche dei musicisti che la compongono fanno
sì che si tenda a considerarla ormai un tutt'uno con il resto degli artisti più
affermati.
La famiglia Beggar’s
Farm è abbastanza dinamica e attorno alla base (Taulino,Garavelli,Valle, Ponti, Chiaraluce)questa volta si sono alternati sul
palcoAndrea Rogato, Massimo
Faletti, Matteo Ferrario, Simone Taulino, Franco Castaldoe “Martina” Simona Caligiuri(il nome “Martina” è quello con cuiFrancesco DiGiacomol’ha ribattezzata nel corso della
serata).
Probabilmente nessuno
dei presenti, sul palco o in platea, riesce bene a realizzare, sul momento, che
cosa voglia dire una serata come questa, come quella diOviglio, diVolpedo,diAcqui,
diAlessandria, diAlba…
Solo a distanza di
tempo, solo dopo attenta riflessione, si comprende appieno che è diventata la
normalità trovarsi davanti e conoscere personalmente chi è entrato nella storia
della musica, italiana e internazionale.
Personalmente cerco
sempre di creare stimoli e aspettative verso chi pensa di partecipare a questi
eventi, perché so che non potrà rimanerne deluso e ricorderà per sempre una
serata di musica: la condivisione è la mia maggior soddisfazione.
Alcuni amici, a fine
concerto, mi hanno confessato di aver avuto momenti di …”sbandamento”, tanta è
stata l’emozione: cosa si può chiedere di più a una performance live?
Tre ore e mezzo di
musica, con una sorta di suddivisione tra i protagonisti, nel rispetto della
produzione storica, con un finale da brivido, un “Non mi rompete”, antico brano del BMS, proposto con
tutti i musicisti on stage, visibilmente e comprensibilmente soddisfatti.
Prima parte di
spettacolo conAldo
Tagliapietrache ripropone le
sue ballate, la parte più soft della storia delleOrme, coadiuvato dall’istrionicoDavid JacksoneCalderoni,
oltre che dal gruppo di casa.
Le canzoni delle Orme
sono nel cuore di tutti, e di quel gruppo il timbro vocale di Aldo è elemento
imprescindibile; se poi si considera che l’inserimento di Jackson ha dato nuovo
volto e differente dimensione a quei brani( e non poteva essere altrimenti,
vista la grandezza di David, che non ha mai manie protagonistiche, ma tende a
mettere a disposizione dei compagni di viaggio il proprio genio musicale)il
risultato finale non poteva essere che un’ovvia conseguenza.
Mi auguro che le
dimostrazioni di amore e gradimento portino Aldo Tagliapietra (eToni Pagliuca) a continuare
quel cammino, un tempo interrotto, e oggi nuovamente sul punto di decollare.
Per un cantante (e
bassista ) che si allontana (momentaneamente), un altro ne arriva, con Jackson
sempre attento e attivo testimone:Bernardo
Lanzetti.
Nel corso della
serata ci ha ricordato il nome del capostipite del branco vocalist-prog,Roger Chapman, da cui “nacque”,
ad esempio, lo stile diPeter
Gabriel. Credo che anche Bernardo faccia parta di quella sparuta categoria
di eletti, che unisce estensione vocale a timbrica non comune e a
sperimentazione, e il suo permanente “studiare” la dice lunga sulla sua grande
professionalità.
Oltre al repertorio
PFM (vorrei ricordare la grandezza del chitarristaMarcello Chiaralucein “Out on the roundabout”)
ho assistito all’esecuzione di due brani a cui sono molto legato, “Refugees”
e “Killer”, “conditi dalla presenza di Jackson, esecutore
originale dei due pezzi. Non sto citando canzoni di facile esecuzione, ma che
al contrario richiedono concentrazione massima e … voce, tanta voce, e…
coraggio, un po’ di coraggio, caratteristiche che di certo non mancano a
Lanzetti.
Come al solito non ci
sono state delusioni, ma solo conferme.
Cosa dire diClive Bunkere dellaBeggar’s, uniti insieme?
Li avevo ascoltati da
poco, in quel di Alba, con la rivisitazione del set dell’Isola diWight, e ancora una volta lo
zio Clivio, come viene chiamato dagli “intimi” italiani, ha fatto fermare il
tempo, sbalordendo chi non lo aveva mai visto dal vivo o chi lo ricordava con iJethroTull.
Sul palco si è
alternato aCalderoni(che ha eseguitoAqualungper la prima volta nella vita)
e aSergio Ponti, e la
miscela dei componenti non ha in alcun modo inciso sul risultato, ma lo ha
semmai incrementato con vero valore aggiunto.
L’ultima parte a tema
era quella dedicata alBanco
del Mutuo Soccorso.
Rodolfo Maltesesi è ripreso dopo i
problemi fisici dello scorso anno, e il suo essere presente, il suo suonare,
non potrà che aiutarlo nella completa ripresa. Il pubblico ha gradito e ha a
lungo applaudito.
La “terza grande
voce” della serata è stata quella diFrancesco
Di Giacomo.
Non solo musica, ma
considerazioni personali, spesso amare e tendenti a evidenziare una sorta di
fallimento riservato a tutti quelli che come lui avevano pensato/sperato, che
attraverso la musica il mondo poteva essere migliorato, se non cambiato.
A fine concerto un
bambino di una decina di anni, partito da Genova col padre, con un CD del Banco
in tasca, chiedeva timidamente una firma di ricordo e Francesco, con evidente
soddisfazione, domandava al piccolo il nome, per una dedica personalizzata.
“Cambiare il
mondo era oggettivamente impresa titanica, Francesco, ma il tuo, il vostro, non
è stato tempo perso!”.
Contrariamente
all’esibizione di Roma, nessun problema per l’ugola e il set è stato ancora una
volta emozionante.
Dopo un nuovo “riassunto”
della varie band, si arriva all’atto finale, con quel “Nonmi rompete” a cui
accennavo inizialmente, che ha visto sul palco l’intero gruppo di amici… nostri
amici.
Un pieno successo di
pubblico, un vero gradimento, e un’altra impresa che viaggia sull’asseTaulino-Castaldo.
E’ vero, questi
eventi, numerosi e di qualità, non sono il frutto del lavoro di uno o due
persone, e senza impegno e volontà di gruppo ci si ferma alle prime difficoltà,
ma senza la scintilla il fuoco non si accende, senza una guida sicura si perde
la rotta.
Non possiamo che
ringraziare, noi appassionati di musica, per vedere realizzate cose a cui mai
avremmo pensato di assistere.
Organizzare un
concerto di qualità è cosa difficilissima, e parlo per conoscenza diretta.
Realizzarli senza
peso per le tasche del pubblico ( anche in questo nobile caso si trattava di
un’offerta) è cosa ardua per chiunque.
Ciò che si riesce a
creare in questa zona d’Italia, musicalmente parlando, ha coordinate precise e
forse sarebbe bene che i vari organizzatori di eventi, quelli che non hanno in
testa solo un tornaconto personale, andassero a scuola da Taulino e amici…
Noi “modesti” amanti
della musica, di certa musica, in quel caso, saremmo sempre in prima fila,
pronti ad applaudire e ad alimentare la voglia di stare sul placo, giovani e
meno giovani, con un unico obiettivo … inutile rimarcare quale!
La maggior parte dei
musicisti visti in quest’ultima occasione non sono cambiati.
MancaRodolfo
Maltese, ma è presenteLucio “violino”Fabbri.
Avrebbe dovuto esserci ancheG.L. Tagliavini, ma da queste
parti non si è visto e così svanisce la possibilità di ascoltare i brani dellaPFMinterpretati contemporaneamente
da tre uomini della line up, vecchia e nuova.
A dire il vero i due
rimasti,Lanzetti e Fabbri, si
ritrovano sul palco, a stretto contatto, ma è per un tributo aDylan e
Beatles.
Qualche mistero al
riguardo aleggia nell’aria … ma sono solo leggende metropolitane … o no?
Dunque un altro
sforzo diFranco Taulinoe dellaBeggar’s
Farm.
Il doppio ruolo è
ormai noto: Franco oltre a suonare è l’ideatore e coordinatore di tutti questi
eventi e la Beggar’s è la miglior formazione possibile per qualsiasi musicista
affermato e non, una sorta di maestri di alchimia che trasformano in realtà i
sogni di pubblico e artisti.
Un grossa nota di
merito va anche aFranco Castaldo, che in
queste occasioni è bene depurare del ruolo di Prefetto di Alessandria e
considerare solo come un “batterista”, amante della musica. Inutile nascondere
il fatto che molti( io compreso) hanno storto il naso, ad esempio, vedendolo
suonare traIan Paice e Clive Bunker,
evidenziando un solco incolmabile tra LUI e LORO, ma, se si accantona il rigore
che spesso ci accompagna nei giudizi relativi a cose che amiamo molto, e si
considera che Castaldo è un grande amante della “nostra” musica, non possiamo
che ringraziarlo per l’impegno che mette nel creare i presupposti per la
realizzazione di grandi eventi, non dimentichiamo, gratuiti per il pubblico.
Mi ha confessato di
essere rimasto un po’ dispiaciuto per un errore su “We used to know”, nel
concerto di Volpedo, ma è un peccato veniale.
Ancora una mia
considerazione di carattere generale.
In poco più di un
anno, la Taulino’s Organisation ci ha fatto vedere artisti che per molti
spettatori rappresentano i miti della vita.
Parliamo di membri
old and new deiJethro Tull,e molti italiani, anch’essi
spesso“sogni irrealizzabili”.
Queste miscele, come
spesso ho raccontato, hanno la prerogativa di presentare un palco amalgamato, e
l’integrazione sembra cosa consolidata, anche se magari le prove sono
limitatissime. Tutto funziona meglio, secondo me, con “gli italiani”.
Ovviamente avere
disponibile un animale da palcoscenico comeBernardo Lanzettifacilita la coesione
e favorisce l’interattività col pubblico, per me elemento fondamentale, ma la
freddezza, almeno apparente, di certi nomi d’oltremanica, non determina lo
stesso risultato visto ad Oviglio.
Volpedo resterà per
sempre nel cuore e nella testa dei presenti ( lo stesso Bernardo mi ha
raccontato dei brividi provati il 5 giugno), ma anche questa serata si incollerà p tra
i miei ricordi musicali migliori:
http://athosenrile.blogspot.it/search/label/Beggar%27s%20Farm-Volpedo%20benefit%20concert-2010 Se potessi quindi
dare un piccolo consiglio a Franco, da mero esterno, inconsapevole degli
ingranaggi organizzativi relativi a questi concerti, direi che “il percorso
italiano” da maggior risultati (e forse riduce i costi), anche se io un Dave
Jackson lo presenterei in tutte le salse possibili.
Serata divisa in due
parti, con iBlack Edenin apertura, come lo scorso anno.
L’arrivo ritardato
non mi ha permesso di ascoltarli adeguatamente, ma ho il sentore del gradimento
del pubblico più”rockettaro”
L’atmosfera è
festaiola, da sagra, tra stand culinari e giochi per bimbi.
Il pubblico appare
eterogeneo, anagraficamente parlando, ma è prevalentemente formato da”maturi”…
ovviamente.
Devo dire che il
paese diOviglio,possiede un certo fascino
antico, amplificato dalla presenza del “reale Castello”, un tempo roccaforte
medioevale, acquistato successivamente dalla Regina Cristina di Savoia. Il
feeling del turista obbligato (dal concerto) , approcciando il paese,
predispone positivamente per una serata serena, fatto non trascurabile.
I miei meeting
musicali sono fatti anche di incontri con vecchie e nuove conoscenze, con cui
si allacciano rapporti personali e con cui si discute di passato e di progetti
futuri.
Nell’occasione ho
avuto l’opportunità di conoscereLucio Fabbri,che per me era già un
nome importante quando leggevo le note relative ad alcuni dischi diFinardi,e avevo più o meno vent’anni( e lui
poco di più).
Ricordandogli che lo
avevo visto pochi anni prima a Savona, con la PFM (primo concerto di mia
figlia, allora dodicenne) ho riflettuto sul fatto che dal 2006 ad oggi, il
Teatro Chiabrera ha accolto nell’ordine, una per anno, le seguenti formazioni:
PFM,
BANCO,ORME,OSANNA.
Ciò
che per me era il prog italiano della prima ondata è tornato sul luogo del
delitto a distanza di 35/40 anni.
Il prog continua a
“tirare”, e anche questi possono essere spunti di riflessione per mister
Taulino!
Il concerto si apre
col primo ospite,Aldo Ascolese.
So che non è al pieno
della forma, per un malessere del giorno precedente, ma nessuno nota
defaillance eDe Andrèsi materializza sul palco.
Look tra il pirata e
il vecchio uomo di mare genovese, Aldo presenta la sua timbrica innaturale (nel
senso della somiglianza con Fabrizio) e regala a un pubblico più “montano” le
storie del porto di Genova e dei vicoli di via Prè. Apparirà in due tempi
distinti, regalandoci brani come “Creuzade ma”
, “Un giudice”, “Il pescatore”, "Bocca di rosa" e “Volta la
carta”.In alcuni
frammenti, la sua voce e la sua chitarra si intrecceranno col violino di Fabbri
per far rinasce la magia del tourPFM/De Andrè.
Aldo non è solo
musicista, ma ha anche una grande passione per la fotografia, e l’immagine più
significativa, dalla mia posizione defilata, sul lato destro del palco, è
quella di una testa da bucaniere su cui si erge un violino ed il suo archetto,
mentre la nostra storia musicale ritorna con forza sul palco.
Il secondo ospite è
ormai il denominatore comune di tutte le invenzioni di Taulino.
Parlo
ovviamente di Bernardo Lanzetti, “The Voice”.
Incontro
un suo vecchio fan che mi da la sua chiave di lettura che condivido in pieno.
Le
cose che colpiscono di lui, dal punto di vista tecnico, sono le enormi capacità
vocali, la timbrica particolare, la sua voglia di sperimentare; ma ci sono
elementi che completano il personaggio e lo rendono unico.
Bernardo
è un trascinatore, e tra la gente è esattamente quello che vediamo on stage,
una persona semplice, che ama il contatto con uomini e donne, l’ ideale per la
realizzazione dell’interattività tra pubblico e artista.
Presenta
alcuni brani dellaPFM(Traveler, Harlequin, Chocolate King, Maestro della voce,
Dolcissima Maria), deiBeatles(Norwegian Wood,con
Fabbri) diDylan(Hurricane, ancora con Fabbri).
Nel
suo show personale troviamo un po’ di tecnologia applicata alla voce, quando
indossa ilglovox(captatore di frequenze derivanti
dalle vibrazioni delle corde vocali, poi trasformate in suoni ), ma le chicche
dialettiche continuano, e si mischiano al pubblico quando scende dal palco con
l’ asta del microfono e coinvolge tutti in un ritornello corale.
Il terzo ospite èLucio
Fabbri,il
“violino “ per antonomasia.
Attacca
conBourée. Non avevo mai sentito
una versione del genere e cerco di registrare il più possibile.
Questo
brano, ascoltato mille volte daIan Andersone da chi lo coverizza, mi porta a
riflessioni sull’unicità di certi strumenti all’interno della famiglia del
rock. Flauto traverso e violino sono rimasti strumenti di settore, non
introducibili in tutti gli svariati contesti che il mondo del prog ha proposto,
ma l’utilizzo che Lucio Fabbri fa del suo strumento rende tutto apparentemente
semplice, superando quel muro concettuale che relega il violino a puro
strumento classico.
Mi
piace, mi diverte e si diverte Lucio, e i suoi fraseggi mi riportano alle collaborazioni
con Finardi e conseguente mente alla mia giovinezza.
Una
chicca è “Hurricane”, dove
“il
violino e the voice” duettano alla grande, col pubblico attento e pronto
a sottolineare i passaggi con applausi e contenute grida di approvazione.
Nessuno dei miei
soliti compagni di viaggio mi ha seguito a Oviglio, e ha perso un grande
spettacolo.
Il
punto di vista di uno spettatore è spesso contrastante con quello di chi si
esibisce.
Mentre
il primo privilegia maggiormente il clima generale ed è felice se qualche
brivido è partito dalla nuca ed è arrivato sino in fondo, il secondo è più
critico, tecnicamente parlando, e memorizza i piccoli errori di cui è stato
protagonista.
Questa
sera di brividi ne ho sentiti parecchi, e non importa se spesso coincidono col
fatto che qualche vecchio ricordo è riaffiorato … anche questa è un’importante
funzione della musica.
L’ultimo
di questi “fremiti” arriva in concomitanza col bis, quando cioè tutti i
protagonisti della serata salgono sul placo per regalare l’ultima chicca, “Hey Jude”, con Lucio Fabbri
alla chitarra.
Ancora
un elogio alla Beggar’s Farm, diventata ormai la band che ho visto più volte
nella mia “carriera”. E con loro i magnifici giovani che Franco Taulino propone
a piccole dosi, spettacolo dopo spettacolo, preparando forse la formazione del
futuro.
Chiaraluce,
Garavelli, Ponti, Valle… bravi, puntuali,
con una dote rara, quella di mettere tutti nella situazione di dare il meglio,
senza cercare il protagonismo. Eppure loro sono protagonisti!
Come ho
già avuto modo di raccontare da questo spazio, pochi giorni fa ho partecipato
ad bel concerto ad Alba, il cui resoconto è fruibile all’indirizzo:
Fantastica
la sua disponibilità, e alla mia solita domanda relativa ad una possibile
intervista, risponde subito positivamente.
Immaginando
il suo “mondo” di impegni mi limito ad una decina di quesiti e… dopo 6 ore
ricevo la mail di ritorno.Davvero una sorpresa.
Personalmente
mi sento in colpa per essere rimasto fermo al Lanzetti della PFM.La sua
voce credo sia tra le migliori in assoluto e la sua voglia di sperimentare e
percorrere nuove strade dovrebbe essere un insegnamento per tanti.
Recupererò
il tempo perduto, occupandomi anche delle varie diramazioni, vedi Mangala Vallis presenti
nel filmato a seguire.
L'INTERVISTA
Giovedì
ad Alba ho provato una grande emozione. Ho visto tante collaborazioni da mero
palcoscenico, ma ciò che mi è arrivato in quella occasione è la voglia di
regalare musica di qualità, senza ricercare la visibilità a tutti i costi,
senza l’urgenza del mettersi in evidenza, forse più tipico dei
giovanissimi. Ammesso che tutto questo sia vero, quali sono le differenze
che esistono tra il "vostro" muovervi nel mondo musicale attuale
rispetto agli anni 70?
Alcune
cose che mi vengono in mente sono: la comprensione più profonda di aspetti
musicali in precedenza vissuti solo d'istinto, il consapevole rispetto per il
passato e per i colleghi, la gioia di essere su un palco per una performance
più vera.
Come ti
accennavo ad Alba, ti vidi con gli Acqua Fragile come “spalla” dei Gentle
Giant: c’era solo da imparare da loro, dai Van Der Graaf, dai Genesis, o già a
quei tempi sarebbe potuto avvenire un mutuo scambio di conoscenze musicali?
Occorre
spiegare che in Italia, fino alla fine degli anni '60, ai musicisti e in
particolare ai gruppi, alle band, era di fatto impedito dalle case
editrici/discografiche un accesso creativo alla composizione/registrazione per
cui solo da "Collage" delle Orme è stato possibile iniziare un processo artistico
moderno, partendo praticamente da zero. In quel frangente, la metodologia,
l'approccio alla composizione, all'arrangiamento, il come realizzare una
copertina, insomma tutto quanto veniva imparato da modelli anglosassoni di
riferimento. Persino l'organizzazione tecnica, societaria e fiscale era
da costruire ispirandosi a coloro che destavano la nostra
ammirazione. Ritengo uno scambio alla pari prima degli anni '70
praticamente irrealizzabile, mentre due sere fa è stato ad esempio
possibile per il sottoscritto, con i Mangala Vallis, fare un fantastico
concerto con il da te citato David Jackson e la sua formidabile
musicalità.
A tutte
le persone che hanno vissuto in diretta il prog mi viene da chiedere la
seguente cosa, elaborata nel corso dell’ultimo anno. Credo che la musica
progressiva, quella che più amo, sia di difficile parto, di complicata
esecuzione e ascolto non immediato. Ciò mi porta a dire che questa
tipologia di musica non poteva durare molto perché pare che si abbia bisogno di
easy listening e fast sings. Che giudizio dai di questa parte di “storia
musicale” e che spazi prevedi per il futuro?
Eccoti
alcuni dei miei pensieri...
La
Musica non è per tutti e soprattutto non per le masse.
La
Musica non è solo la musica registrata ma soprattutto quella eseguita dal vivo.
Se la
musica è "un arte dell'uomo per l'uomo", allora è bene che si ricordi
che l'uomo è un essere, un animale complesso, e di certo una musica con
peculiari difficoltà, formati non standard, interpretazioni intense,
registrazioni sperimentali e altro risulta essere l'arte che accompagna l'uomo
e meglio ne descrive la storia e il mondo psico-fisico. L'arte, e la musica in particolare, devono tornare ad essere una forma di ribellione intellettuale, che obblighi l'establishment a cambiare per evolversi.
Esempio:
Le radio e le televisioni devono arrivare a sentire l'esigenza di cambiamenti
profondi nelle forme e nei contenuti come ne andasse della loro stessa
sopravvivenza. Difficile prevedere un futuro se almeno il 50% della popolazione non rinuncia totalmente alla televisione (provocando il crollo degli introiti pubblicitari) in favore di realtà più umane e intense.
Rileggendo
la storia dei gruppi storici è facile trovare cambi di umore, discussioni,
modifiche alle formazioni. Senza entrare in nessun tipo di polemica, che
giudizio dai, in sede di bilancio, del tuo periodo passato con la PFM?
Il
mio primo periodo con quel gruppo ancora vibrava per il progetto teso a "cambiare il mondo con la musica". Sperimentare e mettersi continuamente alla prova era il modo di procedere.Storicamente,
a livello musicale, è possibile sia stata una forzatura per il nucleo
originario dover "avere un cantante", perché la loro bravura
strumentale, originale marchio di fabbrica, tuttora si accompagna a una superficialità
per gli episodi vocali, atteggiamento che a volte sembra rasentare il
disprezzo per le parole e il cantato.
Quando
penso all’Inghilterra di fine anni '60 mi vengono in mente miriadi di artisti
emersi contemporaneamente e arrivati tutti al successo, e magari ancora in auge
dopo 40 anni. Perché ciò non avviene più? Crisi di talenti, di idee, star
system soffocante? E’ solo un fatto di businnes?
Oggi
i media hanno disintegrato il pubblico e moltiplicato i finti artisti, "bruciando la candela" a entrambe le estremità.
Pochi
giorni fa ho ascoltato artisti autorevoli legittimare le canzoncine di Sanremo,
evidenziando che chi le propone ha quel tipo di richiesta e soddisfa una larga
parte di pubblico. Qual è la tua posizione rispetto alla musica di
disimpegno?
Questa
di dare al pubblico ciò che vuole è una grande BALLA. Per quanto è dato a
chiunque di sapere, il pubblico vuole soldi, sesso, potere e sostanze eccitanti, e allora perché i santoni dei media non pianificano di scaricargliene addosso
una valanga? Più semplice "nobilitare" la musica di di disimpegno, quella per occupare il mercato e tenere fuori gli artisti, contrabbandandola come vitale per la sopravvivenza dell'umanità.
L’altra
sera ad Alba ho visto un Lanzetti istrione e trascinatore. Qual è il tuo
rapporto con il pubblico in platea? Quanto è condizionante ai fini della
riuscita di un concerto il feeling che si instaura con chi hai davanti?
Il
rapporto con il pubblico è sempre molto articolato. Per non dilungarmi si può scherzosamente citare... sai quel Billy Shakespeare: "In ogni tragedia deve esserci un pò di commedia e viceversa...".
Ho
visto per la prima volta usare il Glovox. Da dove nasce la tua passione per la
sperimentazione e per la tecnologia?
Gli
anni '80 hanno segnato l'inizio dei cantanti-immagine e un primo declino dei
cantanti-voce. Nel deserto della discotecomania ho trovato conforto e
stimolo nella ricerca dell'elettronica applicata alla vocalità. Posso dire
di essere stato un pioniere nel campo, e tuttora alcuni dei miei studi e applicazioni rimangono singolari.
Ieri
sera il mio bambino di 12 anni canticchiava “Morning comes” che abbiamo ascoltato
il giorno prima in auto. A mio modo cerco di trasmettere ai miei figli quella
che giudico buona musica. Anche tu hai a cuore la diffusione della “tua”
musica verso i giovani? Cerchi di seminare campi ancora aridi?
Più
che altro ho a cuore un mio approccio alla musica, e in modo particolare al
canto. Nel mio repertorio, ancora eseguo brani imparati una cinquantina di
anni fa. Sento di non dovermi stancare perché ogni volta che canto tendo una
mano ai grandi maestri del passato e del presente, mentre l'altra mano si apre al
futuro, e il mio essere si rivolge al cosmo intero.
Puoi
raccontare qualcosa a proposito del tuo presente musicale e dei progetti futuri?
A
brevissimo, il 3 maggio, sarò negli Stati Uniti, al Rosfest di Filadelfia, con
il gruppo Mangala Vallis. Al ritorno riprenderemo a lavorare al nuovo album. L'estate spero mi vedrà in
giro con le varie formazioni in cui milito o che mi arruolano come ospite
speciale. Sto anche lavorando a nuove composizioni secondo un mio particolare
metodo che permette di iniziare il lavoro senza strumenti musicali o registratori
di sorta. Intendo anche sviluppare una forma di registrazione che prevede
un posizionamento di "brandelli di sound" su cui organizzare la
tessitura vera e propria della composizione. Spero di poter continuare ad allargare il campo della percezione della mia vocalità, nonché la confidenza nelle corde vocali e nel corpo tutto, per sviluppare la mia voce sorprendendo anche me stesso, come è già accaduto in questi ultimi anni.