Acqua Fragile, A New Chant. Un canto nuovo che
conquista il mondo
Si chiama proprio così, “A New Nhant”,
il nuovo lavoro degli Acqua Fragile capitanati da Bernardo Lanzetti,
ovvero mister The Voice Impossible” della musica italiana. Sonorità Prog anche
classiche, ma con una freschezza sorprendente dentro, per un lavoro di ottima
qualità e grande cura. Facciamocelo spiegare da lui in persona, dalla Spagna,
tra un viaggio a Londra e uno in Giappone.
Dovrei dire “hola”
o “buenas tardes”…
“Ma addirittura “buenas noches”
perché qui dopo le cinque è già “noche” anche se non è buio.”
Non è la prima
intervista in Spagna che facciamo, ma noi siamo per rincorrere i grandi
artisti. Non siamo arrivati
fino in Giappone dove eri fino a poco fa. Terzo album degli Acqua Fragile che
hai voluto ri-tirare su, “A New Chant”. Ma dalla voice impossible
non ci possiamo aspettare altro che un nuovo canto. Ce lo vuoi raccontare?
“Allora, premesso che in tutti gli
anni in cui il gruppo si è sciolto, il bassista [Franz Dondi, ndr] ha
sempre cercato di spingere, di fare qualcosa, di riallacciare il discorso, ma
il Prog è una musica che richiede un sacco di energia, un sacco di investimento
di tempo e dedizione, e non si trovano spesso gli elementi che desiderano
impegnarsi su questo fronte. Il caso volle che nel 2013 nella mia celebrazione
dei 40 anni di carriera, al concerto che si chiamava “Vox 40”, invitai tutti
gli elementi dell'Acqua Fragile, e due di loro appunto Franz e Piero [Piero
Canavera, ndr] suonarono basso e batteria con una piccola orchestra, ma
molto agguerrita: i Tango spleen si chiamano e il loro direttore è
italo-argentino: Mariano Speranza. Ora nell'occasione gli amici, gli operatori
dicevano “ma perché non fate un disco nuovo, ma perché, ma perché...” e
allora ho detto “mah, proviamo”. Il fatto è che subito due degli
elementi originari, due su cinque, dichiararono che non potevano, non volevano
partecipare. Il chitarrista [Gino Campanini, ndr] ha smesso di suonare parecchi
anni fa e vive in Thailandia, invece il tastierista [Maurizio Mori, ndr] dopo
aver abbandonato il gruppo si è diplomato in composizione e non desidera più
suonare con gruppi, ha tutto un altro mondo musicale. Abbiamo provato a
cominciare, ma senza tutti i membri originari il lavoro è già in salita, quindi
abbiamo cominciato a guardarci intorno e non è stato facile, perché il gruppo
rispetto al panorama generale ha una particolarità: ci sono i cori a tre o
quattro voci. Quindi bisognava trovare non solo elementi in grado di suonare ma
anche di cantare. Questo è stato già un bell'impegno. Allora ho pensato di
avere vari ospiti, e siamo andati avanti a fasi alterne, il lavoro è durato
circa 4 anni ma negli ultimi mesi eravamo rimasti solo noi tre. Allora ho detto
“tiriamo i remi in barca, diamo un'accelerata” e sono riuscito a portare
a termine tutto il lavoro. È uscito magistralmente io credo, perché non ricordo
nella mia carriera di aver mai realizzato un lavoro che ha avuto questa
risposta nel mondo.”
Benissimo, mi dicevi che
a livello internazionale è molto apprezzato questo album, “A New Chant”.
“Sì. Noi abbiamo avuto anche la
fortuna, l'onore, comunque ci siamo dati da fare per avere un contratto con
un'etichetta anglo-americana, la Esoteric e Cherry red records. Allora un po'
per quello, un po' perché noi cantiamo in inglese, un po' perché il gruppo è
sempre stato uno di nicchia, amato e rispettato, abbiamo avuto subito
l'attenzione della stampa internazionale. Nel caso specifico il mondo
britannico si è espresso ad altissimi livelli, io sono veramente commosso
perché, per dirti, dicono cose tipo “tra i tre migliori album dell'anno”,
“tra i migliori 20 degli ultimi 20 anni”. Cioè siamo veramente a queste
cose, più motivati: chi è andato a sentirlo pezzo per pezzo, chi ha apprezzato
i testi, chi ha apprezzato il fatto che io ho fatto venire certi ospiti, come
li ho organizzati, la copertina. Tutto quanto è stato apprezzato ad altissimi
livelli e addirittura questi writers che fanno le recensioni si vede che
è gente colta e anche molto raffinata, fanno delle recensioni che non sono
facili da tradurre al volo, in inglese si chiedono cose tipo “ma riescono
tre degli originali dopo 40 e passa anni a fare qualcosa? La risposta è: sì”.
“Sì” scritto in italiano [ride, ndr]. Oppure, visto che io ho sempre
degli sprazzi nei testi che faccio in inglese, allora dicono “les beaux mots”
in francese, cioè le belle parole che Bernardo è capace di dispensare. È tutto
un mondo che scopro ora, perché ho avuto altri rapporti col mondo anglosassone
per quanto riguarda gli scrittori e i recensori dei dischi, e in passato non
sono mai stati benevoli. Questa volta sono veramente rapiti, sono rapiti dal
nostro lavoro.”
Ma io faticherei molto a
smentirli, è veramente un grande album. Solamente questa canzone “Tu per lei”
è in italiano, il resto è in inglese. È un album veramente vario e contaminato,
però è fresco, è attuale, non è un qualcosa che avete tirato fuori dal cassetto
del 1975, è calato nella realtà di oggi.
“Guarda, anche gli operatori, gli
osservatori italiani hanno detto cose molto belle. Ce n'è uno in particolare
che ha detto “ma, potrebbe essere questo disco la rinascita del Prog
italiano nel mondo”, e io me lo auguro. Noi siamo sempre stati un gruppo
outsider, col fatto che fossimo di Parma, quando Parma era ancora considerata
città di provincia negli anni '70, ci danneggiava. Io voglio ricordare che Acqua
Fragile per anni non è mai stata trasmessa alla RAI, quindi né a “Per voi
giovani”, nessun programma ci ha mai trasmesso perché cantavamo in inglese. Poi
sono arrivate le cosiddette radio libere, che poi sono diventate le radio
commerciali, ma ormai i tempi erano passati, quindi c'era tutto un altro genere
musicale. Però noi siamo stati sempre outsider, eravamo fuori dal grande giro,
anche se a mio avviso meritavamo senz'altro di essere ai primi posti.”
Io sono un vostro fan da
tanto tempo e sono veramente contento che ci possa essere questo rinascimento
italiano di Progressive a livello di nuovi gruppi che stanno nascendo e vecchie
formazioni che si stanno riformando. E poi se riusciamo a spargere il nostro
verbo nel mondo con voi grandi del Progressive in prima fila…
“Ecco, infatti anche aver fatto
qualcosa in italiano era inconsciamente un desiderio di dire “va bene
cantiamo in inglese, però veniamo da un mondo italiano, diverso come
sensibilità”. Ho trovato questa soluzione, il brano sembra molto semplice,
una ballata, ma in realtà poi diventa più complesso quando c'è quella marcetta
dove la strofa, la melodia e il ritornello si sovrappongono, come se fossero
una cosa abbastanza nuova nella musica leggera italiana, se vogliamo dire
questa cosa. E poi ho confezionato, se noti, all'inizio e alla fine del brano
ci sono queste voci bianche, molto eteree, e ho immaginato che fossero come una
caramella. Lo zuccherino al centro, che viene poi avvolta e questi due cori
sono l'avvolgimento della carta a sinistra e a destra della caramella. Questa è
un po' un'idea che ho seguito. Ho confezionato il brano, ecco.”
Bello, è la prima volta
che sento una cosa del genere. Intanto ho messo “My forte”.
Se posso parlare del brano, “My
forte”, il titolo riprende il mio filone on cui tendo a usare parole
italiane che sono note in tutto il mondo. Tutti sanno la parola bravo,
la parola ciao, la parola pizza, cappuccino, e noi diciamo
“il mio forte è fare ciò”, no? “Il mio forte è suonare la chitarra,”,
“il mio forte è correre la maratona”, ecco, si dice anche in inglese: “my
forte”. Allora io mi sono un po' preso in giro, ho detto “il mio forte è
arrendermi”, “il mio forte è abbandonare il campo” [ride, ndr], a
volte penso che il mio forte non sia poi così forte.”
In realtà è un ossimoro
perché tu in campo ci sei tornato veramente alla grande, quindi hai fatto
l'opposto.
“Il brano pur risultando semplice
all'ascolto è parecchio complesso. Tu sai che il Prog usa molto i tempi
dispari, nel caso specifico quello è un undici ottavi. È successo con uno dei
nostri grandi ospiti, il batterista Jonathan Mower, già batterista con Joe
Satriani, con Steve Hackett e Chris Squire, che ha preso anche il Grammy award,
un grandissimo artista. Lui ha sentito il brano e ha detto “bravo, io avrei
un'idea. Io raddoppierei questo undici per fare ventidue e poi lo suddividerei
ulteriormente in sette più sei più cinque più quattro”. Per chi ci ascolta,
per capirci, quasi tutta la musica è in quattro quarti, mentre il valzer è in
tre quarti: “um pa pa um pa pa”. Noi facciamo un brano dove c'è una
battuta di sette, subito dopo una di sei, una di cinque e una di quattro, poi
ripresa. Quindi in altre parole la battuta che segue non è mai uguale né a
quella che stiamo suonando né alla precedente, è un continuo cambio. Però
all'orecchio, all'ascolto sembra naturale, sembra semplice. Una struttura
complessa resa godibile e fruibile.”
Se uno volesse “A new
chant”, e a garanzia basta il tuo nome, come si può fare per averlo?
“Il disco si trova su internet, però
la distribuzione è della Audioglobe e dovrebbe essere migliore del solito.
Comunque sia si trova da Feltrinelli o semplicemente uno va nel negozio e lo ordina.
Da tutta Italia mi chiedono come fare, ma basta andare in negozio e chiedere,
perché la Audioglobe è presente sul territorio italiano e abbastanza precisa,
quindi uno lo ordina e poi arriva. Altrimenti lo si può trovare su internet, ma
in questo caso io consiglio ad alcuni amici di mettersi insieme ed ordinarne
3-4 copie in modo da dividere le spese di spedizione, perché costa un po' meno
ma ci sono le spese di spedizione. Questo è il mio consiglio.”
Ognuno avrà il CD per il
grandissimo ritorno di Bernardo Lanzetti e gli Acqua fragile alla composizione
e alla musica. Io ti ringrazio molto e dall'Italia ti saluto.
“Grazie a te, un abbraccio a tutti e
vedremo gli sviluppi, perché il mondo ha bisogno di musica, ma non di musica da
sottofondo, ma coinvolgente. Noi adesso viviamo un momento storico dove abbiamo
il massimo della tecnologia e il minimo del messaggio artistico musicale. È ora
di darci una svegliata e di prendere in mano la situazione perché la musica è
la via giusta per l'anima per eccellenza e deve essere nobilitata. A presto!”
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