sabato 16 marzo 2019

Bernardo Lanzetti: trasposizione intervista radiofonica di Max Rock Polis

Fotografia di Renzo De Grandi


Bernardo Lanzetti
La copia che non ti aspetti

Trasposizione dell’intervista di Max Rock Polis di dicembre 2018

La vita degli artisti di talento, soprattutto se di lungo corso, può sempre riservare le sorprese più inaspettate. È così che Bernardo Lanzetti, voce e leader dei settantiani Acqua Fragile, parallelamente ad aver riformato il suo gruppo per tornare a registrare nuovi album e a fare concerti, un giorno ha scoperto che un artista americano ai suoi esordi decise di prendere per sé una parte di una sua canzone dell'epoca, forse convinto che tutti se ne fossero dimenticati. Ma non certo Bernardo, sentite com'è andata.

Ed eccoci qui, siamo in collegamento con la Spagna, con Benardo Lanzetti. Ciao Bernardo.
“Ciao, ciao a te e a tutti gli ascoltatori.”

Intanto io vorrei cominciare con una buona notizia che riguarda i tuoi Acqua Fragile, cioè l'allargamento del gruppo: avete trovato qualche nuovo artista che vi accompagna e vi accompagnerà.
“Sì, abbiamo messo a posto una nuova lineup, il gruppo si è riformato attorno ai tre originari, e abbiamo trovato altri tre elementi molto validi, che credono nella musica che facciamo, e quindi siamo molto soddisfatti.”

Fantastico, nominiamoli e salutiamoli.
“Va bene, allora oltre a Piero Canavera alla batteria e voce e Franz Dondi al basso, che sono con me negli originari, abbiamo Stefano Pantaleoni alle tastiere, Michelangelo Ferilli alle chitarre e Rossella Volta ai cori e vox.”

Finalmente il ritorno degli Acqua Fragile anche con un membro in più rispetto a quella degli anni '70.
“Eh sì. Era impossibile ricreare il sound dei cori dell'epoca, che era uno dei nostri elementi distintivi. Gino [Campanini, ndr] non è più nella musica, e di conseguenza abbiamo preferito dare un taglio anche un pò più espressivo, per permetterci lo sviluppo futuro con una voce femminile all'interno del nostro entourage.”

Ecco, ricordiamo che vi potremo ascoltare in concerto il 15 dicembre a Lugagnano, al Club il Giardino, vicino Verona.
“Sì esatto, in questo piccolo tempio della musica prog. Siamo onorati di poterci presentare in quell'occasione.”

Aldilà dell'onore, il vostro pubblico affezionatissimo godrà veramente del grande regalo che fate a tutti, con questo grandissimo ritorno.
“Sì grazie, noi ci crediamo tutti quanti.”

E poi tra l'altro l'altra volta ci dicesti che a livello internazionale il vostro album ha avuto grandi recensioni e sta andando benissimo. “A new chant” è un bellissimo vostro ritorno.
“Sì grazie, è una cosa che ha stupito tutti quanti come le recensioni, soprattutto britanniche, non solo siano molto positive, ma i giornalisti, i critici si sentano autorizzati a usare un linguaggio molto nobile e molto poco british, più internazionale. Usando anche parole francesi e italiane, come per venire incontro a un messaggio di notevole spessore. Quindi è un'altra cosa positiva in più. Devo fare i complimenti a questi critici perché si sono inventi un linguaggio più moderno, più europeo. Più artistico, ecco, e meno da cronista.”

Ne siamo veramente contenti, perché siete l'orgoglio italiano nel mondo. Ma parliamo della canzone “Cosmic mind affair” dal vostro grandissimo album del '74, perché da tempo dietro ci sta ruotando una vicenda che solo da poco hai deciso di portare alla luce.
“Grazie [ride, ndr]. Sì, prima diciamo che ho lavorato sotto, senza disturbare nessuno, se non gli elementi coinvolti. Poi a un certo punto abbiamo assorbito anche una, per così dire, certa forma di rabbia, perché c'è qualcuno che ti ruba la musica, e non solo quella: ma anche le parole, la voce, il sound. Penso che sia un caso limite, però abbiamo superato questo concetto della rabbia e siamo arrivati quasi a un fatto comico. Dobbiamo immaginare che un rapper americano [Busta Rhymes, ndr] vada a prendere la musica in totale, quindi a campionare in totale la prima strofa del nostro brano “Cosmic mind affair”, ripeterla per innumerevoli volte mentre lui ci parla sopra. Non contento, deposita il brano come se fosse suo, sia la musica che il testo. Ora immaginate un rapper afro-americano, così critico verso la società statunitense, che va a prendere un testo in inglese scritto da un bianco italiano [ride, ndr].”

Mi verrebbe da dire che sei talmente inimitabile che ti ha dovuto prendere e campionare, non era in grado di fare quello che hai fatto tu.
“No, secondo me lì pensava di farla franca, perché nel suo album del 2001, agli inizi della carriera di Busta Rhymes, ci sono venti brani. Lui ha avuto la fortuna di avere ospiti di grande spessore nel suo album, ha avuto Jack Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, ha avuto Pharrell Williams [famoso rapper, ndr]. Ma tutti questi qua hanno firmato il loro lavoro, mentre lui si è impossessato del nostro e se l'è firmato lui [ride, ndr].”

Ma anche solo per dire, economicamente, ha certificato più di un milione di copie vendute. Se ti avesse dato anche un centesimo a copia, sarebbe stata una discreta cifra.
“Sì [ride, ndr], allora, un conto è il diritto, un conto invece sono le leggi. Io posso portare questo esempio, che la gente magari conosce: la musica de “Il postino” con cui Bacalov ha vinto un Oscar, non so se ve lo ricordate. Comunque, dopo anni e anni la figlia erede di Sergio Endrigo ha dimostrato in tribunale che il brano è totalmente copiato da una canzone di suo padre, ok? Il giudice ha decretato: “… benissimo, allora d'ora in poi i soldi verranno divisi tra tutti e due”. Ma come [ride, ndr], il brano era uscito 10 anni prima e ha preso l'Oscar, ma la legge decide che tutto il passato non conta e si comincia da adesso? Comunque, quello che noi intendiamo fare con le azioni che abbiamo iniziato in questo finale di anno è rivendicare il diritto d'autore di artisti italiani, perché le multinazionali americane non possono pensare di venire in Italia, rubare il materiale nostro e guadagnarci sopra. Quindi è il dovere di un artista difendere la propria arte, anche nei tribunali quando necessario.”

Purtroppo la vicenda è piuttosto complicata, perché c'è la Universal di mezzo in tutti e due gli album.
“Allora, la cosa è molto complicata perché la casa discografica e proprietaria del nastro originale, e la Universal, che possiede le edizioni, sono anche i proprietari del brano “Genesis” [brano in oggetto, ndr] di Busta Rhymes. In altre parole, hanno fatto un'azione illegale in casa, se la sono fatta in casa tra di loro. Sarebbe come se la casa editrice di un libro di successo facesse uscire un libro in cui il primo capitolo è uguale identico a quello - dopo c'è qualche cosa di diverso, poi il secondo capitolo è uguale identico all'originale - e permettesse all'autore illegale di fare soldi a scapito dell'originale. Questa è la novità assoluta e la particolarità del nostro caso.”

Insomma in qualsiasi modo finisca questa faccenda, la Universal ha torto ma ci guadagna sempre.
“Esatto, infatti se noi avessimo fatto una causa in America, in caso di vittoria il cinquanta per cento sarebbe comunque andato alla casa discografica e alla casa editrice, che in realtà fin dall'inizio si oppongono a queste azioni [ride, ndr]. È comico, però sono cose che succedono.”

Però a quanto pare la Siae in Italia qualcosa ha fatto.
“Beh, nel caso specifico la Siae è sta l'unica che ci ha appoggiato, perché ha bloccato i diritti italiani di questo signore per il brano, fino alla risoluzione della faccenda, che speriamo avvenga in tempi brevi, ma sono tanti i soggetti coinvolti. Io non vorrei annoiare dilungandomi, ma una delle cose comiche è che la mia voce è accreditata a un'artista afro-americana, a una signora esistente, non è inventata. Quindi io penso sia un caso più unico che rato, perché mai nessuno ha potuto accreditare la voce di un uomo a una donna, insomma qua siamo nel campo del comico.”

Ecco, ricordiamo che questa vicenda è uscita anche su Repubblica e a novembre sul tuo blog www.bernardolanzetti.blogspot.com, c'è un articolo e un video che fa sentire su un canale la tua canzone leggermente aumentata di velocità, e sull'altro la loro. Ma in cuffia senti la stessa canzone. Quindi uno non è che si sta inventando le cose.
“Esatto [ride, ndr]. Sì, non c'è neanche bisogno di una perizia. È comico, io uso sempre questa parola perché la mettiamo qua, sul comico.”

Poi quella donna è riuscita a cantare in quell'accento particolare italo texano che ti appartiene.
“Esatto sì [ride, ndr]. Vedo che ti sei informato bene.”

In conclusione abbiamo detto che non ci possiamo scontrare con la Universal perché non faranno niente, però alla fine cos'è che si può sperare venga fuori da questa vicenda? Una maggiore tutela per gli artisti italiani?
“Allora, in questa vicenda l'avvocato italiano che sta seguendo il caso dice che è stata violata tutta una serie di diritti italiani, quindi nazionali, internazionali, più altri casi che fanno legislazione. Inoltre la casa discografica e la casa editrice hanno peccato in mancata vigilanza, cioè hanno permesso che un loro artista rubasse in casa, ok? In più, dulcis in fundo, vi è concorrenza sleale, che non c'è neanche bisogno di spiegare: uno ruba un pezzo e fa concorrenza al pezzo originale. Quindi vedremo cosa succederà, sarà interessante. Ripeto, noi siamo abbastanza distaccati nel seguire questa cosa, la mettiamo come un episodio grottesco, quando vediamo che al parlamento europeo se le inventano di tutte per proteggere il diritto d'autore, e poi in casa, in Italia, le multinazionali americane fanno quello che vogliono.”

E noi continueremo a seguirti. State anche voi in contatto con Bernardo, sul suo blog su www.bernardolanzetti.blogspot.com, e vediamo un pò come va questa vicenda. Ti ringrazio per questa tua testimonianza, ti faccio un break a leg per il 15 a Lugagnano, con te e gli Acqua fragile con sei componenti. Grazie ancora.

“Grazie a te, abbraccionissimo a tutti quanti e avanti, bisogna continuare a credere nelle proprie forze, nella propria arte, e il tempo ci darà ragione, perché diciamo che comunque vada è innegabile che il testo in inglese scritto da un italiano ha venduto un milione di dischi negli Stati Uniti d'America. E nessun altro può vantarsi di questa cosa, né Domenico Modugno, né Bocelli, né altri, perché qua si tratta di un testo in inglese che ho scritto io quando ero ragazzo in Italia. Va bene [ride, ndr]? Ciao, ciao.”



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