Recensione di “A New Chant" estrapolata dal sito “Il Blog che
graffia”
di Renato la Monica
Invitato da
Ascoltare gli Acqua Fragile è come immergersi
nella vasca idromassaggio della serenità. La loro musica, preziosa come una
moneta antica e carica di pathos, impiega pochi minuti per trovare un varco
nelle zone più intime del cuore. Le otto tracce di “A New Chant”, pur proiettate nel futuro, devono necessariamente fare i
conti con un passato glorioso. E quindi ingombrante. Un passato che riaffiora
dopo ben 44 anni, con una produzione dal respiro internazionale in grado di
riannodare i fili di un discorso da sempre orientato verso il punto cardinale
della coerenza.
Con questo lavoro
gli Acqua Fragile lucidano le ali del progressive, contaminando la scena con
pennellate psichedeliche d’autore. Il mantra del disco è racchiuso nella frase
di Jamie Muir, ex percussionista dei King Crimson: “Non pensare a quello che la musica può fare per te. Pensa a quello che
tu puoi fare per la musica”. La citazione è contenuta nel brano “Tu per
lei”, unico pezzo in italiano del Cd.
Gli
episodi più riusciti nel disco, a mio avviso, sono la title track, una melodia
struggente, introdotta e accompagnata da un arpeggio celestiale, “My forte”,
un sapiente incastro di suoni e colori, “The Drowning”, una morbida
cavalcata nelle immense praterie degli anni settanta, e “How Come”,
caratterizzata dal vibrante dialogo voce-chitarra acustica. Ma
tutte le canzoni del disco – peraltro definirle canzoni è riduttivo – hanno un
loro perché.
In definitiva, Bernardo Lanzetti, Franz Dondi e Piero Canavera tornano alla ribalta con un disco che intriga e commuove. E, dopo averlo ascoltato un paio di volte, viene voglia di spargere nell’aria coriandoli di gioia.
Ho subito acquistato il CD e sono d'accordo sulla bellezza dei primi due brani dell'album, il secondo in particolare struggente ed epico con quel coro ripetuto e quella chitarra "Frippiana" languida.
RispondiEliminaDissento invece sul pezzo ultimo che da il titolo all'album e che trovo fastidioso per quell'incipit da canzonetta napoletana ( senza nulla togliere alla vera canzone napoletana)banale e assolutamente fuori luogo per un album di assoluto valore, dato anche i tempi che viviamo, cosi' come vorrei togliere dagli 8 brani l'intermezzo in italia lingua che mi provoca ogni volte la domanda: ma perche' questo brano? perche' quelle parole dalla difficile e mal gestita metrica? Cosa rappresenta? Il commiato di Lanzetti alla Dea musica?
Se e' cosi' passi, pero'...insomma...magari metterlo come ultimo brano del disco!
Riprovateci presto con un altro prodotto e speriamo che vendiate tanto!!!!!!