Ottobre 1974, parte il Tour della Premiata Forneria Marconi con
gli Arti & Mestieri, gruppo
"supporter".
La PFM era agli "albori", e
per il gruppo torinese di Beppe Crovella & Co. fu l'occasione per
farsi conoscere dal grande pubblico.
Di tutto un Pop…
Wazza
«La nostra casa discografica era la Cramps, la guidava Franco Mamone, che era anche il manager della Premiata Forneria Marconi. Fu lui a scegliere gli Arti & Mestieri come gruppo spalla da far scoprire all’Italia».
Nel racconto del primo viaggio c’è
tutto lo spirito di quel periodo: «La tournée iniziava da Palermo, così
partimmo in furgone, un Transit, verso la Sicilia. Viaggiamo dalle 22 del sabato
sera alle 10 del lunedì mattina; alle 17 eravamo sul palco del teatro per il
primo dei due concerti del giorno. Nelle sale si faceva la doppia, mentre nei
palazzetti dello sport la serata era unica».
Era il 1974, e sulla mappa di un tour del genere non poteva mancare il Palasport del Parco Ruffini, dove il gruppo di Crovella fece gli onori di casa e il pubblico straripava: «La capienza era intorno ai seimila spettatori, ma quella sera erano novemila. Il rock cosiddetto progressive andava forte in Italia, più che in altri paesi».
Lo confermarono alcuni incontri
ravvicinati che gli Arti & Mestieri ebbero in quel periodo: «I Gentle
Giant a Torino restarono a bocca aperta, in Inghilterra erano abituati a
esibirsi in club da 300 persone, qui si trovarono di fronte una marea di
migliaia e migliaia di fan».
Gli stranieri si passavano la parola, a volte le loro tournée
italiane partivano da spazi periferici, per poi dilagare al secondo giro.
«I Genesis, per esempio, li vidi la prima volta alla
Rotonda di Cuorgnè; i concerti successivi avrebbero riempito all’inverosimile
il solito Palazzetto».
Con le prime contestazioni: «Gli
autoriduttori iniziarono a farsi sentire a metà decennio, eppure per le band
anglosassoni l’Italia restava una meta privilegiata grazie ai numeri da
capogiro degli spettatori che accorrevano ad ascoltarli».
Tra Arti & Mestieri e PFM i rapporti erano ottimi: «L’appuntamento sicuro era per mangiare tutti insieme nel dopo concerto, ma prima di ogni show Franz Di Cioccio veniva nel nostro camerino a chiacchierare. Per noi inoltre era molto istruttivo lavorare con i loro tecnici, gli inglesi della Manticore, l’etichetta di Emerson, Lake & Palmer. Andammo vicini a firmare un contratto del genere anche noi, ma i management non si accordarono».
Oltre che di tecnici, era una
questione di strumenti: «Una volta il loro tastierista Flavio Premoli mi
fece adoperare il suo organo, un’altra capitò che lasciarono uno strumento
prezioso, il Mellotron, al Teatro Valdocco. Anni dopo, quando dopo un periodo
di silenzio riformammo gli Arti & Mestieri, andammo a cercarlo, ma non
c’era più».
Resta in rete una puntata di Speciale
per voi, di Renzo Arbore, in cui il popolare showman mostra lo strumento della
PFM e ne illustra il funzionamento.
La simbiosi tra le due formazioni avrebbe fruttato anche all’estero: «Debuttammo con la PFM laggiù, piacemmo e da quella serata scaturirono altri tre tour degli Arti & Mestieri».
Beppe Crovella
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