domenica 23 gennaio 2011

Una serata con Bernardo Lanzetti


Ciò che mi appresto a scrivere è a mero appannaggio di quelle 13 persone + 2 (commensali e ritardatari) che hanno contribuito alla riuscita di una serata piacevole. A nessun altro interesserà, ma sono certo che a quei 13+2 farà piacere avere la “registrazione” di una attimo di vita piacevole.

Le settimane volano via con grande rapidità, e spesso ci stupiamo del fatto che sia già venerdì, mentre eravamo sicuri di essere a metà settimana. Presi dalla routine capita di avere lunghi periodi, seppur sereni, senza niente di significativo da ricordare. Ma per avere un’impennata di soddisfazione non si deve necessariamente scalare una montagna, e forse una cena improvvisata tra amici può sortire un grande effetto; se poi il gruppo è omogeneo negli interessi si realizza al 100% lo scopo della “riunione”, perché sarà un momento di perfetto scambio sociale.
Per una magica combinazione astrale, Bernardo Lanzetti mi avvisa, a inizio settimana, che transiterà da Savona diretto verso il ponente ligure. Me lo aveva promesso da tempo, ma non credevo potesse davvero accadere... troppi gli impegni. In poco tempo cerco di metter su una “serata di chiacchiera” con amici, gli stessi con cui cinque giorni prima dicevamo:”... dovremmo organizzare una reunion… da troppo tempo non lo facciamo”.
Tutto avremmo pensato, domenica scorsa, tranne che passare qualche ora con Lanzetti e consorte.
Ci conosciamo da un po’, io e Bernardo, e ne sono particolarmente felice perché le sue caratteristiche personali non sono comuni. Inutile soffermarsi sulle qualità canore di un cantante rock (riduttivo inserirlo in una categoria specifica) riconosciuto unanimemente come straordinario, ma ciò che colpisce tutti quelli che hanno modo di parlargli, anche solo una volta, è la sua semplicità, la sua voglia di entrare in sintonia con qualsiasi fan, il piacere del confronto e del racconto personale. Sarebbe bello scrivere un libro dei sui trascorsi, e non è detto che un giorno non si riesca a farlo.
Anche ieri sera è avvenuta l’alchimia e Bernardo ( e Amneris) è immediatamente entrato in sintonia con persone poco o per niente conosciute. I suoi aneddoti sulle tournèe negli USA o in Giappone calamitano facilmente l’attenzione dell’audience, formata da musicisti e musicofili, ma la cosa che alla fine emerge è che un semplicissimo momento di incontro, come ce ne capita uno a settimana, si è trasformato in qualcosa di speciale, da album dei ricordi, e probabilmente non solo per noi indigeni.
Stessa cosa a fine serata, quando nel mitico pub Van Der Graaf di Fabrizio Cruciani si uniscono i “+ 2” segnalati a inizio post. Una bevuta e un coro finale che sono sicuro anche Bernardo gradirà rivedere.
E’ passata la mezzanotte quando ripercorriamo i vicoli della città vecchia, costeggiamo la darsena e raggiungiamo l’auto al Priamar, un percorso obbligato che, nonostante il buio risulterà piacevole, e potrebbe riportare Bernardo a Savona, con o senza musica.
A proposito di progetti, ecco qualche novità che lo rigurada...

Il comunicato ufficiale.
Una nuova Band

Cavalli Cocchi, Lanzetti, Roversi, hanno attraversato la musica italiana degli ultimi quarant’anni lasciando la propria impronta in storie dai nomi illustri.
CSI, Ligabue, Clan Destino, Acqua Fragile, PFM, Mangala Vallis, Moongarden, Zamboni, insieme a collaborazioni con artisti come David JAckson e Judge Smith (Van Der Graaf Generator), Ivano Fossati, Clive Bunker (Jethro Tull), John Wetton (King Crimson) sono tappe di un viaggio che oggi li ha fatti incontrare in questo nuovo progetto, come l’energia di tre torrenti che converge in un unico grande fiume.
In questo album che porta i loro nomi, si assaporano i modi e i mondi di tre musicisti dalla forte personalità, che hanno dato vita ad una creatura che attraversa i generi trasversalmente, li rende liquidi, per poi rinominarli in un nuovo metallo prezioso.
Nove tracce raffinatissime dove la filosofia di un suono e di timbriche precise, sono l’elemento che contrassegna l’intero lavoro.
Nessuna chitarra elettrica, nessuna concessione all’elettronica, ed una scelta rigorosa che privilegia le atmosfere acustiche: l’inconfondibile ed ancor più sorprendente voce di Lanzetti, le tessiture ritmiche di Cavalli Cocchi, che ha ottenuto il suono della sua batteria utilizzando pelli, accordature e bacchette frutto di una precisa ricerca, il pianoforte più classico e le affascinanti sonorità del Mellotron (utilizzando uno strumento restaurato degli anni 70) e del Chapman Grand Stick dei quali Roversi è maestro.
Le nove tracce del loro album di debutto vedono la presenza di altrettanti chitarristi di fama nazionale e internazionale, che hanno utilizzato solo sei corde acustiche e classiche, una scelta questa, che sublima e completa il concept di questo disco.
L’uscita di “CCLR” è prevista per i primi mesi del 2011.

Considerazioni di Bernardo Lanzetti sul suo percorso musicale fino a CCLR.

E’ indubbio che la maniera per comporre, arrangiare e produrre un brano musicale nonché le modalità della sua registrazione su supporto fonografico rivelino la natura stessa del prodotto artistico in oggetto.
IL compositore a vergare il foglio di musica, l’artista al pianoforte, il cantautore alla chitarra, il gruppo riunito attorno al mixer con l’ingegnere del suono, il contemporaneo sempre di fronte allo schermo di un computer, sono figure diventate ormai familiari ma meno conosciuto è il vero rapporto tra questi metodi ed il risultato.
Se andiamo oltre il fatto che oggi si tratta solo di “canzoni e personaggi”, possiamo ancora avere la fortuna di rileggere il passato o farci sorprendere da una innovazione pur sottile ed inafferrabile nello stratificare di frullati e croste di suono quotidiano.
Per la mia esperienza e conoscenza, l’artista innovativo, colui che inventa i generi, o meglio ancora li attraversa, è certamente in grado di uscire dagli schemi e rientrarvi a piacere senza condizionamenti di sorta.
Esistono “Corsi di Composizione” e “Scuole per Cantautori”, metodi per il “Fai da Te” ed il famigerato “Copia/Incolla”. Ritengo sia importante conoscerli quanto trasgredire alle loro regole e precedenti.
Per tutta la prima metà degli anni ’70, riecheggiando la musica classica ed il jazz, ha risuonato la “potenza dello strumentale” ovvero la canzone diventava improvvisamente stretta se non risibile, l’accompagnamento gareggiava con il canto per la supremazia all’interno dell’opera sonora.
Ecco, le tecniche che usavo ai tempi dell’Acqua Fragile, quelle che senza malizia si imparavano, in modo istintivo, un po’arruffato, dai maestri d’oltremanica e d’oltreoceano, si rivelano strategiche anche con CCLR.
Nell’attesa dell’album accontentiamoci del coro da strada che, in una fredda sera di gennaio, ha attirato "larga fetta" della popolazione cittadina nella centralissima via Mistrangelo.


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