mercoledì 23 maggio 2018

Acqua Fragile su "LEFT"



Il canto nuovo di Acqua fragile
di Stefano Frollano
LEFT-18 maggio 2018

Questo album contiene un nuovo canto.
Cercatelo, ascoltatelo. Un canto nobile che consente di riconciliare se stessi.
 Rappresenta una rinascita con occhi dversi e una nuova consapevolezza. E’ così che Bernardo Lanzetti, assieme a Piero Dondi al basso e a Piero Canavera alla batteria - vale a dire tre quinti della formazione originale degli Acqua Fragile - si ripresentano al pubblico internazionale dopo oltre quarant'anni dall'ultima fatica in studio.
Uscito dal gruppo nel 1975 per unirsi alla PFM, dopo una carriera solista, Lanzetti è tornato alle Proprie radici dando vita a questo progetto iniziato nel 2013 e concretizzatosi con una serie di registrazioni nel corso di questi recenti anni, in questo nuovo lavoro discografico.
La band emiliana, che ha registrato l'album tra la Spagna, gli Usa e I'Italia, si avvale di notevoli collaborazioni, mai ingombranti e in sintonia con lo spirito e il linguaggio "Prog".
Genere musicale in cui il gruppo si era messo in evidenza, superando i confini nazionali negli anni Settanta, andando a raccogliere un successo enorme, particolarmente in Giappone.
Tra le varie "guest star” citiamo il paroliere Pete Sinfield, storico autore nei King Crimson, Roxy Music, Elp e in Italia, con Branduardi e Pfm; e poi la presenza di Nick Clabburn, già con Steve Hackett dei Genesis e del batterista Jonathan Mover già con Joe Satriani e i Gtr. A loro vanno ricordati altri notevoli musicisti, italiani, tra cui Alex Giallombardo alle chitarre elettriche e acustiche, Alessandro Sgobbio al synth, Michelangelo Ferilli all'acustica,  Alessandro Mori alla batteria e in particolar modo un quartetto d'archi, con la direzione del pianista Mario Speranza e il bandoneon suonato da Francesco Brurno, protagonisti sul brano d'apertura, "My Forte", e sull'episodio acustico "Rain Drops".
Nell'album gli eleganti interventi musicali confermano l'ampiezza della proposta compositiva e
la poliedricità della band, in grado di comporre brani di elevata fattura passando dal prog classico alle atmosfere più morbide, evidente patrimonio culturale di chi ha potuto vivere in pieno una epoca di notevole creatività.
A New Chant” è un album in bilico tra la memoria del passato, mai nostalgica, fatta di momenti ed invenzioni armoniche davvero importanti e l'altra faccia, acustica, dove le sonorità ci lasciano sognare di certa musica folk inglese e americana. L’aggiunta degli archi
crea sonorità talvolta struggenti, sottolineando la decisa e risoluta voce di Bernardo Lanzetti, che si conferma notevole performer.
Le tastiere, caratterizzate in alcuni punti dallo storico moog , coadiuvate dalle chitarre e dalla
ritmica, si inseguono in diversi punti dell'album.
Uno dei brani migliori è senz'altro "All Rise", dove le elettriche soliste e la ritmica interpretano
la composizione su un groove forsennato. Un brano davvero non inferiore a quelli provenienti dalla vecchia Inghilterra. La title-track chiude il disco con una voce da toni epici in completa fusione con il senso del testo e della melodia , nel tentativo di ricordarci gli stilemi del gruppo e la direzione da intraprendere per continuare una saga interrotta anni fa, ma che indubbiamente può ora  continuare aggiungendo altre pagine
all'universale spartito della grande musica.

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