Fotografia di Renzo De Grandi
Bernardo
Lanzetti
La
copia che non ti aspetti
Trasposizione
dell’intervista di Max Rock Polis di dicembre 2018
La vita degli artisti di talento, soprattutto se di lungo corso, può sempre riservare le sorprese più inaspettate. È così che Bernardo Lanzetti, voce e leader dei settantiani Acqua Fragile, parallelamente ad aver riformato il suo gruppo per tornare a registrare nuovi album e a fare concerti, un giorno ha scoperto che un artista americano ai suoi esordi decise di prendere per sé una parte di una sua canzone dell'epoca, forse convinto che tutti se ne fossero dimenticati. Ma non certo Bernardo, sentite com'è andata.
Ed
eccoci qui, siamo in collegamento con la Spagna, con Benardo Lanzetti. Ciao Bernardo.
“Ciao,
ciao a te e a tutti gli ascoltatori.”
Intanto io vorrei cominciare con una buona notizia che riguarda i
tuoi Acqua Fragile, cioè l'allargamento del gruppo: avete trovato qualche nuovo
artista che vi accompagna e vi accompagnerà.
“Sì,
abbiamo messo a posto una nuova lineup,
il gruppo si è riformato attorno ai tre originari, e abbiamo trovato altri tre
elementi molto validi, che credono nella musica che facciamo, e quindi siamo
molto soddisfatti.”
Fantastico, nominiamoli e salutiamoli.
“Va
bene, allora oltre a Piero Canavera
alla batteria e voce e Franz Dondi
al basso, che sono con me negli originari, abbiamo Stefano Pantaleoni alle tastiere, Michelangelo Ferilli alle chitarre e Rossella Volta ai cori e vox.”
Finalmente
il ritorno degli Acqua Fragile anche con un membro in più rispetto a quella
degli anni '70.
“Eh
sì. Era impossibile ricreare il sound
dei cori dell'epoca, che era uno dei nostri elementi distintivi. Gino
[Campanini, ndr] non è più nella musica, e di conseguenza abbiamo preferito
dare un taglio anche un pò più espressivo, per permetterci lo sviluppo futuro
con una voce femminile all'interno del nostro entourage.”
Ecco,
ricordiamo che vi potremo ascoltare in concerto il 15 dicembre a Lugagnano, al
Club il Giardino, vicino Verona.
“Sì esatto, in questo piccolo tempio della musica prog. Siamo
onorati di poterci presentare in quell'occasione.”
Aldilà
dell'onore, il vostro pubblico affezionatissimo godrà veramente del grande
regalo che fate a tutti, con questo grandissimo ritorno.
“Sì grazie, noi ci crediamo tutti quanti.”
E
poi tra l'altro l'altra volta ci dicesti che a livello internazionale il vostro
album ha avuto grandi recensioni e sta andando benissimo. “A new chant”
è un bellissimo vostro ritorno.
“Sì grazie, è una cosa che ha stupito tutti quanti come le
recensioni, soprattutto britanniche, non solo siano molto positive, ma i
giornalisti, i critici si sentano autorizzati a usare un linguaggio molto
nobile e molto poco british, più internazionale. Usando anche parole
francesi e italiane, come per venire incontro a un messaggio di notevole
spessore. Quindi è un'altra cosa positiva in più. Devo fare i complimenti a
questi critici perché si sono inventi un linguaggio più moderno, più europeo.
Più artistico, ecco, e meno da cronista.”
Ne
siamo veramente contenti, perché siete l'orgoglio italiano nel mondo. Ma
parliamo della canzone “Cosmic mind affair” dal vostro grandissimo album
del '74, perché da tempo dietro ci sta ruotando una vicenda che solo da poco
hai deciso di portare alla luce.
“Grazie [ride, ndr]. Sì, prima diciamo che ho lavorato sotto,
senza disturbare nessuno, se non gli elementi coinvolti. Poi a un certo punto
abbiamo assorbito anche una, per così dire, certa forma di rabbia, perché c'è
qualcuno che ti ruba la musica, e non solo quella: ma anche le parole, la voce,
il sound. Penso che sia un caso limite, però abbiamo superato questo
concetto della rabbia e siamo arrivati quasi a un fatto comico. Dobbiamo
immaginare che un rapper americano [Busta Rhymes, ndr] vada a
prendere la musica in totale, quindi a campionare in totale la prima strofa del
nostro brano “Cosmic mind affair”, ripeterla per innumerevoli volte
mentre lui ci parla sopra. Non contento, deposita il brano come se fosse suo,
sia la musica che il testo. Ora immaginate un rapper afro-americano,
così critico verso la società statunitense, che va a prendere un testo in
inglese scritto da un bianco italiano [ride, ndr].”
Mi verrebbe da dire che sei talmente inimitabile che ti ha dovuto prendere e campionare, non era in grado di fare quello che hai fatto tu.
“No, secondo me lì pensava di farla franca, perché nel suo album
del 2001, agli inizi della carriera di Busta Rhymes, ci sono venti brani. Lui
ha avuto la fortuna di avere ospiti di grande spessore nel suo album, ha avuto
Jack Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, ha avuto Pharrell Williams [famoso
rapper, ndr]. Ma tutti questi qua hanno firmato il loro lavoro, mentre lui si è
impossessato del nostro e se l'è firmato lui [ride, ndr].”
Ma
anche solo per dire, economicamente, ha certificato più di un milione di copie
vendute. Se ti avesse dato anche un centesimo a copia, sarebbe stata una
discreta cifra.
“Sì [ride, ndr], allora, un conto è il diritto, un conto invece
sono le leggi. Io posso portare questo esempio, che la gente magari conosce: la
musica de “Il postino” con cui Bacalov ha vinto un Oscar, non so se ve lo
ricordate. Comunque, dopo anni e anni la figlia erede di Sergio Endrigo ha
dimostrato in tribunale che il brano è totalmente copiato da una canzone di suo
padre, ok? Il giudice ha decretato: “… benissimo, allora d'ora in poi i
soldi verranno divisi tra tutti e due”. Ma come [ride, ndr], il brano era
uscito 10 anni prima e ha preso l'Oscar, ma la legge decide che tutto il
passato non conta e si comincia da adesso? Comunque, quello che noi intendiamo
fare con le azioni che abbiamo iniziato in questo finale di anno è rivendicare
il diritto d'autore di artisti italiani, perché le multinazionali americane non
possono pensare di venire in Italia, rubare il materiale nostro e guadagnarci
sopra. Quindi è il dovere di un artista difendere la propria arte, anche nei
tribunali quando necessario.”
Purtroppo
la vicenda è piuttosto complicata, perché c'è la Universal di mezzo in tutti e
due gli album.
“Allora, la cosa è molto complicata perché la casa discografica
e proprietaria del nastro originale, e la Universal, che possiede le edizioni,
sono anche i proprietari del brano “Genesis” [brano in oggetto, ndr] di
Busta Rhymes. In altre parole, hanno fatto un'azione illegale in casa, se la
sono fatta in casa tra di loro. Sarebbe come se la casa editrice di un libro di
successo facesse uscire un libro in cui il primo capitolo è uguale identico a
quello - dopo c'è qualche cosa di diverso, poi il secondo capitolo è uguale
identico all'originale - e permettesse all'autore illegale di fare soldi a
scapito dell'originale. Questa è la novità assoluta e la particolarità del
nostro caso.”
Insomma
in qualsiasi modo finisca questa faccenda, la Universal ha torto ma ci guadagna
sempre.
“Esatto, infatti se noi avessimo fatto una causa in America, in
caso di vittoria il cinquanta per cento sarebbe comunque andato alla casa
discografica e alla casa editrice, che in realtà fin dall'inizio si oppongono a
queste azioni [ride, ndr]. È comico, però sono cose che succedono.”
Però
a quanto pare la Siae in Italia qualcosa ha fatto.
“Beh, nel caso specifico la Siae è sta l'unica che ci ha
appoggiato, perché ha bloccato i diritti italiani di questo signore per il
brano, fino alla risoluzione della faccenda, che speriamo avvenga in tempi
brevi, ma sono tanti i soggetti coinvolti. Io non vorrei annoiare dilungandomi,
ma una delle cose comiche è che la mia voce è accreditata a un'artista
afro-americana, a una signora esistente, non è inventata. Quindi io penso sia
un caso più unico che rato, perché mai nessuno ha potuto accreditare la voce di
un uomo a una donna, insomma qua siamo nel campo del comico.”
Ecco,
ricordiamo che questa vicenda è uscita anche su Repubblica e a novembre sul tuo
blog www.bernardolanzetti.blogspot.com, c'è un articolo e un video che fa sentire
su un canale la tua canzone leggermente aumentata di velocità, e sull'altro la
loro. Ma in cuffia senti la stessa canzone. Quindi uno non è che si sta
inventando le cose.
“Esatto [ride, ndr]. Sì, non c'è neanche bisogno di una perizia.
È comico, io uso sempre questa parola perché la mettiamo qua, sul comico.”
Poi
quella donna è riuscita a cantare in quell'accento particolare italo texano che
ti appartiene.
“Esatto sì [ride, ndr]. Vedo che ti sei informato bene.”
In
conclusione abbiamo detto che non ci possiamo scontrare con la Universal perché
non faranno niente, però alla fine cos'è che si può sperare venga fuori da
questa vicenda? Una maggiore tutela per gli artisti italiani?
“Allora, in questa vicenda l'avvocato italiano che sta seguendo
il caso dice che è stata violata tutta una serie di diritti italiani, quindi
nazionali, internazionali, più altri casi che fanno legislazione. Inoltre la
casa discografica e la casa editrice hanno peccato in mancata vigilanza, cioè
hanno permesso che un loro artista rubasse in casa, ok? In più, dulcis in
fundo, vi è concorrenza sleale, che non c'è neanche bisogno di spiegare: uno
ruba un pezzo e fa concorrenza al pezzo originale. Quindi vedremo cosa
succederà, sarà interessante. Ripeto, noi siamo abbastanza distaccati nel
seguire questa cosa, la mettiamo come un episodio grottesco, quando vediamo che
al parlamento europeo se le inventano di tutte per proteggere il diritto
d'autore, e poi in casa, in Italia, le multinazionali americane fanno quello
che vogliono.”
E
noi continueremo a seguirti. State anche voi in contatto con Bernardo, sul suo
blog su www.bernardolanzetti.blogspot.com, e vediamo un pò come va questa vicenda.
Ti ringrazio per questa tua testimonianza, ti faccio un break a
leg per il 15 a Lugagnano, con te e gli Acqua fragile con sei componenti.
Grazie ancora.
“Grazie a te, abbraccionissimo a tutti quanti e avanti, bisogna
continuare a credere nelle proprie forze, nella propria arte, e il tempo ci
darà ragione, perché diciamo che comunque vada è innegabile che il testo in
inglese scritto da un italiano ha venduto un milione di dischi negli Stati
Uniti d'America. E nessun altro può vantarsi di questa cosa, né Domenico
Modugno, né Bocelli, né altri, perché qua si tratta di un testo in inglese che
ho scritto io quando ero ragazzo in Italia. Va bene [ride, ndr]? Ciao, ciao.”
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