Fotografia di Angelo Lucardi
MusicArTeam compie - quasi - un anno, e il 7 dicembre si concede una piccola
grande festa.
Location cittadina, il bel Teatro Nuovo di Valleggia - poco sfruttato per gli eventi concertistici
- e ospiti di eccezione.
Un concerto non era certo sufficiente per raccontare undici
mesi di attività intensa, e al mero evento musicale si è unito un incontro tra
amici, iniziato alle ore 18 e terminato dopo oltre cinque ore di convivialità,
fatta di suoni, parole, danze e… libagioni. Il tutto sotto l’attenta regia di Paolo “Revo”
Revello, uno che di musica, ma soprattutto di libagioni, se ne
intende.
Il clou della serata era rappresentato da un nuovo progetto,
quel “Prog
Investigation”,
inventato da Jerry
Cutillo, leader dei romani OAK,
e Maartin
Allcock, ex Fairport
Convention e Jethro Tull.
A scaldare il pubblico
una band locale, i Booridda Rolls, nell’occasione in acustico, per
restare nel tema della serata.
Condizioni
oggettivamente non semplici per loro, quando attorno alle 20 parte il primo
accordo e una fetta di pubblico non è ancora concentrata sulla musica, ma
riusciranno a farsi apprezzare con la riproposizione di classici rivisitati… in
un contenitore costituito da Deep Purple, Zeppelin, Hendrix, Police, Pink Floyd
e molto altro.
Molto piacevole la loro lettura acustica della storia del
rock, un’immagine che ben si sposa con la filosofia musicale di MAT… lavoro di prospettiva basato sulle
esperienze regalate dalla storia. Ecco uno stralcio della loro performance,
estratto dalle riprese di Alberto Ottino.
Jerry Cutillo è un incantatore da palco,
polistrumentista, cantante, compositore, musicista che ha suonato col gotha
della musica prog internazionale.
Maartin Allcock è al contrario un uomo schivo, di
poche parole e tanti gesti significativi. Risulta per me impossibile non subire
il fascino di un uomo che ha suonato in oltre 200 album, che è stato il
tastierista dei Jethro Tull per tre anni - e non aveva mai suonato una tastiera
prima che Ian Anderson glielo chiedesse -
e che è stato un pilastro dei Fairport Convention. Un uomo umile, a cui
ho imprestato la mia Fender che doveva servire per un solo brano e che poi ha
usato per tutta la serata, chiedendomi il permesso di cambiare le corde - “… cause
D’Addario is better….”- avendone poi cura come una sua creatura.
Il loro progetto è acustico, con il sostegno di alcune basi.
Nell’ora e mezza di performance raccontano molte cose conosciute e qualcosa
che fa parte del nuovo album di Maart. La panoramica sul prog passa dai King
Crimson ai Focus, dai Genesis a Jethro Tull, dai Lindisfarne ai Traffic alla…
PFM.
Sì… un accenno di PFM, perché tra il pubblico è presente Bernardo Lanzetti,
un amico di MusicArTeam, che senza
nessun accordo preventivo sale sul palco
mentre il duo Maart & Jerry si
sta esibendo, e fornisce il suo solito incredibile contributo vocale, dopo che
la sua proverbiale simpatia era già emersa nel corso dell’intervista on stage.
Un po’ di parole iniziali, con il microfono che passa da Max ad Angelo a me, per il racconto delle imprese di un anno, la presentazione
di MusicArTeam e del nuovo web magazine, MAT2020 (www.mat2020.com) che vede molti collaboratori sparsi
in tutta Italia e non solo, ed è stata proprio questa l’occasione per incontri
trasversali tra “scrittori” dell’e-journal, che non avevano ancora avuto
conoscenza diretta.
Parole ulteriori per spiegare il lavoro di Mauro Selis e del suo “Aspettando Jackpot”, per lui occasione
di riconoscimento artistico, professionale e di sostegno verso chi è colpito
dalla patologia della dipendenza da videogiochi.
All’interno del set “Prog Investigation” hanno avuto spazio
due balletti della scuola “Ensemble Danse” di Eleonora Briatore (come dimenticare che il logo di MAT è frutto della mente della sua mamma, Cristina Mantisi?), mai provati assieme
ai due ospiti e quindi … allo sbaraglio, ma di forte impatto (anche Maart ne è
rimasto colpito) e davvero riusciti…
Non è stata una forzatura, un riempitivo, e occorre tenere
conto che i balletti, spesso etnico siberiani, fanno parte del normale
repertorio di Jerry Cutillo e poi… una delle mission di MAT è quella di provare
ad avvicinare i giovani ad una musica che abbia qualche contenuto in più …
seminare è d’obbligo:
Maart era la stella dal grande passato, una stella che tende
alla normalità, alla semplicità, un genio musicale che arriva in punta di piedi
e con altrettanta leggerezza scompare. Ma penso che una traccia sia riuscito a
lasciarla, esprimendo in poche battute la sua simpatia. Ecco… il suo rapporto
con il pubblico mi è parso lo stesso che lui ha con la musica, e mi è sembrato
una sorta di gregario di cui si comprende l’importanza nel momento in cui non
si trova la soluzione che consente di uscire dall’impasse, e lui la indica
senza mai diventare un protagonista.
Ho immaginato più volte la scena… Ian Anderson che gli
domanda di entrare nei Tull di cui è grande fan, e lui che chiede il motivo,
visto che i ruoli di bassista e chitarrista sono già occupati da Pegg e Barre; Ian
gli offre il ruolo di tastierista, perché vuole uno che non abbia mai toccato
un piano e Maart risponde: “ … ma io sono un chitarrista, un bassista, non
ho mai toccato una tastiera…”, “… non importa, i tastieristi troppo esperti
dimenticano di svolgere bene il loro compito!”. E per tre mesi,
diciotto ore al giorno, Maart si impegna nello studio di uno strumentino facile
facile, ed esordisce in una tournèe americana.
Nelle ore a seguire - abbiamo fatto quasi l’alba - c’è stato
modo di apprezzare ancora di più le caratteristica umane di Allcock, un
personaggio che credo abbia conquistato un po’ tutti.
Chi avrebbe pensato un anno fa, ad una festa del genere, con
la partecipazione di oltre duecento persone?!
Un sentito ringraziamento a tutti quelli - e quelle - che hanno contribuito alla
creazione di questa serata … di tutti loro avremo ancora bisogno!
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