Nel 1972 vengono notati da Franco Mamone, che li volle come
"gruppo spalla" nel lungo tour con la Premiata Forneria Marconi.
Aprirono anche per molti artisti stranieri… Soft Machine, Alexis Korner,
Tempest, Curved Air, Uriah Heep, Audience e Gentle Giant. Con gli Acqua Fragile
incide i primi due dischi, prima dello scioglimento avvenuto nel 1975. Franz
Dondi, insieme al batterista Pier Emilio, entra nei Rocky's Filj, con cui
girerà il mondo accompagnando molti artisti di musica "leggera", come
Bobby Solo E Iva Zanicchi.
Sabato 12 luglio scorso, arrivato nella piazza di Tuoro, sul
Trasimeno, per sentire l'amico Simone cantare e suonare, ecco che mi viene
incontro l'inglese Joseph che mi confida di possedere i primi due album dell'Acqua
Fragile! Grande emozione!
Tristemente riporto che Luca Giuliani, valente pianista e compagno di avventure musicali fin dal 2014, in occasione di un mistico evento rock ad Assisi, è venuto improvvisamente a mancare la scorsa settimana.
Domenica prossima, 29 giugno avremmo dovuto suonare e cantare ancora insieme.
Sabato 7 giugno a Pecetto di Valenza, nuovo episodio targato Beggar’s Farm, in quella zona di conforto per
la band che è l’Alessandrino.
Un momento speciale targato LILT (Lega Italiana Per La
Lotta Contro I Tumori), e quindi utilizzato, anche, per raccogliere fondi nel
corso di un concerto totalmente gratuito.
È stata anche l’occasione per ricordare Vittorio De Scalzi,
che proprio a Pecetto, il 2 luglio del 2022, tenne il suo penultimo concerto,
22 giorni prima di lasciarci.
Ma la band capitanata da Franco Taulino non si è
esibita da sola in questa occasione e, come spesso accade – non solo in questo
contesto – il frontman, l'ospite, il nome illustre è risultato Bernardo
Lanzetti: inutile ricordare il suo curriculum!"
Luogo deputato alla manifestazione un magnifico centro
sportivo, un verde totale che ha contribuito a creare la giusta atmosfera in
una serata di inizio estate, con un clima particolarmente clemente.
E proprio nel centro di un campo di calcio è stato allestito un
palco degno dell’evento.
Un set misto, quello che propongo a seguire, atto a contenere
il passato musicale di Lanzetti, le esperienze più importanti del gruppo di
casa e, soprattutto, frammenti di New Trolls, tanto per omaggiare il suo musicista
simbolo.
Lanzetti si esibisce con una mano ingessata, ma sul palco non
si nota, nessun impedimento alla sua proverbiale dinamicità ma, soprattutto, la
voce resta inconfondibile, e alla fine la sua unica limitazione appare legata
all’impossibilità di suonare la chitarra.
La band è molto solida, come ho evidenziato più volte, e la
sua versatilità permette ad ogni “straniero” di trovarsi a proprio agio.
Il leader è il già citato Taulino, che quando propone un
repertorio vario, che prevede guests - e lui è un maestro nell’organizzare mix
stellari! - ha la capacità di defilarsi e contribuire alla causa senza esercitare
obbligatoriamente il suo normale ruolo di driver, cosa che al contrario accade sempre quando
veste i panni di Ian Anderson.
Ma sabato sera di Jethro Tull… solo il profumo!
Doveroso citare tutti i membri e i rispettivi ruoli, partendo
dal tastierista Kenny Valle, il più antico collaboratore di Taulino tra
quelli presenti.
Nel gruppo più “fresco” troviamo un grande Brian Belloni alla
chitarra...
... una solida sezione ritmica formata da Daniele Piglione al
basso e Riccardo Marchese alla batteria...
... e Mauro Mugiati, chitarra
acustica, tastiere e voce… e che voce!
Il ruolo di Franco, se parliamo di aspetti musicali, è stato,
as usual, quello di cantante, flautista, armonicista.
Lascio per ultimo un giovanissimo ospite locale,
trombettista, che esordiva con la Beggar’s proprio quel lontano giorno di luglio
di tre anni fa, Lorenzo Fossati.
Beh, la lettura della scaletta credo spieghi in modo icastico
la varietà, la trasversalità, passando dal prog più complesso come quello di
Genesis, PFM e BANCO arrivando al pop rock italiano dei New Trolls, passando
per il blues e il folk nobile di Dylan, senza dimenticare l’omaggio a Demetrio
Stratos.
A seguire propongo un piccolo medley che rimarrà come ricordo
di serata.
Il super ospite Lanzetti è ormai di casa, perfettamente integrato
in una band che pare gli sia cucita addosso, mentre lui non sembra sentire il
passare del tempo, riuscendo a mantenere una vocalità pazzesca, simbolo non
solo di talento, ma anche di lavoro duro e di rigore comportamentale.
Ma la cosa più importante, oltre la raccolta fondi è stata, a
mio avviso, la riuscita dell’evento, la creazione di un momento di estrema
serenità che ha coinvolto in modo osmotico pubblico e musicisti, tutti entusiasti
e consci che ciò che stavano vivendo sarebbe rimasto nella memoria collettiva.
Quale miglior modo per onorare il ricordo di Vittorio De Scalzi!
“Nell’estate del ’67 ero a Londra; dormivo in una specie
di Ostello a Notting Hill e per alcune settimane avevo lavorato in un
ristorante a Leicester Square. Prima di ripartire per altre città europee vissi
l’esperienza di immergermi in un mondo di musica, moda e socialità rimasto
unico e singolare.
I Beatles erano usciti con “All You Need Is Love”, subito
dopo “Sgt. Pepper’s”, alcuni degli Stones erano stati arrestati per droga,
Jack, Ginger ed Eric si presentavano con “Fresh Cream” e i Pink Floyd con Syd
Barrett suonavano “See Emily Play”.
Di giorno passavo molto tempo con una fauna variegata di
artisti, hippies, musicisti di strada, tra Soho e St. James’s Park dove per la
prima volta sentii parlare di “Hey Joe” e quindi di Jimi Hendrix e del suo
album Are you experienced.
Ricordo quando andai per acquistare quel disco in un negozio
famoso in cui era possibile ascoltare la musica desiderata in cuffia ma in
grandi cabine con finestre che davano su Piccadilly Circus.
Ecco, la puntina scava nel primo solco, Jimi sfrega il suo
plettro, di costa, perpendicolarmente a tutte le corde, giusto all’inizio del
manico (solo anni più tardi fui edotto circa questa diavoleria), sembra si
inneschi un larsen o forse un disco volante atterra sul traffico londinese e
“Foxy Lady” incontra il Cupido sulla fontana.
Tolgo le cuffie, esco concitato dalla cabina e urlo al
ragazzo alla cassa: “LO COMPRO!”
Ho molto amato Hendrix, per tutto quanto era e per tutto ciò
che ha fatto. Il suo grande genio innovativo, il suo ammirato rispetto per il
passato, i colori e il sorriso che indossava, la leggendaria chitarra
“sbagliata”, i testi dei suoi capolavori e persino il suo modo di cantare e
masticare il chewing gum.
Confesso di non aver capito, all’epoca, l’inno americano
suonato a Woodstock ma rivivo la commozione e lo sgomento quando, nel mio
girovagare, da una radio texana appresi della sua morte, come a suggellare che
lui non era di questo mondo”.