Ormai si fa prima ad enumerare le band degli
anni ’70 che non abbiano fatto una sorta di reunion (spesso con non più di due
membri originari… quando non addirittura uno!) di quelle che abbiano accettato
l’oblio dignitoso del buon ricordo lasciato. La reunion degli Acqua Fragile di
membri originari ne conta addirittura tre, nelle persone di Bernardo Lanzetti,
of course, del batterista Pietro Canavera e del bassista Franz Dondi. A
coadiuvarli in quest’album ci sono il tastierista jazz Alessandro Sgobbio, i chitarristi
Michelangelo Ferilli e Alessandro Giallombardo (quest’ultimo anche alle
tastiere), la Tango Spleen Orquesta, per finire con Jonathan Mover, batterista
dal curriculum ricco e interminabile.
Pensiero malizioso… visto che il grosso della musica è suonata dagli ospiti e che comunque è abbastanza evidente che il timone dei nuovi Acqua Fragile (più ancora che dei vecchi) è saldamente in mano di Lanzetti, pare proprio che questa reunion sia poco più di un escamotage commerciale, più che in altri casi simili, per riesumare una sigla storica. A dire il vero comunque Dondi aveva già provato a rispolverare gli Acqua Fragile nel 2005, incassando il rifiuto e lo scetticismo di Lanzetti, non ancora rilanciatosi nel mondo Prog. I tempi sono cambiati per lui, evidentemente, e dopo un paio di album coi Mangala Vallis ed altre partecipazioni in ambiente Prog, evidentemente non è più così scettico sulla possibilità di proporre questa musica in maniera produttiva.
C’è da dire che il buon Bernardo si è impegnato non poco per dar vita a quest’album, a cominciare dal reperimento degli ospiti fino alle peripezie per ottenere l’assenso all’utilizzo di un testo di Peter Sinfield. E’ anche doveroso notare che la sua voce appare qui al meglio della sua forma, potente, ben impostata e sicuramente ben sfruttata, come non accadeva da tempo.
A conti fatti l’album si presenta sicuramente moderno ma comunque agganciato al passato, non riducendosi comunque a riproporne gli stilemi in maniera acritica e pedissequa. Quarantatré anni sono passati, bene o male, e se è doveroso, visto che viene recuperato un nome storico, riagganciarsi a quanto fatto all’epoca, è anche apprezzabile che non ci si fermi a ciò. “A New Chant” è senza dubbio un album Prog, fatto di canzoni dalle caratteristiche anche abbastanza diverse fra loro ma comunque riconducibili a una visione musicale coerente con quanto è stato lasciato dopo l’ultima nota di “Mass Media Stars”.
Dopo l’iniziale ed interlocutoria, ma gradevole, “My Forte”, la splendida e poetica “The Drowning”, il cui testo è opera di Nick Clabburn, paroliere di Steve Hackett, è capace di conquistare l’anima dell’ascoltatore, così come la successiva “Wear Your Car Proudly”, ben più rockeggiante, sembra trascinarci addirittura dentro “Chocolate Kings”, il primo degli album registrati da Lanzetti con la PFM.
“Tu Per Lei” è l’unico brano cantato in italiano e convince solo in parte, sia per la parte musicale un po’ tronfia che per i testi metricamente un po’ forzati, e si apre con una celebre citazione di Zappa. “Rain Drops” è il brano associato a una poesia di Sinfield, con una musica suonata in punta di dita (il bandoneon e gli archi della Tango Spleen Orquesta) che dà giusto risalto ai versi del grande paroliere.
“All Rise” riporta il mood su un rock fruibile e cantabile di fine anni ’70, sebbene goda di bei suoni e sia comunque ben strutturata. La successiva “How Come”, piuttosto breve, mette in mostra il lato più melodico della voce di Bernardo che si muove agilmente sulle note di chitarra acustica. Nella title track conclusiva si chiude il discorso iniziato con “Tu Per Lei” (ma anche su “Bel Canto”, nell’album pubblicato assieme a Cristiano Roversi) sul rapporto tra l’artista e la musica, con intermezzi lirici che, evidentemente, ogni tanto, blandiscono l’anima artistica di Lanzetti.
Un album più che dignitoso, dunque, e se i maliziosi pensieri possono inesorabilmente assalire l’ascoltatore, a conti fatti quello che andiamo ad ascoltare ripaga la fiducia accordata… e questa è in sostanza l’unica cosa importante.
Pensiero malizioso… visto che il grosso della musica è suonata dagli ospiti e che comunque è abbastanza evidente che il timone dei nuovi Acqua Fragile (più ancora che dei vecchi) è saldamente in mano di Lanzetti, pare proprio che questa reunion sia poco più di un escamotage commerciale, più che in altri casi simili, per riesumare una sigla storica. A dire il vero comunque Dondi aveva già provato a rispolverare gli Acqua Fragile nel 2005, incassando il rifiuto e lo scetticismo di Lanzetti, non ancora rilanciatosi nel mondo Prog. I tempi sono cambiati per lui, evidentemente, e dopo un paio di album coi Mangala Vallis ed altre partecipazioni in ambiente Prog, evidentemente non è più così scettico sulla possibilità di proporre questa musica in maniera produttiva.
C’è da dire che il buon Bernardo si è impegnato non poco per dar vita a quest’album, a cominciare dal reperimento degli ospiti fino alle peripezie per ottenere l’assenso all’utilizzo di un testo di Peter Sinfield. E’ anche doveroso notare che la sua voce appare qui al meglio della sua forma, potente, ben impostata e sicuramente ben sfruttata, come non accadeva da tempo.
A conti fatti l’album si presenta sicuramente moderno ma comunque agganciato al passato, non riducendosi comunque a riproporne gli stilemi in maniera acritica e pedissequa. Quarantatré anni sono passati, bene o male, e se è doveroso, visto che viene recuperato un nome storico, riagganciarsi a quanto fatto all’epoca, è anche apprezzabile che non ci si fermi a ciò. “A New Chant” è senza dubbio un album Prog, fatto di canzoni dalle caratteristiche anche abbastanza diverse fra loro ma comunque riconducibili a una visione musicale coerente con quanto è stato lasciato dopo l’ultima nota di “Mass Media Stars”.
Dopo l’iniziale ed interlocutoria, ma gradevole, “My Forte”, la splendida e poetica “The Drowning”, il cui testo è opera di Nick Clabburn, paroliere di Steve Hackett, è capace di conquistare l’anima dell’ascoltatore, così come la successiva “Wear Your Car Proudly”, ben più rockeggiante, sembra trascinarci addirittura dentro “Chocolate Kings”, il primo degli album registrati da Lanzetti con la PFM.
“Tu Per Lei” è l’unico brano cantato in italiano e convince solo in parte, sia per la parte musicale un po’ tronfia che per i testi metricamente un po’ forzati, e si apre con una celebre citazione di Zappa. “Rain Drops” è il brano associato a una poesia di Sinfield, con una musica suonata in punta di dita (il bandoneon e gli archi della Tango Spleen Orquesta) che dà giusto risalto ai versi del grande paroliere.
“All Rise” riporta il mood su un rock fruibile e cantabile di fine anni ’70, sebbene goda di bei suoni e sia comunque ben strutturata. La successiva “How Come”, piuttosto breve, mette in mostra il lato più melodico della voce di Bernardo che si muove agilmente sulle note di chitarra acustica. Nella title track conclusiva si chiude il discorso iniziato con “Tu Per Lei” (ma anche su “Bel Canto”, nell’album pubblicato assieme a Cristiano Roversi) sul rapporto tra l’artista e la musica, con intermezzi lirici che, evidentemente, ogni tanto, blandiscono l’anima artistica di Lanzetti.
Un album più che dignitoso, dunque, e se i maliziosi pensieri possono inesorabilmente assalire l’ascoltatore, a conti fatti quello che andiamo ad ascoltare ripaga la fiducia accordata… e questa è in sostanza l’unica cosa importante.
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