Erano gli inizi degli anni ’70, e si era dunque in pieno periodo “prog”
quando, nell’area di Parma, prese forma una nuova formazione musicale, Gli Immortali; nel 1973 Bernardo
Lanzetti, Gino Campanini, Piero Canavera, Maurizio Mori e Franz Dondi cambiarono
nome divenendo Acqua Fragile, entrarono
nell’orbita dell’etichetta Numero Uno grazie ai contatti con la PFM, ed uscirono con il loro primo album, omonimo,
considerato un piccolo gioiello e che, malgrado ciò, ebbe purtroppo una
distribuzione ed una diffusione molto limitata.
Acqua Fragile venne subito notato dalla critica dell’epoca
che non mancò di esaltarne le qualità: “ineccepibile tecnica musicale,
ritmica possente, ottima voce, continuità e fluidità nella composizione”. Un
pochino meglio andò con il secondo lavoro, Mass Media Stars,
uscito l’anno successivo, qualitativamente probabilmente anche migliore del
primo e distribuito persino negli Stati Uniti, ma la parabola di questa meteora
della musica progressiva stava inesorabilmente imboccando la fase discendente.
Una band che avrebbe avuto, senza dubbio, tutti i numeri per poter occupare un
ruolo di rilievo nel panorama musicale italiano, si “spense” quasi subito:
Bernardo Lanzetti divenne, per una intensa e purtroppo breve stagione, il
cantante della PFM, Mori se ne andò lasciando il posto al tastierista Joe Vescovi, proveniente dai Trip. La band rilasciò, ma solo parecchi anni
dopo, un album dal vivo contenente alcune registrazioni risalenti al 1975, ma
dalla qualità sonora discutibile che non le rendeva certo onore; poi, sul nome
Acqua Fragile calò, inesorabile, il silenzio. Eppure, per anni ed anni, gli
appassionati di questo genere non li dimenticarono affatto anzi, in parecchi si
sono sempre chiesti il perché del fatto che un gruppo così valido fosse
scomparso senza lasciare tracce, ed in molti, anche fra gli addetti ai lavori,
si sono sempre augurati che prima o poi gli Acqua Fragile potessero avere
un’altra occasione considerando che i loro lavori “d’epoca”, erano e sono a
tutt’oggi molto ben considerati.
Ci hanno creduto anche Lanzetti, Dondi e Canavera i quali, dopo numerose
esperienze musicali nei decenni successivi al “congelamento” della band, hanno
ragionato sul fatto che nell’attuale contesto musicale per gli Acqua
Fragile aveva assolutamente un senso tornare alla ribalta. L’anno decisivo è il
2017, l’album si chiama A New Chant e
contiene otto tracce che ridefiniscono il suono della band: composizioni
generalmente più brevi che, in parte, recuperano le sonorità delle origini
mentre per altri versi innovano grazie anche al contributo di una valida
schiera di collaboratori.
Fra i brani proposti si fanno notare la “gabrieliana” The drowning, mentre My forte, Wear your car proudly e How come riportano decisamente alla mente il suono
delle origini. La voce di Lanzetti, poi, riannoda i fili del tempo e si
conferma come una delle più valide e riconoscibili non solo in ambito prog.
Torna dunque finalmente in pista una band che, come molte altre alle nostre
latitudini, ebbe vita breve, riconoscimenti postumi soprattutto all’estero, e
lasciò dietro di sé un senso di incompiutezza, quel “sarebbe potuto essere,
ma…” che, artisticamente, è sempre un peccato dover riscontrare. Considerando
che il panorama del progressive, italiano ed internazionale, è in una fase di
grande effervescenza, il fatto che un gruppo come gli Acqua Fragile si
riproponga al pubblico con un nuovo lavoro di inediti, è fonte di grande gioia
soprattutto per gli appassionati. E chi, magari fra i “non addetti ai lavori”
li vorrà riscoprire, troverà più di uno spunto interessante per ripercorrere,
ascoltandola, la loro storia.