Articolo apparso sul numero speciale di MAT2020, nel mese di aprile
Facciamo il punto con … Bernardo Lanzetti
Partiamo dal presente,
dal tuo nuovo progetto dedicato alla “voce” e al racconto della tua intensa
attività, iniziata oltre 40 anni fa. Che cosa è “VOX40” e come nasce l’idea
di realizzarlo?
Un
insieme di avvenimenti quali la ristampa in Gran Bretagna degli album
dell’Acqua Fragile, il trovarmi circondato da musicisti diversi che rispettano
i miei lavori e il mio approccio alla musica e in più la mia voce, che
ultimamente si è superata portandomi alle tre ottave di estensione; tutto
questo mi ha fatto scattare la scintilla ed è nata l’idea di celebrare 40 anni
di vocalità.
Quali sono gli elementi
salienti che costituiscono “VOX 40”? Quali i protagonisti?
Uno dei
momenti più singolari sarà “Acqua Fragile per Orchestra” ovvero la
rivisitazione delle musiche dell’Acqua Fragile da parte di una piccola
orchestra classico/moderna, solitamente specializzata in tanghi argentini, ma
che io ho scoperto molto Prog nel sound. Un po’ come Astor Piazzolla sta ai
Gentle Giant. Altro elemento sarà naturalmente la mia voce nelle musiche PFM,
ma anche episodi d’avanguardia, Glovox compreso, e le ultime avventure targate
CCLR.
”VOX40” è da considerare
come singolo episodio o lo si può immaginare, almeno nelle intenzioni, un contenitore
itinerante e replicabile?
Senza
dubbio VOX 40 sarà replicabile con modifiche ed aggiunte strategiche.
Esiste anche la
possibilità di rappresentazioni fuori dai nostri confini, magari con ospiti
locali?
Stiamo
lavorando ad un episodio Londinese che al momento è previsto per ottobre.
So che passi molto
tempo all’estero, a contatto con altre culture musicali. Puoi fare il punto
della situazione artistica relativamente ai paesi che frequenti, ovviamente
Italia compresa?
La
televisione ha disintegrato il pubblico di tutti i paesi del mondo. Credo che
mai come oggi si possano contare così tanti bravi musicisti e così poche
persone disposte ad ascoltarli. A differenza di altri paesi che da sempre hanno
una loro musica - il Flamenco per la Spagna, il Rock per gli USA, la musica
sudamericana per quelle popolazioni, etc. – l’Italia è ancora ferma al giustamente
mai superato melodramma. Generalmente poi, chi arriva alla musica ambisce solo
a diventare personaggio.
Torniamo al discorso
“voce”. Tutti indicano Demetrio Stratos come il capostipite della generazione
degli sperimentatori vocali. Che cosa è accaduto in generale e… che cosa è accaduto a te, negli anni successivi alla
sua prematura dipartita? Esiste chi si applica costantemente nell’opera di
ricerca e di innovazione?
Ci sono
tantissimi “vocalist” e sperimentatori in tutto il mondo. L’industria
discografica e dell’intrattenimento, generalmente li ignora. Sperimentare con
la voce è qualcosa che ha a che fare con la ginnastica, la filosofia ed il
mistero.
Stratos, Chapman,
Gabriel… quanto questi mostri sacri hanno influenzato la tua crescita e le tue
scelte?
Non
dobbiamo dimenticare che la voce maschile, a differenza di quella
femminile, inizia il suo percorso più
importante solo tra i 12 e i 14 anni per cui i veri modelli possibili arrivano
ad essere studiati tra i 16 e i 20 anni o addirittura più tardi. Personalmente
da bambino cantavo di tutto, dai canti di chiesa in latino a Domenico Modugno
ad Elvis Presley (mio fratello, più grande di me, portava i dischi in casa), ma
solo verso i 17 anni ho sentito che la mia voce era solida e forgiabile. Roger
Chapman è stato il primo maestro cui la mia voce mi ha condotto, poi Peter
Gabriel, uno studio nobile e delicato. Contemporaneamente ho potuto
riavvicinarmi ad altri maestri del passato, come Ray Charles, o ristudiare il
canto di Jimi Hendrix o Neil Young. All’epoca non avevo alcun “modello italiano”,
e quindi neppure Demetrio Stratos, che è entrato nei miei “studi” solo negli
anni ’90.
Sono molti gli esempi
di vocalist, un tempo fantastici, che oggi accusano battute di arresto che
profumano di sentenze definitive. Tu al contrario sembri ancora in evoluzione. Esiste
un segreto per mantenere efficienza ed espressività dello “strumento”?
Non conosco
un segreto se non il portare sempre un grande rispetto al canto e ai grandi
interpreti. Il Dottor Fussi, lo specialista delle corde vocali cui si rivolgono
i più grandi cantanti del mondo, ha trovato le mie perfettamente pulite ed
allineate come non avessi mai cantato. A suo avviso ho avuto la fortuna di
cantare sempre in maniera corretta, così che ho continuato a migliorare.
Osservare quanto accade
nei “Talent” oggigiorno fa riflettere su come la loro presenza, 40 anni fa,
avrebbe impedito la nascita di assoluti talenti: come sarebbero emersi Dylan,
Young o Battisti? Se fosse tuo il compito di giudicare dei giovani aspiranti
cantanti, che cosa inciderebbe maggiormente sul tuo giudizio?
Non posso rispondere in maniera specifica se ci
riferisce a quanto accade in televisione, perché da circa sette anni non ne
posseggo una e non ho occasione per guardarla. Però provo a sintetizzare il mio
pensiero.
Ogni interprete, autore,
performer, ha il dovere di dimostrare il rispetto e l'appartenenza al mondo
di coloro che l’ hanno preceduto. Salvo rarissime eccezioni, sono
disturbato da chi si presenta dicendo… "faccio solo pezzi miei",
come se fosse caduto sulla terra da un altro mondo e in realtà non avesse
imparato o addirittura rubato dai grandi maestri o dai tanti onesti e validi
esecutori viventi e non. Per capirci, dai Beatles agli Stones, da Springsteen a
Joni Mitchell, da Bob Dylan a Jeff Buckley, tutti si presentano fluttuando nel
grande fiume del Rock misurandosi con le cover, le rivisitazioni, i tributi e
le celebrazioni.
A mio avviso però, ogni
giovane artista deve trovare e studiare da solo il/i proprio/i maestro/i
rifiutando ogni imposizione, soprattutto quelle che vengono dal mondo dei media
o dello spettacolo televisivo. L'artista non è tale se almeno una volta, agli
inizi del suo percorso, non rompe gli schemi, e se oggi lo schema è il
partecipare ad uno spettacolo televisivo...
Dagli Acqua Fragile alla PFM
sino ai giorni nostri… prova a tirare qualche conclusione di un periodo
di vita lungo e importante.
I lavori
più importanti sono quelli nati in modo semplice e naturale. Ci si accorge del
loro valore solo con il passare degli anni.
Bernardo, fuor di
retorica, che cosa significa per te cantare?
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