sabato 16 luglio 2011

Cavalli Cocchi - Lanzetti - Roversi- l'album



In modo del tutto involontario ho seguito alcune tappe dell’evoluzione di questo album, “Cavalli Cocchi Lanzetti Roversi”. Non sono stato fisicamente presente, purtroppo, ma ho “annusato” i progressi ogni volta che, a partire da gennaio, ho avuto occasione di incontrare o comunicare con Bernardo Lanzetti.
Credo sia inutile evidenziare agli addetti ai lavori la storia di questo “supergruppo”, non come band, essendo nata da poco, ma come singoli elementi.
Per chi invece fosse ”appena nato”, musicalmente parlando, e volesse partire dalla musica di “impegno”, suggerisco una rapida ricerca in rete, per mettere a fuoco la picture che comprende, oltre al trio Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi, anche i numerosi e importanti ospiti dell’omonimo disco.
Era dunque gennaio quando, dopo una cena tra amici, Bernardo mi regalava informazioni in pillole, relative a questo nuovo progetto. Il suo “essere abbottonato” credo fosse più che altro un fatto scaramantico, ma il focolaio dell’entusiasmo era già acceso. Si trattava quindi di un nuovo lavoro e di nuovo gruppo, ma con l’impegno di un ospite differente, un chitarrista, per ogni brano. L’alone di mistero era soprattutto rivolto alla partecipazione più importante, quella di Steve Hackett, che in quei giorni non era ancora una certezza.
Tutto è andato per il meglio, è momento dopo momento l’eccitazione è cresciuta.
Non solo quella dei protagonisti di casa nostra, dal momento che la label che si è presa cura di loro è l’americana Cherry Red che, attraverso l’inglese Esoteric Recordings, ha pianificato una distribuzione a livello mondiale. E questo chiarisce l’euforia di musicisti che, pur non avendo bisogno di medaglie al valore, essendo questo fatto certo, vedono aperte strade nuove, ampie, diversificate, in un momento economico musicale in cui è difficile trovare qualcuno che investe sulla qualità. Ma forse qualcosa sta già cambiando.
Il comunicato stampa ufficiale da delucidazioni sul progetto globale:
Nove brani con nove chitarristi ospiti, tra cui spiccano, oltre a Hackett, Aldo Tagliapietra e Anthony Sydney.
Due i brani non inediti: “By This River” di Eno e “Morning Comes”, dei primi Acqua Fragile di Lanzetti. Ed è proprio Bernardo che, nell’intervista a seguire, spiega le motivazioni di questa scelta.
Difficilmente potrò risultare obiettivo nel commento, perché questo “CCLR” racchiude il mio concetto di musica, che è ovviamente opinabile. In questo contenitore le performance dei singoli musicisti a cui accennavo si miscelano, senza emergere particolarmente; eh sì… verrebbe da pensare, prima dell’ascolto, che nei brani si dia modo all’ospite di mettersi in mostra, fornendo valore aggiunto per effetto, magari, di un assolo particolarmente difficile o originale. Ciò che ho invece percepito è l’amalgama… l’essere al servizio della musica e non il contrario.
Tra le miriadi definizioni di musica progressiva io ne riconosco una sola e se dovessi oggi darne esempio, più che le parole, userei questo CCLR. Un album molto british, con atmosfere sognanti, tra Genesis e VDGG, largo impiego di mellotron e tempi dispari, e utilizzo di trame molto melodiose. Il tutto dominato da “LA VOCE”. Nel mondo esistono alcuni vocalist ( così come alcuni strumentisti) che da soli riescono a caratterizzare una tipologia musicale. Non sempre ci sono in gioco qualità tecniche o studio approfondito, ma esiste un particolare tono che, essendo un dono di Dio, spesso basta e avanza. Lanzetti invece possiede tutto, tecnica, potenza, estensione e tonalità particolare ed immediatamente riconoscibile. E in questo disco pare ci sia il sunto di tutto questo. Cavalli Cocchi e Cristiano Roversi confermano di essere musicisti di grandi qualità ( non li scopro certo io), ma quello che mi preme sottolineare è che non si tratta solo di un album di meravigliosi solisti, ma di una band che, almeno sulla carta, potrebbe dare ( al pubblico e a se stessa) enormi soddisfazioni.
Ho ascoltato tre volte di seguito e ogni volta ho avuto conferme e ho scoperto nuovi piacevoli, risvolti.
Ora mi aspetto di vedere la resa in fase live, ma conoscendo le professionalità in gioco non ho dubbi sul risultato finale.
Un album che non può mancare nella nostra collezione.


L’INTERVISTA

La prima volta che mi parlasti di questo progetto era gennaio, ma c’era attorno una’aria molto discreta. Ora che tutto è venuto a galla, mi racconti la genesi, come è nata l’idea e come si è sviluppata nel tempo?
Entusiasmato dal suo lavoro nei miei Blueslanz e Dylanz, alla fine dell’estate 2010, volevo convincere Cristiano Roversi a formare un Duo che non escludesse una direzione Prog. Il fatto era che Cris stava già parlando con Gigi Cavalli Cocchi per lavorare su un progetto simile. In questo caso, unendo le forze, 2+2 ha fatto 3!

L’album prevede la partecipazione di diversi chitarristi, differenti ad ogni brano. Cosa accadrà in fase di riproposizione live?
Per i concerti “live” abbiamo previsto un chitarrista unico. Curiosamente al debutto al Gong Festival a Parma con David Rhodes e la sua Band, lo scorso Aprile, i chitarristi furono addirittura due. Al designato Flaco Biondini, si affiancò il giovane Erik Montanari pure presente nell’album.

Tra i brani inediti sono inseriti “By This River” di Eno e “Morning Comes” dei tuoi Acqua Fragile. Cosa vi ha portato a questa scelta?
“By This River” è stato fortemente voluto da Gigi ed io l’ho accettato molto volentieri perché mi ha permesso di esprimermi vocalmente con il registro più baritonale o addirittura basso, cosa che ho sviluppato solo recentemente. “Morning Comes” invece è stata un’idea di Cristiano. Era motivata dal fatto che lui è nato quando io ho appunto scritto il brano ed il fatto che lui volesse lavorare ad una sua trascrizione specifica si rivelava per me addirittura commovente.

Come spieghi questo forte interessamento “straniero” per una musica che resta comunque di nicchia? Sta cambiando qualcosa attorno a noi, musicalmente parlando?
Dici giusto. Qualcosa intorno a noi, a tutti noi, sta cambiando e non solo musicalmente.

Il vostro è quello che si può chiamare un supergruppo e questo, in passato, ha spesso significato album “una tantum”. C’è la possibilità ( e la voglia) di creare qualcosa di stabile, di dare vita a una band con un progetto a medio termine?
Tutto può accadere ma noi di CCLR stiamo già progettando il prossimo Album.

Cosa ha rappresentato per voi la collaborazione con un mostro sacro come Steve Hackett?
La collaborazione con Steve Hackett è la magia che ha permesso al gruppo di prendere coscienza. Un’esperienza che ci ha entusiasmato e fortificato.

giovedì 30 giugno 2011

News da Bernardo...


Notizia appena arrivata da Bernardo Lanzetti

Ciao!
 With great pleasure and excitement we wish to inform you that, right today, sharp as an A note at 440 Hertz , the American label "Cherry Red", through its UK associate "Esoteric Recordings", has worldwide released the CD "Cavalli Cocchi - Lanzetti - Roversi" the outstanding debut album by CCLR.
Cheers,
Bernardo


Comunicato Stampa
IL DEBUT ALBUM DEL SUPERGRUPPO DEL PROGRESSIVE ROCK ITALIANO, CON BERNARDO LANZETTI (ex-P.F.M.) E STEVE HACKETT (GENESIS)!
Il SUPERGRUPPO è un progetto o band formata dalla collaborazione di musicisti celebri, che si ritrovano a suonare insieme in modo a volte totalmente spontaneo (oppure completamente studiato..). Nei migliori dei casi, i musicisti riescono a soddisfare le proprie esigenze artistiche fuori dal proprio gruppo d’origine e nello stesso tempo accontentare i propri fan. Ecco il debut album dei CCLR, trio che vede coinvolti BERNARDO LANZETTI, il bravissimo ex cantante della P.F.M. ed ex-ACQUA FRAGILE (i cui due album sono adesso pubblicati dalla ESOTERIC Recordings), il batterista GIGI CAVALLI-COCCHI dei Mangala Vallis ed il tastierista e suonatore di basso stick CRISTIANO ROVERSI dei Moongarden.
Al trio si è unita una serie incredibile di chitarristi ed ospiti illustri, tra i quali spiccano STEVE HACKETT dei GENESIS, ALDO TAGLIAPIETRA delle ORME, ANTHONY SYDNEY del PERIGEO, ed altri sei chitarristi della scena italiana rock, classica e jazz.
“CCLR” è un album melodico, molto basato su brani sognanti, sulla voce inconfondibile di Lanzetti e sui cori maestosi creati con il mellotron. Tra i brani troviamo una rilettura del classico “By This River” di Brian Eno e di “Morning Comes” degli stessi Acqua Fragile. Un gran bell’ album per i fan del Prog italiano !


TRACKLISTING : 1. New Life On Mars; 2. Jpg; 3. Morning Comes; 4. Words Got The Power; 5.Why Should I?; 6. By This River; 7. Great Love Does Burn Fast; 8. The Late Hour; 9. Blue Boy.



mercoledì 30 marzo 2011

Bernardo Lanzetti a Londra


Qualche news dal mondo “Lanzetti”. Qualcuno mi ha detto che….

"Dopo la recente collaborazione con il Trio CCLR (Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi, vedi comunicato stampa ufficiale: http://athosenrile.blogspot.com/search/label/Bernardo%20Lanzetti-Savona), Steve Hackett si è incontrato a Londra, a metà marzo, con Bernardo.

Nell'occasione, dopo una lezione di canto durata meno di trenta secondi, con grande sorpresa e soddisfazione, Steve ci ha autorizzati a riportare che il suo "singing" è istantaneamente migliorato."




"Da segnalare anche la visita del Lanzetti alla Galleria d'Arte Moderna "Halcyon" allestita all'interno dei leggendari Magazzini Harrods dove non poteva mancare una foto a fianco di un dipinto originale di Bob Dylan."

Chissà cosa ci riserverà il futuro...



domenica 23 gennaio 2011

Una serata con Bernardo Lanzetti


Ciò che mi appresto a scrivere è a mero appannaggio di quelle 13 persone + 2 (commensali e ritardatari) che hanno contribuito alla riuscita di una serata piacevole. A nessun altro interesserà, ma sono certo che a quei 13+2 farà piacere avere la “registrazione” di una attimo di vita piacevole.

Le settimane volano via con grande rapidità, e spesso ci stupiamo del fatto che sia già venerdì, mentre eravamo sicuri di essere a metà settimana. Presi dalla routine capita di avere lunghi periodi, seppur sereni, senza niente di significativo da ricordare. Ma per avere un’impennata di soddisfazione non si deve necessariamente scalare una montagna, e forse una cena improvvisata tra amici può sortire un grande effetto; se poi il gruppo è omogeneo negli interessi si realizza al 100% lo scopo della “riunione”, perché sarà un momento di perfetto scambio sociale.
Per una magica combinazione astrale, Bernardo Lanzetti mi avvisa, a inizio settimana, che transiterà da Savona diretto verso il ponente ligure. Me lo aveva promesso da tempo, ma non credevo potesse davvero accadere... troppi gli impegni. In poco tempo cerco di metter su una “serata di chiacchiera” con amici, gli stessi con cui cinque giorni prima dicevamo:”... dovremmo organizzare una reunion… da troppo tempo non lo facciamo”.
Tutto avremmo pensato, domenica scorsa, tranne che passare qualche ora con Lanzetti e consorte.
Ci conosciamo da un po’, io e Bernardo, e ne sono particolarmente felice perché le sue caratteristiche personali non sono comuni. Inutile soffermarsi sulle qualità canore di un cantante rock (riduttivo inserirlo in una categoria specifica) riconosciuto unanimemente come straordinario, ma ciò che colpisce tutti quelli che hanno modo di parlargli, anche solo una volta, è la sua semplicità, la sua voglia di entrare in sintonia con qualsiasi fan, il piacere del confronto e del racconto personale. Sarebbe bello scrivere un libro dei sui trascorsi, e non è detto che un giorno non si riesca a farlo.
Anche ieri sera è avvenuta l’alchimia e Bernardo ( e Amneris) è immediatamente entrato in sintonia con persone poco o per niente conosciute. I suoi aneddoti sulle tournèe negli USA o in Giappone calamitano facilmente l’attenzione dell’audience, formata da musicisti e musicofili, ma la cosa che alla fine emerge è che un semplicissimo momento di incontro, come ce ne capita uno a settimana, si è trasformato in qualcosa di speciale, da album dei ricordi, e probabilmente non solo per noi indigeni.
Stessa cosa a fine serata, quando nel mitico pub Van Der Graaf di Fabrizio Cruciani si uniscono i “+ 2” segnalati a inizio post. Una bevuta e un coro finale che sono sicuro anche Bernardo gradirà rivedere.
E’ passata la mezzanotte quando ripercorriamo i vicoli della città vecchia, costeggiamo la darsena e raggiungiamo l’auto al Priamar, un percorso obbligato che, nonostante il buio risulterà piacevole, e potrebbe riportare Bernardo a Savona, con o senza musica.
A proposito di progetti, ecco qualche novità che lo rigurada...

Il comunicato ufficiale.
Una nuova Band

Cavalli Cocchi, Lanzetti, Roversi, hanno attraversato la musica italiana degli ultimi quarant’anni lasciando la propria impronta in storie dai nomi illustri.
CSI, Ligabue, Clan Destino, Acqua Fragile, PFM, Mangala Vallis, Moongarden, Zamboni, insieme a collaborazioni con artisti come David JAckson e Judge Smith (Van Der Graaf Generator), Ivano Fossati, Clive Bunker (Jethro Tull), John Wetton (King Crimson) sono tappe di un viaggio che oggi li ha fatti incontrare in questo nuovo progetto, come l’energia di tre torrenti che converge in un unico grande fiume.
In questo album che porta i loro nomi, si assaporano i modi e i mondi di tre musicisti dalla forte personalità, che hanno dato vita ad una creatura che attraversa i generi trasversalmente, li rende liquidi, per poi rinominarli in un nuovo metallo prezioso.
Nove tracce raffinatissime dove la filosofia di un suono e di timbriche precise, sono l’elemento che contrassegna l’intero lavoro.
Nessuna chitarra elettrica, nessuna concessione all’elettronica, ed una scelta rigorosa che privilegia le atmosfere acustiche: l’inconfondibile ed ancor più sorprendente voce di Lanzetti, le tessiture ritmiche di Cavalli Cocchi, che ha ottenuto il suono della sua batteria utilizzando pelli, accordature e bacchette frutto di una precisa ricerca, il pianoforte più classico e le affascinanti sonorità del Mellotron (utilizzando uno strumento restaurato degli anni 70) e del Chapman Grand Stick dei quali Roversi è maestro.
Le nove tracce del loro album di debutto vedono la presenza di altrettanti chitarristi di fama nazionale e internazionale, che hanno utilizzato solo sei corde acustiche e classiche, una scelta questa, che sublima e completa il concept di questo disco.
L’uscita di “CCLR” è prevista per i primi mesi del 2011.

Considerazioni di Bernardo Lanzetti sul suo percorso musicale fino a CCLR.

E’ indubbio che la maniera per comporre, arrangiare e produrre un brano musicale nonché le modalità della sua registrazione su supporto fonografico rivelino la natura stessa del prodotto artistico in oggetto.
IL compositore a vergare il foglio di musica, l’artista al pianoforte, il cantautore alla chitarra, il gruppo riunito attorno al mixer con l’ingegnere del suono, il contemporaneo sempre di fronte allo schermo di un computer, sono figure diventate ormai familiari ma meno conosciuto è il vero rapporto tra questi metodi ed il risultato.
Se andiamo oltre il fatto che oggi si tratta solo di “canzoni e personaggi”, possiamo ancora avere la fortuna di rileggere il passato o farci sorprendere da una innovazione pur sottile ed inafferrabile nello stratificare di frullati e croste di suono quotidiano.
Per la mia esperienza e conoscenza, l’artista innovativo, colui che inventa i generi, o meglio ancora li attraversa, è certamente in grado di uscire dagli schemi e rientrarvi a piacere senza condizionamenti di sorta.
Esistono “Corsi di Composizione” e “Scuole per Cantautori”, metodi per il “Fai da Te” ed il famigerato “Copia/Incolla”. Ritengo sia importante conoscerli quanto trasgredire alle loro regole e precedenti.
Per tutta la prima metà degli anni ’70, riecheggiando la musica classica ed il jazz, ha risuonato la “potenza dello strumentale” ovvero la canzone diventava improvvisamente stretta se non risibile, l’accompagnamento gareggiava con il canto per la supremazia all’interno dell’opera sonora.
Ecco, le tecniche che usavo ai tempi dell’Acqua Fragile, quelle che senza malizia si imparavano, in modo istintivo, un po’arruffato, dai maestri d’oltremanica e d’oltreoceano, si rivelano strategiche anche con CCLR.
Nell’attesa dell’album accontentiamoci del coro da strada che, in una fredda sera di gennaio, ha attirato "larga fetta" della popolazione cittadina nella centralissima via Mistrangelo.


lunedì 29 novembre 2010

Novi Ligure-Concerto benefico



Novi Ligure, 26 novembre 2010


Concerto benefico a favore della Delegazione Novese L.I.L.T. (Lega Italiana per la lotta contro i Tumori).



A venti giorni dalla Prog Exhibition di Roma, ho ritrovato alcuni di quei protagonisti (Tagliapietra, Di Giacomo, Maltese, Calderoni, D. Jackson) sul palco del Teatro Giacometti.
Non solo loro, ovviamente, ma anche Clive Bunker, Bernardo Lanzetti e … i padroni di casa, la Beggar’s Farm.
L’elevato tasso “mitologico” (nel senso della grandezza e non della vetustà) che Franco Taulino, leader del gruppo, riesce a raccogliere ogni volta sul palco, fa spesso passare in secondo piano questa band alessandrina, che è qualcosa di più di una cover band o di un valido supporto per chi si esibisce di volta in volta, ma le qualità tecniche dei musicisti che la compongono fanno sì che si tenda a considerarla ormai un tutt'uno con il resto degli artisti più affermati.
La famiglia Beggar’s Farm è abbastanza dinamica e attorno alla base (Taulino, Garavelli,Valle, Ponti, Chiaraluce) questa volta si sono alternati sul palco Andrea Rogato, Massimo Faletti, Matteo Ferrario, Simone Taulino, Franco Castaldo e “Martina” Simona Caligiuri (il nome “Martina” è quello con cui Francesco Di Giacomo l’ha ribattezzata nel corso della serata).
Probabilmente nessuno dei presenti, sul palco o in platea, riesce bene a realizzare, sul momento, che cosa voglia dire una serata come questa, come quella di Oviglio, di Volpedo, di Acqui, di Alessandria, di Alba
Solo a distanza di tempo, solo dopo attenta riflessione, si comprende appieno che è diventata la normalità trovarsi davanti e conoscere personalmente chi è entrato nella storia della musica, italiana e internazionale.
Personalmente cerco sempre di creare stimoli e aspettative verso chi pensa di partecipare a questi eventi, perché so che non potrà rimanerne deluso e ricorderà per sempre una serata di musica: la condivisione è la mia maggior soddisfazione.
Alcuni amici, a fine concerto, mi hanno confessato di aver avuto momenti di …”sbandamento”, tanta è stata l’emozione: cosa si può chiedere di più a una performance live?
Tre ore e mezzo di musica, con una sorta di suddivisione tra i protagonisti, nel rispetto della produzione storica, con un finale da brivido, un “Non mi rompete , antico brano del BMS, proposto con tutti i musicisti on stage, visibilmente e comprensibilmente soddisfatti.
Prima parte di spettacolo con Aldo Tagliapietra che ripropone le sue ballate, la parte più soft della storia delle Orme, coadiuvato dall’istrionico David Jackson e Calderoni, oltre che dal gruppo di casa.
Le canzoni delle Orme sono nel cuore di tutti, e di quel gruppo il timbro vocale di Aldo è elemento imprescindibile; se poi si considera che l’inserimento di Jackson ha dato nuovo volto e differente dimensione a quei brani( e non poteva essere altrimenti, vista la grandezza di David, che non ha mai manie protagonistiche, ma tende a mettere a disposizione dei compagni di viaggio il proprio genio musicale)il risultato finale non poteva essere che un’ovvia conseguenza.
Mi auguro che le dimostrazioni di amore e gradimento portino Aldo Tagliapietra (e Toni Pagliuca) a continuare quel cammino, un tempo interrotto, e oggi nuovamente sul punto di decollare.
Per un cantante (e bassista ) che si allontana (momentaneamente), un altro ne arriva, con Jackson sempre attento e attivo testimone: Bernardo Lanzetti.
Nel corso della serata ci ha ricordato il nome del capostipite del branco vocalist-prog, Roger Chapman, da cui “nacque”, ad esempio, lo stile di Peter Gabriel. Credo che anche Bernardo faccia parta di quella sparuta categoria di eletti, che unisce estensione vocale a timbrica non comune e a sperimentazione, e il suo permanente “studiare” la dice lunga sulla sua grande professionalità.
Oltre al repertorio PFM (vorrei ricordare la grandezza del chitarrista Marcello Chiaraluce in “Out on the roundabout”) ho assistito all’esecuzione di due brani a cui sono molto legato, “Refugees” e “Killer”, “conditi dalla presenza di Jackson, esecutore originale dei due pezzi. Non sto citando canzoni di facile esecuzione, ma che al contrario richiedono concentrazione massima e … voce, tanta voce, e… coraggio, un po’ di coraggio, caratteristiche che di certo non mancano a Lanzetti.
Come al solito non ci sono state delusioni, ma solo conferme.
Cosa dire di Clive Bunker e della Beggar’s, uniti insieme?
Li avevo ascoltati da poco, in quel di Alba, con la rivisitazione del set dell’Isola di Wight, e ancora una volta lo zio Clivio, come viene chiamato dagli “intimi” italiani, ha fatto fermare il tempo, sbalordendo chi non lo aveva mai visto dal vivo o chi lo ricordava con i JethroTull.

Sul palco si è alternato a Calderoni (che ha eseguito Aqualung per la prima volta nella vita) e a Sergio Ponti, e la miscela dei componenti non ha in alcun modo inciso sul risultato, ma lo ha semmai incrementato con vero valore aggiunto.






L’ultima parte a tema era quella dedicata al Banco del Mutuo Soccorso.
Rodolfo Maltese si è ripreso dopo i problemi fisici dello scorso anno, e il suo essere presente, il suo suonare, non potrà che aiutarlo nella completa ripresa. Il pubblico ha gradito e ha a lungo applaudito.
La “terza grande voce” della serata è stata quella di Francesco Di Giacomo.
Non solo musica, ma considerazioni personali, spesso amare e tendenti a evidenziare una sorta di fallimento riservato a tutti quelli che come lui avevano pensato/sperato, che attraverso la musica il mondo poteva essere migliorato, se non cambiato.
A fine concerto un bambino di una decina di anni, partito da Genova col padre, con un CD del Banco in tasca, chiedeva timidamente una firma di ricordo e Francesco, con evidente soddisfazione, domandava al piccolo il nome, per una dedica personalizzata.

Cambiare il mondo era oggettivamente impresa titanica, Francesco, ma il tuo, il vostro, non è stato tempo perso!”.

Contrariamente all’esibizione di Roma, nessun problema per l’ugola e il set è stato ancora una volta emozionante.

Dopo un nuovo “riassunto” della varie band, si arriva all’atto finale, con quel “Non mi rompete” a cui accennavo inizialmente, che ha visto sul palco l’intero gruppo di amici… nostri amici.






Un pieno successo di pubblico, un vero gradimento, e un’altra impresa che viaggia sull’asse Taulino-Castaldo.
E’ vero, questi eventi, numerosi e di qualità, non sono il frutto del lavoro di uno o due persone, e senza impegno e volontà di gruppo ci si ferma alle prime difficoltà, ma senza la scintilla il fuoco non si accende, senza una guida sicura si perde la rotta.
Non possiamo che ringraziare, noi appassionati di musica, per vedere realizzate cose a cui mai avremmo pensato di assistere.
Organizzare un concerto di qualità è cosa difficilissima, e parlo per conoscenza diretta.
Realizzarli senza peso per le tasche del pubblico ( anche in questo nobile caso si trattava di un’offerta) è cosa ardua per chiunque.
Ciò che si riesce a creare in questa zona d’Italia, musicalmente parlando, ha coordinate precise e forse sarebbe bene che i vari organizzatori di eventi, quelli che non hanno in testa solo un tornaconto personale, andassero a scuola da Taulino e amici…

Noi “modesti” amanti della musica, di certa musica, in quel caso, saremmo sempre in prima fila, pronti ad applaudire e ad alimentare la voglia di stare sul placo, giovani e meno giovani, con un unico obiettivo … inutile rimarcare quale!

giovedì 1 luglio 2010

Concerto di Oviglio



Oviglio un anno dopo.
La maggior parte dei musicisti visti in quest’ultima occasione non sono cambiati.
Manca Rodolfo Maltese, ma è presente Lucio “violino”Fabbri. Avrebbe dovuto esserci anche G.L. Tagliavini, ma da queste parti non si è visto e così svanisce la possibilità di ascoltare i brani della PFM interpretati contemporaneamente da tre uomini della line up, vecchia e nuova.
A dire il vero i due rimasti, Lanzetti e Fabbri, si ritrovano sul palco, a stretto contatto, ma è per un tributo a Dylan e Beatles.
Qualche mistero al riguardo aleggia nell’aria … ma sono solo leggende metropolitane … o no?
Dunque un altro sforzo di Franco Taulino e della Beggar’s Farm.
Il doppio ruolo è ormai noto: Franco oltre a suonare è l’ideatore e coordinatore di tutti questi eventi e la Beggar’s è la miglior formazione possibile per qualsiasi musicista affermato e non, una sorta di maestri di alchimia che trasformano in realtà i sogni di pubblico e artisti.
Un grossa nota di merito va anche a Franco Castaldo, che in queste occasioni è bene depurare del ruolo di Prefetto di Alessandria e considerare solo come un “batterista”, amante della musica. Inutile nascondere il fatto che molti( io compreso) hanno storto il naso, ad esempio, vedendolo suonare tra Ian Paice e Clive Bunker, evidenziando un solco incolmabile tra LUI e LORO, ma, se si accantona il rigore che spesso ci accompagna nei giudizi relativi a cose che amiamo molto, e si considera che Castaldo è un grande amante della “nostra” musica, non possiamo che ringraziarlo per l’impegno che mette nel creare i presupposti per la realizzazione di grandi eventi, non dimentichiamo, gratuiti per il pubblico.
Mi ha confessato di essere rimasto un po’ dispiaciuto per un errore su “We used to know”, nel concerto di Volpedo, ma è un peccato veniale.
Ancora una mia considerazione di carattere generale.
In poco più di un anno, la Taulino’s Organisation ci ha fatto vedere artisti che per molti spettatori rappresentano i miti della vita.
Parliamo di membri old and new dei Jethro Tull, e molti italiani, anch’essi spesso“sogni irrealizzabili”.
Queste miscele, come spesso ho raccontato, hanno la prerogativa di presentare un palco amalgamato, e l’integrazione sembra cosa consolidata, anche se magari le prove sono limitatissime. Tutto funziona meglio, secondo me, con “gli italiani”.
Ovviamente avere disponibile un animale da palcoscenico come Bernardo Lanzetti facilita la coesione e favorisce l’interattività col pubblico, per me elemento fondamentale, ma la freddezza, almeno apparente, di certi nomi d’oltremanica, non determina lo stesso risultato visto ad Oviglio.
Volpedo resterà per sempre nel cuore e nella testa dei presenti ( lo stesso Bernardo mi ha raccontato dei brividi provati il 5 giugno), ma anche questa serata si incollerà p tra i miei ricordi musicali migliori:

http://athosenrile.blogspot.it/search/label/Beggar%27s%20Farm-Volpedo%20benefit%20concert-2010

Se potessi quindi dare un piccolo consiglio a Franco, da mero esterno, inconsapevole degli ingranaggi organizzativi relativi a questi concerti, direi che “il percorso italiano” da maggior risultati (e forse riduce i costi), anche se io un Dave Jackson lo presenterei in tutte le salse possibili.
Serata divisa in due parti, con i Black Eden in apertura, come lo scorso anno.
L’arrivo ritardato non mi ha permesso di ascoltarli adeguatamente, ma ho il sentore del gradimento del pubblico più”rockettaro”
L’atmosfera è festaiola, da sagra, tra stand culinari e giochi per bimbi.
Il pubblico appare eterogeneo, anagraficamente parlando, ma è prevalentemente formato da”maturi”… ovviamente.
Devo dire che il paese di Oviglio, possiede un certo fascino antico, amplificato dalla presenza del “reale Castello”, un tempo roccaforte medioevale, acquistato successivamente dalla Regina Cristina di Savoia. Il feeling del turista obbligato (dal concerto) , approcciando il paese, predispone positivamente per una serata serena, fatto non trascurabile.
I miei meeting musicali sono fatti anche di incontri con vecchie e nuove conoscenze, con cui si allacciano rapporti personali e con cui si discute di passato e di progetti futuri.
Nell’occasione ho avuto l’opportunità di conoscere Lucio Fabbri, che per me era già un nome importante quando leggevo le note relative ad alcuni dischi di Finardi, e avevo più o meno vent’anni( e lui poco di più).
Ricordandogli che lo avevo visto pochi anni prima a Savona, con la PFM (primo concerto di mia figlia, allora dodicenne) ho riflettuto sul fatto che dal 2006 ad oggi, il Teatro Chiabrera ha accolto nell’ordine, una per anno, le seguenti formazioni:

PFM, BANCO,ORME,OSANNA.

Ciò che per me era il prog italiano della prima ondata è tornato sul luogo del delitto a distanza di 35/40 anni.
Il prog continua a “tirare”, e anche questi possono essere spunti di riflessione per mister Taulino!
Il concerto si apre col primo ospite, Aldo Ascolese.
So che non è al pieno della forma, per un malessere del giorno precedente, ma nessuno nota defaillance e De Andrè si materializza sul palco.
Look tra il pirata e il vecchio uomo di mare genovese, Aldo presenta la sua timbrica innaturale (nel senso della somiglianza con Fabrizio) e regala a un pubblico più “montano” le storie del porto di Genova e dei vicoli di via Prè. Apparirà in due tempi distinti, regalandoci brani come “Creuza de ma” , “Un giudice”, “Il pescatore”, "Bocca di rosa" e “ Volta la carta”. In alcuni frammenti, la sua voce e la sua chitarra si intrecceranno col violino di Fabbri per far rinasce la magia del tour PFM/De Andrè.
Aldo non è solo musicista, ma ha anche una grande passione per la fotografia, e l’immagine più significativa, dalla mia posizione defilata, sul lato destro del palco, è quella di una testa da bucaniere su cui si erge un violino ed il suo archetto, mentre la nostra storia musicale ritorna con forza sul palco.



Il secondo ospite è ormai il denominatore comune di tutte le invenzioni di Taulino.
Parlo ovviamente di Bernardo Lanzetti, “The Voice” .
Incontro un suo vecchio fan che mi da la sua chiave di lettura che condivido in pieno.
Le cose che colpiscono di lui, dal punto di vista tecnico, sono le enormi capacità vocali, la timbrica particolare, la sua voglia di sperimentare; ma ci sono elementi che completano il personaggio e lo rendono unico.
Bernardo è un trascinatore, e tra la gente è esattamente quello che vediamo on stage, una persona semplice, che ama il contatto con uomini e donne, l’ ideale per la realizzazione dell’interattività tra pubblico e artista.
Presenta alcuni brani della PFM (Traveler, Harlequin, Chocolate King, Maestro della voce, Dolcissima Maria), dei Beatles (Norwegian Wood, con Fabbri) di Dylan (Hurricane, ancora con Fabbri).
Nel suo show personale troviamo un po’ di tecnologia applicata alla voce, quando indossa il glovox (captatore di frequenze derivanti dalle vibrazioni delle corde vocali, poi trasformate in suoni ), ma le chicche dialettiche continuano, e si mischiano al pubblico quando scende dal palco con l’ asta del microfono e coinvolge tutti in un ritornello corale.



Il terzo ospite è Lucio Fabbri, il “violino “ per antonomasia.
Attacca con Bourée. Non avevo mai sentito una versione del genere e cerco di registrare il più possibile.
Questo brano, ascoltato mille volte da Ian Anderson e da chi lo coverizza, mi porta a riflessioni sull’unicità di certi strumenti all’interno della famiglia del rock. Flauto traverso e violino sono rimasti strumenti di settore, non introducibili in tutti gli svariati contesti che il mondo del prog ha proposto, ma l’utilizzo che Lucio Fabbri fa del suo strumento rende tutto apparentemente semplice, superando quel muro concettuale che relega il violino a puro strumento classico.
Mi piace, mi diverte e si diverte Lucio, e i suoi fraseggi mi riportano alle collaborazioni con Finardi e conseguente mente alla mia giovinezza.
Una chicca è “Hurricane”, dove “il violino e the voice” duettano alla grande, col pubblico attento e pronto a sottolineare i passaggi con applausi e contenute grida di approvazione.



Nessuno dei miei soliti compagni di viaggio mi ha seguito a Oviglio, e ha perso un grande spettacolo.
Il punto di vista di uno spettatore è spesso contrastante con quello di chi si esibisce.
Mentre il primo privilegia maggiormente il clima generale ed è felice se qualche brivido è partito dalla nuca ed è arrivato sino in fondo, il secondo è più critico, tecnicamente parlando, e memorizza i piccoli errori di cui è stato protagonista.
Questa sera di brividi ne ho sentiti parecchi, e non importa se spesso coincidono col fatto che qualche vecchio ricordo è riaffiorato … anche questa è un’importante funzione della musica.
L’ultimo di questi “fremiti” arriva in concomitanza col bis, quando cioè tutti i protagonisti della serata salgono sul placo per regalare l’ultima chicca, “Hey Jude”, con Lucio Fabbri alla chitarra.
Ancora un elogio alla Beggar’s Farm, diventata ormai la band che ho visto più volte nella mia “carriera”. E con loro i magnifici giovani che Franco Taulino propone a piccole dosi, spettacolo dopo spettacolo, preparando forse la formazione del futuro.
Chiaraluce, Garavelli, Ponti, Valle … bravi, puntuali, con una dote rara, quella di mettere tutti nella situazione di dare il meglio, senza cercare il protagonismo. Eppure loro sono protagonisti!

mercoledì 6 maggio 2009

Intervista a Bernardo Lanzetti, di Athos Enrile



Come ho già avuto modo di raccontare da questo spazio, pochi giorni fa ho partecipato ad bel concerto ad Alba, il cui resoconto è fruibile all’indirizzo:


Nell’occasione ho conosciuto Bernardo Lanzetti.
Per chi volesse approfondire la biografia di questa incredibile” voce”, rimando al link:


Fantastica la sua disponibilità, e alla mia solita domanda relativa ad una possibile intervista, risponde subito positivamente.
Immaginando il suo “mondo” di impegni mi limito ad una decina di quesiti e… dopo 6 ore ricevo la mail di ritorno. Davvero una sorpresa.
Personalmente mi sento in colpa per essere rimasto fermo al Lanzetti della PFM. La sua voce credo sia tra le migliori in assoluto e la sua voglia di sperimentare e percorrere nuove strade dovrebbe essere un insegnamento per tanti.
Recupererò il tempo perduto, occupandomi anche delle varie diramazioni, vedi Mangala Vallis presenti nel filmato a seguire.


L'INTERVISTA

Giovedì ad Alba ho provato una grande emozione. Ho visto tante collaborazioni da mero palcoscenico, ma ciò che mi è arrivato in quella occasione è la voglia di regalare musica di qualità, senza ricercare la visibilità a tutti i costi, senza l’urgenza del mettersi in evidenza, forse più tipico dei giovanissimi. Ammesso che tutto questo sia vero, quali sono le differenze che esistono tra il "vostro" muovervi nel mondo musicale attuale rispetto agli anni 70?

Alcune cose che mi vengono in mente sono: la comprensione più profonda di aspetti musicali in precedenza vissuti solo d'istinto, il consapevole rispetto per il passato e per i colleghi, la gioia di essere su un palco per una performance più vera.

Come ti accennavo ad Alba, ti vidi con gli Acqua Fragile come “spalla” dei Gentle Giant: c’era solo da imparare da loro, dai Van Der Graaf, dai Genesis, o già a quei tempi sarebbe potuto avvenire un mutuo scambio di conoscenze musicali?

Occorre spiegare che in Italia, fino alla fine degli anni '60, ai musicisti e in particolare ai gruppi, alle band, era di fatto impedito dalle case editrici/discografiche un accesso creativo alla composizione/registrazione per cui solo da "Collage" delle Orme è stato possibile iniziare un processo artistico moderno, partendo praticamente da zero. In quel frangente, la metodologia, l'approccio alla composizione, all'arrangiamento, il come realizzare una copertina, insomma tutto quanto veniva imparato da modelli anglosassoni di riferimento. Persino l'organizzazione tecnica, societaria e fiscale era da costruire ispirandosi a coloro che destavano la nostra ammirazione. Ritengo uno scambio alla pari prima degli anni '70 praticamente irrealizzabile, mentre due sere fa è stato ad esempio possibile per il sottoscritto, con i Mangala Vallis, fare un fantastico concerto con il da te citato David Jackson e la sua formidabile musicalità. 



A tutte le persone che hanno vissuto in diretta il prog mi viene da chiedere la seguente cosa, elaborata nel corso dell’ultimo anno. Credo che la musica progressiva, quella che più amo, sia di difficile parto, di complicata esecuzione e ascolto non immediato. Ciò mi porta a dire che questa tipologia di musica non poteva durare molto perché pare che si abbia bisogno di easy listening e fast sings. Che giudizio dai di questa parte di “storia musicale” e che spazi prevedi per il futuro?

Eccoti alcuni dei miei pensieri...
La Musica non è per tutti e soprattutto non per le masse.
La Musica non è solo la musica registrata ma soprattutto quella eseguita dal vivo.
Se la musica è "un arte dell'uomo per l'uomo", allora è bene che si ricordi che l'uomo è un essere, un animale complesso, e di certo una musica con peculiari difficoltà, formati non standard, interpretazioni intense, registrazioni sperimentali e altro risulta essere l'arte che accompagna l'uomo e meglio ne descrive la storia e il mondo psico-fisico. L'arte, e la musica in particolare, devono tornare ad essere una forma di ribellione intellettuale, che obblighi l'establishment a cambiare per evolversi.
Esempio: Le radio e le televisioni devono arrivare a sentire l'esigenza di cambiamenti profondi nelle forme e nei contenuti come ne andasse della loro stessa sopravvivenza. Difficile prevedere un futuro se almeno il 50% della popolazione non rinuncia totalmente alla televisione (provocando il crollo degli introiti pubblicitari) in favore di realtà più umane e intense.

Rileggendo la storia dei gruppi storici è facile trovare cambi di umore, discussioni, modifiche alle formazioni. Senza entrare in nessun tipo di polemica, che giudizio dai, in sede di bilancio, del tuo periodo passato con la PFM?

Il mio primo periodo con quel gruppo ancora vibrava per il progetto teso a "cambiare il mondo con la musica". Sperimentare e mettersi continuamente alla prova era il modo di procedere. Storicamente, a livello musicale, è possibile sia stata una forzatura per il nucleo originario dover "avere un cantante", perché la loro bravura strumentale, originale marchio di fabbrica, tuttora si accompagna a una superficialità per gli episodi vocali, atteggiamento che a volte sembra rasentare il disprezzo per le parole e il cantato.

Quando penso all’Inghilterra di fine anni '60 mi vengono in mente miriadi di artisti emersi contemporaneamente e arrivati tutti al successo, e magari ancora in auge dopo 40 anni. Perché ciò non avviene più? Crisi di talenti, di idee, star system soffocante? E’ solo un fatto di businnes?

Oggi i media hanno disintegrato il pubblico e moltiplicato i finti artisti, "bruciando la candela" a entrambe le estremità.

Pochi giorni fa ho ascoltato artisti autorevoli legittimare le canzoncine di Sanremo, evidenziando che chi le propone ha quel tipo di richiesta e soddisfa una larga parte di pubblico. Qual è la tua posizione rispetto alla musica di disimpegno?

Questa di dare al pubblico ciò che vuole è una grande BALLA. Per quanto è dato a chiunque di sapere, il pubblico vuole soldi, sesso, potere e sostanze eccitanti, e allora perché i santoni dei media non pianificano di scaricargliene addosso una valanga? Più semplice "nobilitare" la musica di di disimpegno, quella per occupare il mercato e tenere fuori gli artisti, contrabbandandola come vitale per la sopravvivenza dell'umanità.

L’altra sera ad Alba ho visto un Lanzetti istrione e trascinatore. Qual è il tuo rapporto con il pubblico in platea? Quanto è condizionante ai fini della riuscita di un concerto il feeling che si instaura con chi hai davanti?

Il rapporto con il pubblico è sempre molto articolato. Per non dilungarmi si può scherzosamente citare... sai quel Billy Shakespeare: "In ogni tragedia deve esserci un pò di commedia e viceversa...".

Ho visto per la prima volta usare il Glovox. Da dove nasce la tua passione per la sperimentazione e per la tecnologia?


Gli anni '80 hanno segnato l'inizio dei cantanti-immagine e un primo declino dei cantanti-voce. Nel deserto della discotecomania ho trovato conforto e stimolo nella ricerca dell'elettronica applicata alla vocalità. Posso dire di essere stato un pioniere nel campo, e tuttora alcuni dei miei studi e applicazioni rimangono singolari.


Ieri sera il mio bambino di 12 anni canticchiava “Morning comes” che abbiamo ascoltato il giorno prima in auto. A mio modo cerco di trasmettere ai miei figli quella che giudico buona musica. Anche tu hai a cuore la diffusione della “tua” musica verso i giovani? Cerchi di seminare campi ancora aridi?

Più che altro ho a cuore un mio approccio alla musica, e in modo particolare al canto. Nel mio repertorio, ancora eseguo brani imparati una cinquantina di anni fa. Sento di non dovermi stancare perché ogni volta che canto tendo una mano ai grandi maestri del passato e del presente, mentre l'altra mano si apre al futuro, e il mio essere si rivolge al cosmo intero.

Puoi raccontare qualcosa a proposito del tuo presente musicale e dei progetti futuri?

A brevissimo, il 3 maggio, sarò negli Stati Uniti, al Rosfest di Filadelfia, con il gruppo Mangala Vallis. Al ritorno riprenderemo a lavorare al nuovo album. L'estate spero mi vedrà in giro con le varie formazioni in cui milito o che mi arruolano come ospite speciale. Sto anche lavorando a nuove composizioni secondo un mio particolare metodo che permette di iniziare il lavoro senza strumenti musicali o registratori di sorta. Intendo anche sviluppare una forma di registrazione che prevede un posizionamento di "brandelli di sound" su cui organizzare la tessitura vera e propria della composizione. Spero di poter continuare ad allargare il campo della percezione della mia vocalità, nonché la confidenza nelle corde vocali e nel corpo tutto, per sviluppare la mia voce sorprendendo anche me stesso, come è già accaduto in questi ultimi anni.