Il canto nuovo di Acqua fragile
di Stefano Frollano
LEFT-18
maggio 2018
Questo album contiene un nuovo
canto.
Cercatelo, ascoltatelo. Un canto
nobile che consente di riconciliare se stessi.
Rappresenta una rinascita con occhi dversi e una nuova
consapevolezza. E’ così che Bernardo Lanzetti, assieme a Piero Dondi al basso e a Piero Canavera
alla batteria - vale a dire tre quinti della formazione originale degli Acqua Fragile
- si ripresentano al pubblico internazionale dopo oltre quarant'anni dall'ultima
fatica in studio.
Uscito
dal gruppo nel 1975 per unirsi alla PFM, dopo una carriera solista, Lanzetti
è tornato alle Proprie radici
dando vita a questo progetto
iniziato nel 2013 e concretizzatosi
con una serie di registrazioni
nel corso di questi recenti
anni, in questo nuovo lavoro
discografico.
La band emiliana, che ha
registrato l'album tra la Spagna, gli Usa e I'Italia, si avvale di notevoli collaborazioni,
mai ingombranti e in sintonia con lo spirito e il linguaggio "Prog".
Genere musicale in cui il gruppo
si era messo in evidenza, superando i confini nazionali negli anni Settanta, andando
a raccogliere un successo enorme, particolarmente in Giappone.
Tra le varie "guest star” citiamo
il paroliere Pete Sinfield, storico autore nei King Crimson, Roxy Music, Elp e
in Italia, con Branduardi e Pfm; e poi la presenza di Nick Clabburn, già con
Steve Hackett dei Genesis e del batterista Jonathan Mover già con Joe Satriani
e i Gtr. A loro vanno ricordati altri notevoli musicisti, italiani, tra cui
Alex Giallombardo alle chitarre elettriche e acustiche, Alessandro Sgobbio al
synth, Michelangelo Ferilli all'acustica, Alessandro Mori alla batteria e in particolar modo
un quartetto d'archi, con la direzione del pianista Mario Speranza e il
bandoneon suonato da Francesco Brurno, protagonisti sul brano d'apertura,
"My Forte", e sull'episodio
acustico "Rain Drops".
Nell'album gli eleganti interventi
musicali confermano l'ampiezza della proposta compositiva e
la
poliedricità della band, in grado di comporre brani di elevata fattura passando
dal prog classico alle atmosfere più morbide, evidente patrimonio culturale di chi ha potuto vivere
in pieno una epoca di notevole creatività.
“A New Chant”
è un album in bilico tra la memoria del passato, mai nostalgica, fatta di momenti
ed invenzioni armoniche davvero importanti e l'altra faccia, acustica, dove le sonorità
ci lasciano sognare di certa musica folk inglese e americana. L’aggiunta degli
archi
crea sonorità talvolta
struggenti, sottolineando la decisa e risoluta voce di Bernardo Lanzetti, che si
conferma notevole performer.
Le tastiere,
caratterizzate in alcuni punti dallo storico moog , coadiuvate dalle chitarre e
dalla
ritmica, si inseguono in
diversi punti dell'album.
Uno dei brani migliori è
senz'altro "All Rise", dove
le elettriche soliste e la ritmica interpretano
la composizione su un groove
forsennato. Un brano davvero non inferiore a quelli provenienti dalla vecchia Inghilterra.
La title-track chiude il disco con una voce da toni epici in completa fusione con
il senso del testo e della melodia , nel tentativo di ricordarci gli stilemi del
gruppo e la direzione da intraprendere per continuare una saga interrotta anni fa,
ma che indubbiamente può ora continuare aggiungendo
altre pagine
all'universale spartito
della grande musica.