In modo del tutto involontario ho seguito alcune tappe dell’evoluzione di questo album, “Cavalli Cocchi Lanzetti Roversi”. Non sono stato fisicamente presente, purtroppo, ma ho “annusato” i progressi ogni volta che, a partire da gennaio, ho avuto occasione di incontrare o comunicare con Bernardo Lanzetti.
Credo sia inutile evidenziare agli addetti ai lavori la storia di questo “supergruppo”, non come band, essendo nata da poco, ma come singoli elementi.
Per chi invece fosse ”appena nato”, musicalmente parlando, e volesse partire dalla musica di “impegno”, suggerisco una rapida ricerca in rete, per mettere a fuoco la picture che comprende, oltre al trio Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi, anche i numerosi e importanti ospiti dell’omonimo disco.
Era dunque gennaio quando, dopo una cena tra amici, Bernardo mi regalava informazioni in pillole, relative a questo nuovo progetto. Il suo “essere abbottonato” credo fosse più che altro un fatto scaramantico, ma il focolaio dell’entusiasmo era già acceso. Si trattava quindi di un nuovo lavoro e di nuovo gruppo, ma con l’impegno di un ospite differente, un chitarrista, per ogni brano. L’alone di mistero era soprattutto rivolto alla partecipazione più importante, quella di Steve Hackett, che in quei giorni non era ancora una certezza.
Tutto è andato per il meglio, è momento dopo momento l’eccitazione è cresciuta.
Non solo quella dei protagonisti di casa nostra, dal momento che la label che si è presa cura di loro è l’americana Cherry Red che, attraverso l’inglese Esoteric Recordings, ha pianificato una distribuzione a livello mondiale. E questo chiarisce l’euforia di musicisti che, pur non avendo bisogno di medaglie al valore, essendo questo fatto certo, vedono aperte strade nuove, ampie, diversificate, in un momento economico musicale in cui è difficile trovare qualcuno che investe sulla qualità. Ma forse qualcosa sta già cambiando.
Il comunicato stampa ufficiale da delucidazioni sul progetto globale:
Nove brani con nove chitarristi ospiti, tra cui spiccano, oltre a Hackett, Aldo Tagliapietra e Anthony Sydney.
Due i brani non inediti: “By This River” di Eno e “Morning Comes”, dei primi Acqua Fragile di Lanzetti. Ed è proprio Bernardo che, nell’intervista a seguire, spiega le motivazioni di questa scelta.
Difficilmente potrò risultare obiettivo nel commento, perché questo “CCLR” racchiude il mio concetto di musica, che è ovviamente opinabile. In questo contenitore le performance dei singoli musicisti a cui accennavo si miscelano, senza emergere particolarmente; eh sì… verrebbe da pensare, prima dell’ascolto, che nei brani si dia modo all’ospite di mettersi in mostra, fornendo valore aggiunto per effetto, magari, di un assolo particolarmente difficile o originale. Ciò che ho invece percepito è l’amalgama… l’essere al servizio della musica e non il contrario.
Tra le miriadi definizioni di musica progressiva io ne riconosco una sola e se dovessi oggi darne esempio, più che le parole, userei questo CCLR. Un album molto british, con atmosfere sognanti, tra Genesis e VDGG, largo impiego di mellotron e tempi dispari, e utilizzo di trame molto melodiose. Il tutto dominato da “LA VOCE”. Nel mondo esistono alcuni vocalist ( così come alcuni strumentisti) che da soli riescono a caratterizzare una tipologia musicale. Non sempre ci sono in gioco qualità tecniche o studio approfondito, ma esiste un particolare tono che, essendo un dono di Dio, spesso basta e avanza. Lanzetti invece possiede tutto, tecnica, potenza, estensione e tonalità particolare ed immediatamente riconoscibile. E in questo disco pare ci sia il sunto di tutto questo. Cavalli Cocchi e Cristiano Roversi confermano di essere musicisti di grandi qualità ( non li scopro certo io), ma quello che mi preme sottolineare è che non si tratta solo di un album di meravigliosi solisti, ma di una band che, almeno sulla carta, potrebbe dare ( al pubblico e a se stessa) enormi soddisfazioni.
Ho ascoltato tre volte di seguito e ogni volta ho avuto conferme e ho scoperto nuovi piacevoli, risvolti.
Ora mi aspetto di vedere la resa in fase live, ma conoscendo le professionalità in gioco non ho dubbi sul risultato finale.
Un album che non può mancare nella nostra collezione.
L’INTERVISTA
La prima volta che mi parlasti di questo progetto era gennaio, ma c’era attorno una’aria molto discreta. Ora che tutto è venuto a galla, mi racconti la genesi, come è nata l’idea e come si è sviluppata nel tempo?
Entusiasmato dal suo lavoro nei miei Blueslanz e Dylanz, alla fine dell’estate 2010, volevo convincere Cristiano Roversi a formare un Duo che non escludesse una direzione Prog. Il fatto era che Cris stava già parlando con Gigi Cavalli Cocchi per lavorare su un progetto simile. In questo caso, unendo le forze, 2+2 ha fatto 3!
L’album prevede la partecipazione di diversi chitarristi, differenti ad ogni brano. Cosa accadrà in fase di riproposizione live?
Per i concerti “live” abbiamo previsto un chitarrista unico. Curiosamente al debutto al Gong Festival a Parma con David Rhodes e la sua Band, lo scorso Aprile, i chitarristi furono addirittura due. Al designato Flaco Biondini, si affiancò il giovane Erik Montanari pure presente nell’album.
Tra i brani inediti sono inseriti “By This River” di Eno e “Morning Comes” dei tuoi Acqua Fragile. Cosa vi ha portato a questa scelta?
“By This River” è stato fortemente voluto da Gigi ed io l’ho accettato molto volentieri perché mi ha permesso di esprimermi vocalmente con il registro più baritonale o addirittura basso, cosa che ho sviluppato solo recentemente. “Morning Comes” invece è stata un’idea di Cristiano. Era motivata dal fatto che lui è nato quando io ho appunto scritto il brano ed il fatto che lui volesse lavorare ad una sua trascrizione specifica si rivelava per me addirittura commovente.
Come spieghi questo forte interessamento “straniero” per una musica che resta comunque di nicchia? Sta cambiando qualcosa attorno a noi, musicalmente parlando?
Dici giusto. Qualcosa intorno a noi, a tutti noi, sta cambiando e non solo musicalmente.
Il vostro è quello che si può chiamare un supergruppo e questo, in passato, ha spesso significato album “una tantum”. C’è la possibilità ( e la voglia) di creare qualcosa di stabile, di dare vita a una band con un progetto a medio termine?
Tutto può accadere ma noi di CCLR stiamo già progettando il prossimo Album.
Cosa ha rappresentato per voi la collaborazione con un mostro sacro come Steve Hackett?
La collaborazione con Steve Hackett è la magia che ha permesso al gruppo di prendere coscienza. Un’esperienza che ci ha entusiasmato e fortificato.
Nessun commento:
Posta un commento