Sabato 12 luglio scorso, arrivato nella piazza di Tuoro, sul
Trasimeno, per sentire l'amico Simone cantare e suonare, ecco che mi viene
incontro l'inglese Joseph che mi confida di possedere i primi due album dell'Acqua
Fragile! Grande emozione!
Tristemente riporto che Luca Giuliani, valente pianista e compagno di avventure musicali fin dal 2014, in occasione di un mistico evento rock ad Assisi, è venuto improvvisamente a mancare la scorsa settimana.
Domenica prossima, 29 giugno avremmo dovuto suonare e cantare ancora insieme.
Sabato 7 giugno a Pecetto di Valenza, nuovo episodio targato Beggar’s Farm, in quella zona di conforto per
la band che è l’Alessandrino.
Un momento speciale targato LILT (Lega Italiana Per La
Lotta Contro I Tumori), e quindi utilizzato, anche, per raccogliere fondi nel
corso di un concerto totalmente gratuito.
È stata anche l’occasione per ricordare Vittorio De Scalzi,
che proprio a Pecetto, il 2 luglio del 2022, tenne il suo penultimo concerto,
22 giorni prima di lasciarci.
Ma la band capitanata da Franco Taulino non si è
esibita da sola in questa occasione e, come spesso accade – non solo in questo
contesto – il frontman, l'ospite, il nome illustre è risultato Bernardo
Lanzetti: inutile ricordare il suo curriculum!"
Luogo deputato alla manifestazione un magnifico centro
sportivo, un verde totale che ha contribuito a creare la giusta atmosfera in
una serata di inizio estate, con un clima particolarmente clemente.
E proprio nel centro di un campo di calcio è stato allestito un
palco degno dell’evento.
Un set misto, quello che propongo a seguire, atto a contenere
il passato musicale di Lanzetti, le esperienze più importanti del gruppo di
casa e, soprattutto, frammenti di New Trolls, tanto per omaggiare il suo musicista
simbolo.
Lanzetti si esibisce con una mano ingessata, ma sul palco non
si nota, nessun impedimento alla sua proverbiale dinamicità ma, soprattutto, la
voce resta inconfondibile, e alla fine la sua unica limitazione appare legata
all’impossibilità di suonare la chitarra.
La band è molto solida, come ho evidenziato più volte, e la
sua versatilità permette ad ogni “straniero” di trovarsi a proprio agio.
Il leader è il già citato Taulino, che quando propone un
repertorio vario, che prevede guests - e lui è un maestro nell’organizzare mix
stellari! - ha la capacità di defilarsi e contribuire alla causa senza esercitare
obbligatoriamente il suo normale ruolo di driver, cosa che al contrario accade sempre quando
veste i panni di Ian Anderson.
Ma sabato sera di Jethro Tull… solo il profumo!
Doveroso citare tutti i membri e i rispettivi ruoli, partendo
dal tastierista Kenny Valle, il più antico collaboratore di Taulino tra
quelli presenti.
Nel gruppo più “fresco” troviamo un grande Brian Belloni alla
chitarra...
... una solida sezione ritmica formata da Daniele Piglione al
basso e Riccardo Marchese alla batteria...
... e Mauro Mugiati, chitarra
acustica, tastiere e voce… e che voce!
Il ruolo di Franco, se parliamo di aspetti musicali, è stato,
as usual, quello di cantante, flautista, armonicista.
Lascio per ultimo un giovanissimo ospite locale,
trombettista, che esordiva con la Beggar’s proprio quel lontano giorno di luglio
di tre anni fa, Lorenzo Fossati.
Beh, la lettura della scaletta credo spieghi in modo icastico
la varietà, la trasversalità, passando dal prog più complesso come quello di
Genesis, PFM e BANCO arrivando al pop rock italiano dei New Trolls, passando
per il blues e il folk nobile di Dylan, senza dimenticare l’omaggio a Demetrio
Stratos.
A seguire propongo un piccolo medley che rimarrà come ricordo
di serata.
Il super ospite Lanzetti è ormai di casa, perfettamente integrato
in una band che pare gli sia cucita addosso, mentre lui non sembra sentire il
passare del tempo, riuscendo a mantenere una vocalità pazzesca, simbolo non
solo di talento, ma anche di lavoro duro e di rigore comportamentale.
Ma la cosa più importante, oltre la raccolta fondi è stata, a
mio avviso, la riuscita dell’evento, la creazione di un momento di estrema
serenità che ha coinvolto in modo osmotico pubblico e musicisti, tutti entusiasti
e consci che ciò che stavano vivendo sarebbe rimasto nella memoria collettiva.
Quale miglior modo per onorare il ricordo di Vittorio De Scalzi!
“Nell’estate del ’67 ero a Londra; dormivo in una specie
di Ostello a Notting Hill e per alcune settimane avevo lavorato in un
ristorante a Leicester Square. Prima di ripartire per altre città europee vissi
l’esperienza di immergermi in un mondo di musica, moda e socialità rimasto
unico e singolare.
I Beatles erano usciti con “All You Need Is Love”, subito
dopo “Sgt. Pepper’s”, alcuni degli Stones erano stati arrestati per droga,
Jack, Ginger ed Eric si presentavano con “Fresh Cream” e i Pink Floyd con Syd
Barrett suonavano “See Emily Play”.
Di giorno passavo molto tempo con una fauna variegata di
artisti, hippies, musicisti di strada, tra Soho e St. James’s Park dove per la
prima volta sentii parlare di “Hey Joe” e quindi di Jimi Hendrix e del suo
album Are you experienced.
Ricordo quando andai per acquistare quel disco in un negozio
famoso in cui era possibile ascoltare la musica desiderata in cuffia ma in
grandi cabine con finestre che davano su Piccadilly Circus.
Ecco, la puntina scava nel primo solco, Jimi sfrega il suo
plettro, di costa, perpendicolarmente a tutte le corde, giusto all’inizio del
manico (solo anni più tardi fui edotto circa questa diavoleria), sembra si
inneschi un larsen o forse un disco volante atterra sul traffico londinese e
“Foxy Lady” incontra il Cupido sulla fontana.
Tolgo le cuffie, esco concitato dalla cabina e urlo al
ragazzo alla cassa: “LO COMPRO!”
Ho molto amato Hendrix, per tutto quanto era e per tutto ciò
che ha fatto. Il suo grande genio innovativo, il suo ammirato rispetto per il
passato, i colori e il sorriso che indossava, la leggendaria chitarra
“sbagliata”, i testi dei suoi capolavori e persino il suo modo di cantare e
masticare il chewing gum.
Confesso di non aver capito, all’epoca, l’inno americano
suonato a Woodstock ma rivivo la commozione e lo sgomento quando, nel mio
girovagare, da una radio texana appresi della sua morte, come a suggellare che
lui non era di questo mondo”.
Riprendendo le modalità e le tematiche di un suo tribute
album, “Master Poets” (1999), Bernardo Lanzetti
torna sul palco con uno spettacolo dove testi, musiche e vocalità sono
celebrati con ammirazione, massimo rispetto e nota professionalità.
Certo, concerti senza fine sarebbero necessari anche solo per
accennare strofe e cantare i ritornelli di artisti quali Bob Dylan, Leonard
Cohen, Crosby, Stills Nash & Young, Tom Waits, Bruce
Springsteen, di gruppi come i Beatles e i Procol Harum senza
dimenticare il mondo del Rock Progressivo, giusto quello che ha visto Bernardo
dividere il palco con Greg Lake (Emerson Lake & Palmer), Steve
Hackett (Genesis) piuttosto che con David Jackson (Van der Graaf
Generator) o Ian Anderson (Jethro Tull) e naturalmente gli episodi con
la PFM o lʼAcqua Fragile.
Per il concerto, i brani più significativi del repertorio di
tanti grandi nomi sono stati scelti quindi con un criterio che tende a
valorizzare appunto il trittico “Musica, Parole e Vocalità” in massimo
equilibrio.
Racconti, aneddoti e curiosità, raccolte da Bernardo Lanzetti
in oltre cinquant’anni di carriera ma anche nelle sue esperienze in USA e Gran
Bretagna, negli anni ʼ60, renderanno lo spettacolo ancor più godibile.
Suonando la chitarra e il Glovox, accompagnato da altri
quattro strumentisti - Nicola Manniello/tastiere, Giovanni Massari/batteria,
Alessandro Peloso/ chitarra, Dario Mazzoli/Basso - una delle
ambizioni di “MASTER POETS” è quella di poter variare la scaletta dei vari
concerti, inserendo, di volta in volta, brani diversi senza tradire lo spirito
e il carattere dellʼoperazione.
Brevi note biografiche
Bernardo Lanzetti, autore/compositore/sperimentatore e cantante è sulla scena
dagli anni 70.
Già con i gruppi Acqua Fragile, PFM, Extra e Mangala Vallis,
egli, al suo attivo, conta 23 album ufficiali e più di 120 brani pubblicati tra
cui canzoni per Loredana Bertè e Ornella Vanoni.
Egli è, inoltre, lʼunico italiano citato tra gli artisti che
hanno inciso cover di Bob Dylan e ancora lʼunico autore italiano a cui è stato
concesso di co-firmare un brano del famoso rapper USA Busta Rhymes. Bernardo è
conosciuto come valente vocalist, dotato di una estensione che supera le tre
ottave e si è anche distinto per esperienze nel Teatro e nella Musica
dʼAvanguardia lavorando con Maurizio Pisati e il compianto Giorgio Gaslini. Nel
2023 ha fatto una maratona di canto di oltre 5 ore ininterrotte e nel 2024 ha
partecipato a “The Voice Senior”.
Ecco la recensione del sesto album di questa band progressive
rock italiana. È stato il primo album con il loro nuovo cantante Bernardo Lanzetti e anche il primo con testi
scritti originariamente in inglese. Al signor Fielder è piaciuto.
Continuate a leggere!
Recensione dell'album di Hugh Fielder
La PFM ha scelto un
momento propizio. Con i King Crimson ormai un ricordo e gli Yes impegnati nei
loro progetti solisti, si apre uno spazio per un'altra band desiderosa di
diffondere le proprie radici nel fertile terreno del pomp-rock. "Chocolate
Kings" sancisce il diritto della PFM a una significativa crescita,
e il loro attuale tour in Gran Bretagna dovrebbe favorirne la piena fioritura.
Già saldamente affermata come la migliore band rock italiana,
la PFM ha chiaramente puntato al mercato anglofono con questo nuovo album.
Hanno scritto tutti i testi in inglese (abbandonando la collaborazione con Pete
Sinfield) e, per aumentarne l'efficacia, hanno aggiunto il cantante Bernardo Lanzetti. La voce di Lanzetti presenta
una sorprendente somiglianza con quella di Roger Chapman (ex Family e ora
Streetwalkers); così marcata che inizialmente distoglie dall'immagine energica
che quella voce solitamente evoca. Solo superata questa prima impressione, il
mio apprezzamento per l'album è cresciuto costantemente, culminando con
l'ultimo brano, "Paper Charms".
La PFM non è certo una sconosciuta da queste parti. Il
coinvolgimento con Pete Sinfield dei Crimson e il loro album "The World
Became The World" avevano già costruito una solida reputazione. Deve
essere stata quindi una forte tentazione quella di seguire una strada più
sicura, cercando di inserirsi nel circuito dei grandi. Invece, "Chocolate
Kings" è un lavoro piuttosto audace che esplora diverse nuove aree,
integrandole con lo stile distintivo della band.
La loro abilità principale, che manca a molti esponenti
britannici dello stesso genere, è la capacità di trasformarsi in uno splendido
jazz-rock, rompendo la formula standard del pomp-rock, che a volte rischia
pericolosamente di scadere nell'autoparodia.
A ciò si unisce un suono piacevolmente spontaneo. Chiaramente
non amano le stravaganze da studio a 224 tracce, e si notano poche
sovraincisioni o massicci strati di tastiere a sovraccaricare l'ascolto.
A parte questo, devo ammettere che i testi a volte risultano
un po' insipidi, ma non è un difetto costante e funzionano bene nella title
track che conclude il primo lato.
È l'influenza jazz-rock, come accennato, a conferire un tocco
positivo a questo album. I primi due brani, "From Under" e
"Harlequin", mostrano entrambi un raffinato lavoro strumentale, in
particolare del chitarrista Franco Mussida. La title track presenta un'asprezza
decisamente marcata, insolita per questo genere musicale, ma che aggiunge
indubbiamente una gradita aggressività.
Il secondo lato presenta solo due brani, ed entrambi
permettono alla PFM di rilassarsi ed espandere le proprie idee con maggiore
agio. "Out Of The Roundabout" ha una linea vocale piuttosto banale,
ma offre molto di più a livello strumentale, scivolando persino in un leggero
tocco jazz per un momento, mentre "Paper Charm" ha probabilmente la
melodia migliore dell'album e una superba struttura strumentale con un efficace
apporto di flauto e violino da parte di Mauro Pagani.
Il concept di "Chocolate Kings" trae ispirazione
dall'arrivo dell'esercito americano in Europa durante la Seconda Guerra
Mondiale, quando distribuirono barrette di cioccolato ai bambini come gesto
amichevole. La PFM ritiene che la situazione stia cambiando, almeno
musicalmente. Il paragone potrebbe essere che stanno diventando una delle poche
band europee ad aver ottenuto un'ampia accettazione in Gran Bretagna.
L'iniziativa "VOX 40", del 2013, si staglia nella cronologia della musica italiana come un evento singolare, un
faro puntato sulla carriera di un artista dalla voce inconfondibile e
dall'impronta profonda: Bernardo Lanzetti.
Questo appuntamento speciale non fu semplicemente un concerto, ma una vera e
propria celebrazione di quattro decenni di dedizione musicale, un omaggio
sentito a un protagonista della scena, in particolare nell'ambito del
progressive rock che in Italia ha trovato una fertile e originale declinazione.
Il cuore pulsante del "VOX 40" risiedeva nella
volontà di ripercorrere le molteplici sfaccettature del cammino artistico di
Lanzetti. Dagli esordi vibranti con gli Acqua Fragile, band seminale del
progressive italiano, al periodo intenso e ricco di successi con la Premiata
Forneria Marconi (PFM), fino all'esplorazione di sentieri sonori più personali
e sperimentali nella sua carriera solista e nei progetti più recenti, l'evento
ha offerto uno sguardo caleidoscopico sulla sua evoluzione musicale.
Il titolo stesso dell'iniziativa, "Forty Years of Voice
Impossible" (Quarant'anni di Voce Impossibile), non era casuale. Esso
intendeva porre l'accento su quella che è sempre stata la cifra stilistica di
Lanzetti: una voce potente, versatile e capace di spaziare tra registri ed
emozioni con una naturalezza disarmante. L'evento mirava a celebrare questo
strumento unico, mettendone in luce le diverse sfumature attraverso le varie
performance proposte.
"VOX 40" si è trasformato in un vero e proprio
crocevia di talenti e affetti. Il palco ha accolto musicisti e amici che hanno
condiviso con Lanzetti tappe significative del suo percorso. La presenza di
membri originali degli Acqua Fragile ha rievocato le radici progressive, mentre
l'apporto dei musicisti della Chocolate Kings Band ha ripercorso il periodo
PFM. La partecipazione di altri ospiti ha arricchito ulteriormente la serata,
trasformandola in un abbraccio collettivo all'artista.
L'iniziativa non si è adagiata sulla semplice riproposizione
nostalgica dei successi del passato. Un elemento di grande originalità è stata
la reinterpretazione di alcuni brani, come nel suggestivo caso della sezione
"Acqua Fragile per Orchestra". Gli arrangiamenti curati da Mariano
Speranza e l'esecuzione da parte della Tango Spleen Orchestra hanno donato
nuova linfa vitale a composizioni iconiche, dimostrando la loro intrinseca
bellezza e la capacità di adattarsi a nuove vesti sonore.
"VOX 40" è andato oltre la semplice commemorazione.
È stato un atto di riconoscimento del profondo e duraturo contributo di
Bernardo Lanzetti alla musica italiana, in particolare al genere progressive
che ha contribuito a definire e arricchire. L'evento ha offerto un palcoscenico
ideale per celebrare la sua longevità artistica, il suo talento vocale
ineguagliabile e la sua passione contagiosa per la musica.
Una serata speciale e memorabile che ha saputo coinvolgere
colleghi, amici e, soprattutto, i tanti ammiratori che lo hanno seguito con
affetto per quattro decenni di "voce impossibile".
Mass-Media Stars, secondo album degli Acqua Fragile,pubblicato nel 1974, ultimo della prima fase legata ai
seventies, si presenta come un'opera di raffinata evoluzione per la band,
giungendo purtroppo come un prematuro canto del cigno. Forte del sostegno del
manager Franco Mamone, figura chiave anche per la Premiata Forneria Marconi, il
disco prosegue il percorso intrapreso con il debutto omonimo, mantenendo il
cantato in inglese con un occhio al mercato statunitense, ma affinando
notevolmente la struttura compositiva e la dinamicità dei brani.
L'analisi dei testi forniti delinea chiaramente una
maturazione stilistica che, pur affondando le radici nel fertile terreno del
progressive anglosassone, strizza l'occhio con decisione alle sonorità più
elaborate e teatrali. Questa influenza si manifesta in una maggiore complessità
degli arrangiamenti, in un uso più audace delle tastiere e in una generale
sensazione di movimento e varietà all'interno dei singoli brani.
L'opener "Cosmic Mind Affair" è un biglietto
da visita efficace di questa evoluzione. La voce evocativa di Bernardo
Lanzetti ci introduce in un universo sonoro ricco di colori, sostenuta da
fraseggi chitarristici di pregio e da un denso impasto sonoro di cori e
tastiere. La sezione ritmica, ben evidenziata, tesse una trama solida e
dinamica. L'attenzione ai dettagli è palpabile, con i giochi vocali che
riprendono il tema iniziale e un intermezzo di synth particolarmente curato,
dimostrando una consapevolezza compositiva più matura rispetto al passato.
"Bar Gazing" offre un contrasto
affascinante, immergendoci in atmosfere più delicate e sognanti. Qui, la
celebre vocalità di Lanzetti si dispiega in vocalizzi gentili e in passaggi più
potenti, a seconda delle esigenze del brano, confermando il suo talento interpretativo.
La recensione la definisce giustamente un "capolavoro" per la sua
capacità di creare un'emozione palpabile.
La title track "Mass-Media Stars" irrompe
con energia, caratterizzata da un interplay vivace tra chitarre e tastiere
sempre in primo piano. Il brano non concede un attimo di tregua, mantenendo un
flusso costante e piacevolmente variopinto. Ancora una volta, emerge la
tendenza del vocalist a "giocare" con la propria voce, interpretando
diverse sfumature all'interno del pezzo, un tratto che lo accomuna, come
giustamente notato, a Peter Gabriel.
"Opening Act" conferma la cifra stilistica
del gruppo. Dopo un'introduzione vocale peculiare, la canzone si sviluppa in
sezioni strumentali di notevole bellezza, arricchite da guizzi vocali e
culminanti in un finale corale. Questa struttura evidenzia la capacità della
band di bilanciare momenti puramente strumentali con la potente espressività
della voce.
"Professor" si distingue per una prima parte
strumentale particolarmente elaborata, interrotta dall'ingresso di cori e
sintetizzatori, elementi sonori che permeano l'intero album. Il finale,
purtroppo solo abbozzato, viene definito "straordinario" e lascia un
senso di incompiuto, un rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere sviluppato
ulteriormente.
"Coffee Song" riassume in modo efficace lo
stile distintivo degli Acqua Fragile, un brano piacevole e armonioso che
cattura appieno la sinergia tra Lanzetti e la sua band. Il motivo principale
che accompagna l'ascoltatore fino alla fine lascia un velo di amarezza,
consapevole del fatto che "Mass-Media Stars" rappresenta l'ultima
testimonianza di un gruppo che avrebbe avuto ancora molto da offrire al
panorama progressive italiano.
Le note aggiuntive e la lista dei musicisti confermano la
formazione talentuosa della band e il contributo di figure di spicco come Claudio
Fabi alla produzione e la Premiata Forneria Marconi come produttori, un
legame che sottolinea ulteriormente le affinità musicali tra i due gruppi.
In conclusione, Mass-Media Stars non è
semplicemente un seguito del debutto, ma un album che testimonia una crescita
artistica significativa degli Acqua Fragile. Pur mantenendo un'identità
progressiva ben definita, la band esplora territori più art rock e
sperimentali, con una maggiore attenzione alla complessità degli arrangiamenti
e all'uso delle tastiere. La voce carismatica di Bernardo Lanzetti rimane un
elemento centrale, ma si inserisce in un tessuto musicale più ricco e
stratificato.
Mass-Media Stars rimane un esempio prezioso e originale del rock progressivo
italiano degli anni '70, un album che richiede un ascolto attento per
apprezzarne appieno le sue molteplici sfumature e la sua indubbia ricercatezza.
Mass-Media Stars fu pubblicato dalla
Dischi Ricordi nel dicembre del 1974.
Tracce
Testi di Bernardo Lanzetti, musiche
di Piero Canavera
Lato A
Cosmic Mind
Affair – 7:19
Bar Gazing –
5:06
Mass-Media
Stars – 6:53
Durata totale: 19:18
Lato B
Opening Act – 5:40
Professor – 6:49
Coffee Song – 5:56
Durata totale: 18:25
Musicisti
Bernardo Lanzetti - voce, chitarra
elettrica, chitarra acustica a sei e otto corde
Tragica e immorale la condizione della musica nel mondo e,
come spesso accade, l’Italia sa essere la portabandiera di chi umilia gli
artisti della musica, costretti a farsi da parte a favore di personaggi
discutibili, e i tecnici del suono, relegati a smanettare il solo autotune.
Ecco però che ci sono soggetti che inventano nuovi modi per
produrre musica e suoni che non sono destinati al cosiddetto mercato, quello
monopolizzato dai dee-jay, dalle major e dai loro rapper, per intenderci.
Certo, gli studi sulla vocalità e le sue sperimentazioni
possono considerarsi ancora agli inizi per quanto ne concerne l’applicazione,
ma già ci sono pubblicazioni scientifiche che ne proiettano l’uso per curare
patologie mediche mentre, da sempre, si celebrano i benefici sull’umore e la
psiche.
Trovo il campo fantastico e stimolante, permette di bypassare
i discografici, i media musicali mainstream, e aprire nuovi orizzonti.
Parallelamente alla mia attività di compositore e performer,
nel mio piccolo, sto sperimentando con l’elasticità del mio apparato vocale e
con l’insegnamento cosiddetto “modeling” ovvero: si impara a cantare guardando
oltre che ascoltando. Dopo trent’anni anche il mio Glovox, guanto munito di
sensori che trasforma la voce umana in uno strumento elettrico monofonico, ha
trovato riscontro in più di un ambiente.
È così che Riccardo Cerutti,
sound engineer e sperimentatore mi ha contattato per raccontarmi la sua
invenzione, Mag.00sapendo che le mie orecchie lo avrebbero ascoltato.
Riccardo Cerutti
Breve storia del Mag.00
Mi presento, sono Riccardo Cerutti, esercito la professione
di fonico da diversi anni ed ho collaborato alla realizzazione alcuni progetti
nel campo dell’audio e dell’acustica per aggiungere migliorie da applicare ai
sistemi in uso.
Ho deciso di creare questo diffusore acustico da destinare
agli atleti non vedenti dopo aver collaborato per la creazione di un sistema
dedicato al pubblico ipovedente ed installato nello stadio di San Siro per l’AC
Milan.
Confrontandomi con l’allenatore della nazionale di sci
alpino, ho capito che per migliorare la sciata degli atleti, bisognasse
ottenere un diffusore acustico leggero, performante dal punto di vista della
potenza e della pressione, aumentando la direzionalità del suono, creando
quindi un “corridoio sonoro” per fornire più informazioni al concorrente,
permettendogli di aumentare sicurezza e di conseguenza velocità.
Ho progettato e
realizzato il MAG.00 sulle informazioni datemi da Chiara Mazzel,
sciatrice paralimpica non vedente, come un sarto cuce un abito addosso al
proprio committente.
È un prodotto costruito artigianalmente, non di produzione
industriale, mirato alle esigenze individuali di chi pratica sport necessitando
di aiuto, ciò non toglie che possa essere utilizzato in altre situazioni come,
ad esempio, ausilio alle guide nei musei, negli eventi o in qualsiasi locazione
in cui si richieda una piccola diffusione audio senza allacciamento alla rete elettrica.
Risultato: Chiara e Fabrizio, la guida, sono riusciti
ad abbattere i cronometraggi precedenti di parecchi secondi che nello sci sono
un’eternità. Ecco le dichiarazioni di Chiara dopo aver utilizzato e preso
confidenza con il Mag.00 che ricorda inoltre il famoso cartone animato di mister
Magoo.
“Con MAG.00 sto riuscendo ad affrontare le mie sessioni di
allenamento e gara con molta più sicurezza rispetto al sistema utilizzato in
precedenza. Il suono è altamente direzionale, riesco perfino a capire se mi
sono spostata di mezzo metro a destra o a sinistra rispetto alla guida che mi
precede e quindi mi riallineo a lei grazie alla notevole acustica
dell'apparato. La cosa che più mi ha stupito è che finalmente sono in grado di
percepire la profondità, riesco a capire se la guida si sta allontanando da me
e quindi posso dirgli di rallentare!”.
Nel 1988, in occasione
del "Festival Due Dimensioni", alla sua prima esperienza al Teatro 2
di Parma, anche il sottoscritto Bernardo Lanzettisi
"faceva in due".
Terminate le prove de "L'Opera da tre
Soldi" in una delle sale, ecco che mi precipitavo nella sala accanto per
il "Porgy & Bess".
Dal mondo Brechtiano
(anche se l'opera era in Italiano), in un attimo, si passava al blues sinfonico
di Gershwin in lingua originale del profondo sud confederato.
Durante le prove de
"L'Opera da tre soldi", in un passaggio orchestrale
"PP-pianissimo" smisi di cantare perché assolutamente convinto che
l'abbassamento improvviso di volume fosse causato da un'interruzione della corrente
elettrica!
Nel Recital con
Silvano Pantesco, interpretavo anche "Surabaya Johnny". Il fatto è
che cantavo in tedesco, con un improbabile accento, un testo assolutamente
femminile!
Durante le repliche
del "Polifemo", poiché si era sul palco del Teatro Regio a piedi
nudi, mi fu assegnato il camerino della "Soprano" essendo l'unico
fornito di bidet e quindi utile per il lavaggio dei piedi dopo ogni spettacolo.
In "West Side
Story", le parti femminili erano affidate alla cantante Candace Smith per
cui si veniva a creare una curiosa situazione: l'italiano Bernardo cantava in
americano la parte di Tony, mentre l'americana Candace cantava, con accento
latino, la parte della portoricana Maria. Esilarante era vedere la perplessità
del pubblico quando Maria, nelle parti recitate, mi metteva in guardia circa
suo fratello che nell'opera si chiama giustappunto "Bernardo"!
Nel '97, per
"Kaddish" dramma tratto dall'omonimo poema di Allen Ginsberg, il
"Teatro Arsenale" mi chiese di musicare alcuni brani e di cantarli in
scena mentre, per le parti strumentali, riuscii a coinvolgere Damiano Della
Torre, un giovane polistrumentista di talento con cui all'epoca già collaboravo
intensamente soprattutto in situazioni live. Alla prima teatrale ebbi l'onore
di conoscere Fernanda Pivano delle cui traduzioni il lavoro si avvaleva.
Ora, esattamente 3
anni dopo la PFM arrivava ad una collaborazione con la Pivano ed inseriva
Damiano nel suo organico.
Singolare è il fatto
che da quel momento il Della Torre sembra aver perso i miei recapiti.
A metà degli anni '80,
pensai un manifesto in occasione di un mio tour nelle birrerie.
Poiché, insieme al
chitarrista Marco Colombo, veniva privilegiato un repertorio Rock ma ci si
avvaleva di mezzi elettronici -per l'epoca- molto avanzati, feci realizzare un
manifesto, in bianco e nero, ispirandomi ad una foto dello scrittore William
Burroughs. Fu così che venni fotografato vestito con giacca, cravatta e
cappello esattamente come l'anziano Bill.Esattamente come 15 anni dopo nel lavoro teatrale Mr.Burroughs/Mr.
Bladerunner!
Bernardo Lanzettisi avvicina al Teatro
nel 1988 quando il gruppo di musicisti classici denominato "Orchestra Due
Dimensioni" lo contatta per interpretare produzioni, in forma di Oratorio,
de " L'Opera da tre soldi" e "Porgy Bess" nell'ambito di un
festival musicale al "Teatro 2" di Parma.
Con la direzione
d'orchestra di Giorgio Gaslini, il primo lavoro avrà un fortunato seguito con
altri allestimenti, prima con l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e,
successivamente, con il Teatro di Casalecchio (Bo).
Il 10 Settembre 1993,
sotto la direzione di C. Ciampa, Bernardo è di nuovo protagonista dell'opera di
K.Weill-B.Brecht alla XIV Rassegna "Benevento Città Spettacolo".
Nell'opera blues
sinfonica di G. Gershwin, accompagnato dai 50 elementi dell'Orchestra "Due
Dimensioni" diretta da A. Nidi, il Lanzetti si trova invece ad
interpretare tutte le parti maschili nella memorabile serata del 31/12/1988.
L'anno dopo, sempre al
Teatro 2 di Parma, Bernardo Lanzetti è tra gli Interpreti di
"Requiem" di Alessandro Nidi, testi di Sam Shepard, concerto per Voci
Soliste, Coro e sintetizzatori.
Viene anche registrata
una versione in studio per l'etichetta "Ottava".
Parallelamente a
queste produzioni, Bernardo Lanzetti e Silvano Pantesco, conosciutisi sul palco
dell'Opera da Tre Soldi, danno vita ad un Recital che li vede interpreti del
meglio dei "songs" del '900, nei luoghi classici dei teatri ma anche
in spazi insoliti quali cabaret e discoteche.
Nel '91, con il
"Teatro delle Briciole" di Parma, Bernardo è Polifemo nell'Opera
omonima in scena al Teatro Regio di Parma dal 10 al 21 Maggio.
L'Opera di A. Nidi,
tratta dal IX libro dell'Odissea con la traduzione di Rosa Calzecchi Onesti,
vede bambini interpreti e musicisti di un progetto di lavoro "adulto"
e d'avanguardia.
Il
"Polifemo" verrà riproposto anche a Marsiglia, sull'isola che la
fronteggia, nell'ambito di un singolare Festival Internazionale del Teatro.
Con "l'Orchestra
Toscanini" di Parma, nel 1992, Bernardo interpreta Tony in una
produzione-oratorio di "West Side Story" di Leonard Bernestein.
La collaborazione con
Giorgio Gaslini riprende nel 1996 quando Bernardo interpreta il ruolo di Jago
nella prima assoluta a Verona dell'opera Jazz "Mr. O".
Nel '97 Bernardo
lavora a "Kaddish" dramma tratto dall'omonimo poema di Allen
Ginsberg. Nell'allestimento teatrale del "Teatro Arsenale", in
replica l'anno successivo al Teatro Litta, l'artista interpreta in scena
canzoni da lui scritte appositamente. Il brano "Oh Mother", ispirato
a Kaddish, è presente nel CD "Master Poets".
Nel 2000/01 per Mr.
Burroughs/Mr. Bladerunner, un lavoro teatrale tratto dagli scritti di William
Burroughs, il Lanzetti torna di nuovo a lavorare per il Teatro Arsenale. Questa
volta arriva anche a recitare nel ruolo di una specie di "Assistente del
Virus". Le musiche sono firmate anche da D. Mazzoli mentre l'esecuzione in
scena è affidata interamente al Lanzetti che si avvale dei suoi personalissimi
strumenti elettronici per la vocalità unitamente al suo potente e singolare
canto.
Nel Novembre 2001
Bernardo interpreta con grande personalità “Fango”, un singolare
"Macbeth" ispirato all’opera di W. Shakespeare con allestimento del
"Teatro delle Briciole", regia di Letizia Quintavalla e musiche di
Giuseppe Verdi.
Nel 2007 A Bresso e poi al Teatro Arsenale partecipa
al Progetto Céline ne LA CHIESA. Considerata un’anticipazione del “Viaggio al
termine della notte”, “La Chiesa” è un testo poco frequentato. Le disavventure
di Bardamu, ”un ragazzo senza importanza collettiva, appena un individuo”, si
rincorrono lungo un itinerario che va dalle colonie africane all’ambiguo mondo
del teatro newyorchese, dalle sale della Società delle Nazioni alla periferia
parigina. Una commedia divertita e feroce: La verità è la morte. La vita non è
che un’ebbrezza, una menzogna. Fragile e indispensabile.