martedì 16 marzo 2021

Bernardo Lanzetti partecipa ad una nuova puntatata di "JAM TV Music Room" dedicata ai Jethro Tull


Venerdì 19 marzo - ore 19 - nuovo appuntamento con

"JAM TV Music Room", diretta Facebook, YouTube e Linkedin


"JETHRO TULL, il mito: 50 anni di AQUALUNG" 


Ne parleremo con MAURO PAGANI, CARLO MASSARINI, BERNARDO LANZETTI, MICHELE MANZOTTI

Conduce: Ezio Guaitamacchi


TANTO PER RICORDARE...




giovedì 4 marzo 2021

Bernardo Lanzetti: work in progress

Dopo le registrazioni e i vari mix realizzati tra Los Angeles, Marbella, Woodstock, Piacenza, Londra e Milano, da Marina di Ragusa, Bernardo Lanzetti sta rifinendo l'artwork per la copertina del suo nuovo album solo di prossima pubblicazione....


 

venerdì 12 febbraio 2021

Due interessanti articoli del passato su Bernardo Lanzetti, scaricabili gratuitamente

Nel 1981 Bernardo Lanzetti realizzava un’intervista molto interessante per CIAO 2001 con un titolo dell’articolo significativo:

Bernardo Lanzetti-Rock ‘n’ Roll prossimo venturo

Il pdf è scaricabile al seguente link:

https://it.scribd.com/document/494280629/LanzettiintervistaCIAO200118gennaio81



Altro pdf per leggere il commento di Carlo Massarini a “Jet Leg”:

https://it.scribd.com/document/494280644/p-Fm-Jetlag-Pops-Ter-81977




domenica 7 febbraio 2021

Bernardo Lanzetti commenta un articolo apparso su Rockol dedicato a Mauro Pagani

Precisa  Bernardo Lanzetti:

“Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere l’intervista che Mauro Pagani ha rilasciato a Paolo Panzeri per Rockol. Mi soffermo su due passaggi inesatti citati dall'autore dell'articolo...

1)Nel 1975 entrerà in formazione il cantante Bernardo Lanzetti. Con lui in gruppo verrà inciso l'album "Chocolate Kings", Mauro Pagani scriverà da sé o in collaborazione con altri tutti i testi dei cinque brani del disco, il loro primo scritto direttamente in inglese.

2)Dopo un altro tour, che tocca anche il Giappone, al ritorno in patria Pagani pone fine alla sua esperienza con il gruppo. In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera ha così spiegato la fine del suo rapporto con la PFM: “Abbiamo vissuto il rock ad altissima intensità, cinque tournée inglesi, tre in Usa, con 300 concerti. Poi tutto si è un po’ fermato. E io ho scoperto il mio grande amore per la musica del mondo, la world music”.


Premesso che ho incontrato Mauro quando ancora suonava con il gruppo bresciano dei Dalton e non solo devo a lui e a Franco Mussida gli incoraggiamenti forniti successivamente per formare l’Acqua Fragile ma anche l’ospitalità in casa sua a Milano al momento del mio ingresso nella PFM, devo intervenire per correggere e precisare il primo punto, quello relativo all'album menzionato, "Chocolate Kings".

La cosa è inesatta e un po’ fuorviante. Non esistono questi “altri”.

Una sola persona collaborò con lui, esattamente la cantautrice statunitense Marva Jan Marrow, ma, attenzione, solo per quattro brani.

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Intervista esclusiva all'autrice:

https://bernardolanzetti.blogspot.com/2015/05/i-40-anni-di-chocolate-kings-intervista.html

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Il quinto brano, “Out Of The Roundabout”, si deve esclusivamente al sottoscritto, Bernardo Lanzetti, anche se riuscirò a mettere la mia firma al pezzo solo 25 anni dopo!

Non è la prima volta che, magari per semplificazioni dei giornalisti, questo mio lavoro viene ignorato o travisato.

Per quanto riguarda l’uscita dalla PFM, secondo punto, ricordo che Mauro uscì dal gruppo comunicando a tutti - pure io ero presente - la sua intenzione di fare “lavoro politico” e infatti è certificata, ad esempio, la sua attività al centro socioculturale di Santa Marta, a Milano, a partire proprio dal 1976.

D’altra parte “il grande amore per la musica del mondo, la world music” non poteva iniziare allora in quanto, storicamente, questo movimento è collocato all’inizio degli anni ’80.


ARTICOLO ORIGINALE ROCKOL




martedì 12 gennaio 2021

Prosegue il dibattito virtuale tra Lanzetti e Mussida

Tutto è iniziato da qui: 

https://bernardolanzetti.blogspot.com/2021/01/la-risposta-di-franco-mussida-bernardo.html

E ora la nuova replica…


Caro Franco,

Bello questo poter dialogare e toccare in rete un argomento così vitale.

Il tuo commento alla mia domanda - “E’ nata prima la poesia orale o l’organizzazione di suoni e di silenzi che oggi chiamiamo musica?” - partendo con l’accenno alla “violenza”, a mio avviso, si è un po’ deviato dall’ argomento principale, da te sapientemente esaminato e teorizzato, che in precedenza mi aveva sollecitato.

Se mi è concesso, proverò a semplificare il tutto.

La musica è universale e non ha bisogno delle parole e quindi della voce umana per raggiungere il suo nobile scopo di nutrire anima e corpo. Preso in carico il tuono, il rumore della pioggia e del mare, l’urlo del vento e dell’animale ferito, non può essere vero che sia stata la voce umana, il primo strumento musicale, prima ancora del tamburo? Non è forse vero che il tono, il ritmo, l’estensione, le sospensioni, il controllo del volume, il glissato, il vibrato, il tremolo, i fraseggi e tanto altro sono propri della voce umana, del suo “parolare”, e in seguito la musica ha costruito la sua architettura con questi stessi elementi?

Pur logico e appassionato, trovo un po’ crudele il tuo eliminare la voce e le parole dalla piattaforma musicale, anche comprendendo che l’ascoltatore medio è più influenzato dalle parole che dalla musica perdendo grandi occasioni di venire investito, accarezzato e permeato da vibrazioni sublimi.

Io non ho certezze come le tue ma credo che la “Poesia Orale”, quella per cui Bob Dylan ha preso il Nobel, sia rintracciabile in tutta la musica perché nessuna composizione può sfuggire a una forma di narrazione, sia essa minimale o epica, con preludio, intro, svolgimento, ripresa e finale, articolazioni e geometrie così già presenti in Omero.

Recentemente ho sentito alla radio Gegé Telesforo, vocalist ed esperto di musica, porre all’audiologo/foniatra e cantante Diego Cossu la seguente domanda: “Perché i musicisti odiano i cantanti?

Non sono riuscito a sentire la risposta perché, dentro di me, sghignazzavo scompostamente per la simpatica crudezza del quesito.

Tuo ammiratore già dal concerto di Bologna prima dei Deep Purple e sorpreso e conquistato dal tuo percorso musicale e artistico degli ultimi anni, ringraziando per lo spazio che mi hai concesso all’interno delle tue esposizioni, confesso che di essere stato turbato dal tuo citare, non così positivamente, i distanti Joan Baez e Bob Dylan quando Mogol e De André erano già in casa.

Cari saluti,

Bernardo

 

lunedì 11 gennaio 2021

La risposta di Franco Mussida a Bernardo Lanzetti

Ieri Bernardo Lanzetti ha posto una questione “delicata” a Franco Mussida, che si può leggere al seguente link:

https://bernardolanzetti.blogspot.com/2021/01/bernardo-lanzetti-pone-una-domanda.html

  

Ecco la risposta di Mussida.

 

Caro Bernardo,

una premessa. L’articolo non intende prendere posizioni politiche, sottolinea un fatto umanistico. L’esempio del presidente Usa è talmente eclatante che lo si è preso a modello per la sua straordinarietà. In tanti paesi la violenza è un fatto giornaliero, in alcuni la repressione è prevista per legge. Si parlava dell’impulso a distruggere che esiste in ognuno di noi, e nella riflessione ne spiego le ragioni. Vale per tutti i popoli della terra, gli uomini appartengono ad una sola razza: quella umana appunto. Quindi, la violenza distruttiva sta in tutti quanti, compresi cinesi, russi, noi italiani o americani. Occorre quindi insegnare alla gente a costruire, poiché distruggere non ha bisogno di maestri, ci viene naturale. Nel ragionamento ho inserito la Musica poiché in origine non fu pensata per incitare alla violenza, ma per educarci a costruire, ad aprire spiragli di dialogo con gli Dei, il cielo, il creato. Successivamente è stata organizzata in suoni, per dare voce alle nostre intenzioni emotive, prenderne coscienza. Ricordo che in India e nella Grecia antica la si impiegava per educare il sentire del popolo. Ma tu mi chiedi se è nata prima la poesia della parola o la Musica. Le forme, qualsiasi forma, in ogni caso arrivano sempre un attimo dopo la necessita di manifestare un’intenzione, prima di tutto emotiva. Dolore e gioia li manifestiamo istintivamente attraverso un urlo o una risata. Al buio di notte picchiare uno stinco contro uno sgabello fa molto male. Il suono onomatopeico istintivo è più o meno una vocale Ahhhhhhhhh… soprattutto. Non c’è un urlo inglese giapponese o tedesco, nè un ridere francese o messicano. Queste manifestazioni sonore sono elementi primari. Solo molto più avanti, i nostri antenati si sono chiesti: “che nome diamo a questo sentimento che ci prende quando sentiamo male o proviamo gioia?” Allora qui sì che si sono scatenate le diversità, si è generata quella babele che nel mondo del suono, quello delle pure intenzioni emotive non c’è. Noi italiani quelle intenzioni emotive le chiamiamo: “dolore, gioia”. Gli anglosassoni “Pain” o “Joy”. Se fate un giro sul traduttore di Google c’è da sbizzarrirsi con le parole più diverse. Concludo ricordando, anche a me stesso, che le parole cominciano a prendere le loro forme fino a diventare poesia, solo dopo, quando in noi si sviluppa, si fa largo quello speciale “caglio spirituale" umano che chiamiamo intelletto, che da quel mare immenso di intenzioni emotive solidifica porzioni di suono alle quali associa, appiccica una immagine e la nomina. Ed ecco le parole.

Franco

Si aspettano commenti...



 

domenica 10 gennaio 2021

Bernardo Lanzetti pone una domanda a Franco Mussida

Buongiorno Franco!

In qualche modo, credo proprio dovrò commentare quanto hai pubblicato ieri su fb e che mi vede, in larga parte, ammirato consenziente.

La possibilità di venire frainteso e la criticità della mia posizione e pensiero mi consigliano, tuttavia, un'attenta formulazione.

Nel frattempo, inizio porgendo questa semplice domanda al Maestro.

"È nata prima la poesia orale o l'organizzazione dei suoni e dei silenzi che viene chiamata musica?"