domenica 30 ottobre 2011

Notte Prog... a Castel San Giovanni



Ancora una magnifica serata all’insegna della musica progressiva, ancora un momento significativo con un fine benefico. Questa volta la sede scelta è il Teatro Moderno di Castel San Giovanni (PC).
Nell’occasione è il Dott. Rossi, presidente della ONLUS “Fondazione Cura Mini-Invasiva Tumori” che anticipa il concerto, indicando con parole chiare e semplici la necessità di trovare fondi per la ricerca, sottolineando le carenze “ufficiali” e la conseguente spinta verso strade alternative.
Teatro pieno e quindi grande risposta del pubblico.
Organizzazione sul sito a cura di Dante Tassi, mentre Franco Taulino ha come sempre il doppio ruolo di musicista e di realizzatore dell’organigramma artistico.
Sul palco il solito sogno che diventa realtà, con la Beggars’ Farm che agevola le performance di alcuni ospiti tra i più illustri della scena prog italiana e non solo: David Jackson, Aldo Tagliapietra, Bernardo Lanzetti, Lino Vairetti, Gianni Leone. Piccola partecipazione per un grande cantautore, Aldo Ascolese, ma in certe occasioni il piacere della compagnia, il gusto della presenza, è forse superiore alla necessità di visualizzazione personale, tipica dei concerti “singoli”.
Buone le premesse quindi, anche se alcuni problemi tecnici, fortunatamente risolti, hanno fatto temere il peggio.
Si inizia con una sorpresa, un tributo a Battisti con un artista locale, Barristi Rosario De Cola, che viene accolto con un certo “calore”, e che propone due canzoni tipiche del Lucio nazionale (“La Canzone del Sole “ e “I Giardini di Marzo”), inaspettate ma apprezzate dal pubblico.
Il primo big è Aldo Tagliapietra che presenterà alcuni dei suoi brani storici, come “Gioco di Bimba”, “Amico di Ieri” e “Canzone d’amore”. Niente basso , ma chitarra acustica e voce inconfondibile, che anche a distanza di tempo provoca emozioni a gettito continuo. I suoi compagni di palco si chiamano Beggar’s Farm, Franco Castaldo e… David Jackson, quest’ultimo conoscente di vecchissima data.
Un bel momento… un inizio alla grande.


Il secondo ospite è Bernardo Lanzetti che “mantiene”on stage Jackson, presenza necessaria per proporre due brani dei Van der Graaf Generator, “Refugees” e “Killer”, molto complicati da eseguire. “Refugees” rappresenta uno dei momenti poetici più alti di Hammil e soci, e la versione ascoltata nell’occasione ha emozionato un pubblico attento.


Non potevano mancare brani della PFM, come “Traveller” e “Out of the Rondabout” o, nel bis, “Impressioni di settembre”. Carino il gesto di Lanzetti che ha ricordato che tra il pubblico era presente Giorgio “Fico” Piazza, primo bassista della PFM, e quindi reale protagonista di “Storia di un minuto”.
Tra gli autori di “Impressioni di Settembre” anche Mogol e quindi l’iniziale angolo “Battistiano” si incastra correttamente nella filosofia musicale della serata.
Lanzetti utilizza anche il suo “glovox” e si dimostra in piena forma, per la delizia dei presenti che apprezzano molto le sue doti di uomo da palco. Inclinazione che si mette in evidenza quando, in occasione del tributo a Demetrio Stratos, “Maestro della voce”, Bernardo riesce a coinvolgere il pubblico, “costringendolo” a battere le mani a tempo e a … tirare fuori la voce.
Fine prima parte per tirare il fiato e per cercare la socializzazione, naturale tra persone che amano la musica… questo tipo di musica.
Si riprende col bravo Ascolese che… “Volta la carta”, ma esce dai giochi un po’ troppo presto, anche se lo si rivedrà per il brano finale.
Arriva il momento delle Prog Family di Lino Vairetti che, con David Jackson, ripropone l’album condiviso un paio di anni fa. Vairetti compare con la sua usuale maschera dipinta in volto e presenta un sunto dell’album, mentre sullo sfondo scorrono le immagini storiche, che molto si addicono alla serata. Grande energia e tocco di allegria che colpisce l’audience.
L’ultimo ospite ad apparire è Gianni Leone, che con l’aiuto di Andrea Garavelli al basso e Sergio Ponti alla batteria, ricostruisce uno dei momenti migliori del suo storico passato con il Balletto di Bronzo. Appare in stato di grazia e colpisce anche dal punto di vista strettamente teatrale. Bello il pezzo di Todd Rundgren che Gianni ha già presentato in altre occasioni, anche se la versione con Jackson è quella che prediligie. Ormai ha spazio fisso nei nuovi Osanna e lo ritroviamo in “Everybody Gonna See You Die “, uno dei massimi momenti di pura energia della serata.


Doveroso rimarcare l’apporto determinante dei Beggar’s Farm- fatto ormai scontato- con una grande varietà di musicsiti: oltre ai già citati Garavelli e Ponti, Marcello Chiaraluce (chitarre), Kenny Valle (tastiere), Andrea Rogato (tastiere), Matteo Ferrario (violino), Christian Gazzetta (Chitarra acustica) e Paola Gemma, unica donna sul palco nel ruolo di corista.
Il canonico bis si divide in tre parti, anche se l’immagine più significativa è quella che riunisce tutti i protagonisti sul palco.
Franco Taulino, per una sera più organizzatore che musicista, chiama a se i “suoi uomini”, nominandoli uno ad uno, per una fantastica “Theme One” in onore di David Jackson.
Un’altra serata da ricordare, nel segno della buona musica.
Ma è nell’aria una nuova, grande magia prenatalizia!!!

mercoledì 28 settembre 2011

Convention Itullians 2011 (Cortemaggiore)




Ancora una volta mi appresto a commentare “la mia Convention Itullians”, la terza dopo Novi L. e Alessandria.
In questi casi le opinioni sono sempre molteplici, differenti i pensieri e gli stati d’animo, perché ci sarà sempre qualcosa che si giudica meglio o peggio della volta precedente, esisteranno sempre lamenti ed eccessi di gioia, ma ogni piccola testimonianza rappresenta un valore aggiunto, un tassello all’evento per eccellenza del Fan Club Itullians, e magari sarà un prezioso aiuto per chi si dedicherà alle organizzazioni future. Occorre comunque riflettere sull’impegno che una Convention richiede, lavoro estenuante e stressante (di pochi) di cui non si ha quasi mai la corretta visione, ma che io credo di comprendere, e questo risulta alla fine determinante e mi permette di entrare felicemente nella categoria dei fan contenti e soddisfatti … a prescindere.
Tutto ciò non mi può impedire di raccontare il vissuto, con le differenziazioni e i distinguo del caso, paragonando il tutto alle manifestazioni precedenti a cui ho partecipato.
La locazione scelta per questa data di fine settembre è stata il Fillmore di Cortemaggiore, a Piacenza, spazio storico per gli appassionati di un certo tipo di musica.
Il programma prevedeva un’apertura al pubblico alle 18, per favorire l’incontro tra fan, vecchi e nuovi, l’acquisto di eventuali documenti “storici” del mondo tulliano e, attraverso l’angolo del merchandising, appropriarsi dei ricordi tipici delle Convention.
A seguire un ricco buffet.
Di fatto il Teatro è costituito da galleria, platea e, all’interno, ampio angolo bar per la socializzazione del caso, e tutto mi pare abbia funzionato correttamente.
Per quanto riguarda il cuore della serata, la musica, è stata creata una barriera temporale tra l’esibizione di Ian Anderson (e band) e ospiti (o padroni di casa, a seconda dei punti di vista).
Alle 21 si inizia infatti con la Beggars’ Farm al gran completo (e qualcuno in più) che verrà arricchita dalla presenza di alcuni amici consolidati : Clive Bunker, Bernardo Lanzetti e Lincoln Veronese.
Dalle 22.45 il palco è stato consegnato a Ian Anderson nella sua versione acustica, con John O’Hara e Florian Opahle. Anche in questa seconda parte un paio di ospiti, ancora Lanzetti e poi la sconosciuta Eva Basteiro-Bertoli, non inserita nel programma ufficiale.
Sono rimasto molto soddisfatto da ciò che ho ascoltato.
Conosco perfettamente i contesti in cui si muove Franco Taulino, leader della Beggar’s, e parlare di qualità diventa superfluo, seppur piacevole. Ogni spettacolo da lui confezionato assieme ai “suoi” musicisti e ai suoi “invitati” è una garanzia di successo, e sottolineo che ciò non si ottiene con la sola tecnica, seppur raffinata.
Repertorio Jethro, tranne in un’occasione, quando Bernardo Lanzetti ci riporta alla PFM con Chocolate Kings.
Ma ho rivisto con piacere Lincoln Veronese che mancava dalla Convention del 2006 a Novi Ligure. Non si è limitato a cantare e suonare la chitarra, ma ha aggiunto (novità per lui) il mandolino con cui si è esibito in due brani (ho perso il primo, ma ho ascoltato una bella versione di “Love Story”).
Bunker non stupisce più, anche se resta da chiedersi dove trova una simile energia alla veneranda età di 65 anni… picchia sulle pelli e non sui tasti di un piano!
Si spazia dal repertorio più “epoca Bunker” sino a quello meno antico, per terminare con Dharma for One che consente a Clive di esibirsi nel solito assolo ad effetto.





Pubblico incandescente e… surriscaldato, per effetto di un caldo “tropicale” e un deficitario ricambio d’aria.
Il passaggio tra la prima parte di spettacolo e la seconda permette quindi di rinfrescarsi e reintegrare i liquidi.
Dalla mia postazione di favore, quasi a contatto col palco, ho seguito i dettagli, come mai mi era capitato e ciò ha avuto enorme valore quando Ian e soci sono arrivati on stage.
Non avevo mai visto Il gruppo versione acustica, ed è stato piacevole. Per diversi motivi.
Intanto sottolineo che la rivisitazione di brani che ascolto da anni in modo tradizionale mi ha pienamente convinto. Un esempio su tutti è Locomotive Breath, brano che viene propinato in ogni concerto come bis e che faccio estrema fatica ad accettare. Il “vestito” acustico ha donato nuova linfa e ho ritrovato una certa voglia di ascolto. Ma acustico non significa privo di ritmo (preoccupazione di molti), e molti tools sono stati aggiunti agli strumenti tradizionali, come il tamburello sotto al piede di Anderson, o una discreta serie di piatti e piccole percussioni al contorno delle tastiere (più uno strano strumento/ giocattolo utilizzato da O’Hara in “Up The Pool”). Non posso dimenticare il contributo percussivo di Ophale.
E proprio quest’ultimo è stato per me sorprendente. Sapevo della sua giovane età e della sua provenienza(Germania), ma non lo avevo mai visto dal vivo. Mi è sembrato mostruosamente bravo, tecnico, fantasioso e a proprio agio col classico/acustico, nonostante l’amore metal.
Fantastici i fraseggi con Ian e sorprendente la sua semplicità d’esecuzione, tanto che, osservandolo da vicino, dimostrava un’assoluta disinvoltura, da artista consumato che non conosce la tensione da palco.
Che dire di Ian. Sempre il solito istrione con poca voce, giocherellone e fantastico musicista; detta i tempi ma lascia spazio agli altri, persino ad un divertito Lanzetti che con la band propone Impressioni di Settembre.
Il successo di pubblico è stato tale che ho subito malignamente pensato ad un po’ di disappunto di Ian ( che notoriamente è il re del palco), ma Bernardo mi ha rimesso sulla buona strada dicendo:” ma noo… mi ha persino richiamato per i saluti finali!!”
Un piccolo aneddoto (quelli che di solito piacciono…) riguarda l’incontro pomeridiano tra i due. Lanzetti era stato istruito a dovere sulle piccole manie del nostro flautista e quindi … non gli ha porto la mano, ad esempio. Ma anche Ian si era cimentato in qualche ricerca “googleando “ Lanzetti, preoccupato dal fatto di trovarsi davanti un… settantenne. Piena intesa alla fine sul palco e simpatico il siparietto del “gomito a gomito”.
Torno alla musica e a O’Hara, spesso bistrattato, ma dall’atteggiamento tecnico pregevole. E’ vero… a volte sembra capitato sul palco per caso, con l’aria un po’ sognante, ma mi è apparso come “l’uomo giusto al posto giusto”.
Mi è sembrata in chiaro disagio la giovane Eva. Nessuno, salvo gli addetti ai lavori, sapeva della sua presenza. E’ salita sul palco presentando una sorta di autogiustificazione ironica, essendo conscia, credo, che nelle occasioni precedenti gli ospiti si chiamavano Barlowe, Pegg, Conway e persino Jeffrey Hammond.
Due brani, il primo, senza nome, tutto suo, arrangiato da Ian e soci, e come seconda proposta The Poet & The Painter. Bene il lato compositivo (ho riascoltato il pezzo anonimo e mi piace), ma carente l’aspetto vocale per effetto, forse di una tonalità inadeguata.
Sbagliato il contesto (anche se Eva era già presente alla Convention spagnola)… gli afecionados delle convention e dei Tull in genere non hanno compreso.
Brani rivisitati dicevo, come Aqualung e Bourèe, ormai standardizzati e in questa occasione tornati “freschi”.
Cento minuti, questa la durata di una performance che potrebbe l’unico futuro di Ian.
E lui come è stato? Verso la fine si è preoccupato di persona di andare a redarguire, con flauto e occhiatacce, un giovane un po’… alticcio che in piedi, attaccato al palco si rivolgeva al pubblico incitandolo con un improbabile : ” … stand up!”. Nessuno ha seguito il suo consiglio e l’uomo si è dileguato, forse convinto dall’avvicinarsi di una minacciosa montagna vivente.
E poi, sorpresa delle sorprese, si è fermato sul palco è ha distribuito autografi e si è fatto fotografare (e Gian Piero Chiavini ha perso il sonno dopo la conquista!) con insolita disponibilità.

Conclusioni e pensieri.

Detto della musica occorre spendere qualche parola sul contorno, cioè su quello che rappresenta veramente una Convention che dovrebbe riunire fan che si reincontrano o si guardano negli occhi dopo una lunga conoscenza virtuale, o si ritrovano casualmente, spinti dallo stesso obiettivo.
Personalmente mi è mancato un po’ il contatto che iniziava con i concerti del pomeriggio (parlo di Novi e Alessandria), momenti supplementari che favorivano la socializzazione. Forse era anche alta la percentuale di chi era li per un concerto vicino a casa e non per la Convention… forse era anche poco simpatico il brusio di chi beveva e chiacchierava al bar mentre era in corso il concerto… ma sono piccole cose rispetto alla portata globale dell’evento.
Chi ha organizzato, Aldo Tagliaferro in primis, ha fatto dei miracoli che spero siano stati apprezzati.
Una via da seguire per il futuro potrebbe essere quella di avvicinare l’evento verso il centro Italia, nella speranza di coinvolgere anche i fan del centro sud.
Finale di serata in uno splendido castello trasformato in hotel, con nessuna voglia di dormire, e con tantaadrenalina ancora in corpo.
Qualche viso sarà per sempre associato alla Convention 2011… Ale Gaglione, Wazza e Gemma e i romani, Tagliaferro, Caterina, Valerio, Alessandro, Andrea, Fulvio, Marco, Bernardo, Amneris, Franco, Lincoln, Erica, Manuel, Giampiero, Carolina… al di fuor di retorica, una Convention è fatta anche di questo, piccole fotografie che resteranno per sempre!

martedì 6 settembre 2011

Concerto di Volpedo, 3-9-2011



Gli eventi creati dall’accoppiata Taulino/Castaldo non stupiscono più. Chi segue con regolarità queste manifestazioni ha probabilmente delineato come situazione normale il ritrovare certe star della musica italiana e internazionale su di un palco amico, a pochi metri di distanza, assolutamente avvicinabili.
Io non trascuro mai il passato e cerco sempre di dare il giusto peso a ciò che ho la fortuna di vivere in queste occasioni.
I Deep Purple non sono il gruppo della mia vita. Eppure ricordo ancora la data, 11 marzo 1973, in cui li vidi al Palasport di Genova. In quei giorni musicisti come John Lord o Ian Gillian erano inarrivabili, stelle mondiali che potevi scrutare solo sulle immagini dei vinili o su CIAO 2001.
E Ian Paice era nelle classifiche dei migliori drummers, tra Carl Palmer e John Hiseman, Bill Bruford e Phil Collins.
A Volpedo l’altra sera Paice era presente, così come Clive Bunker, altro mito a cui abbiamo fatto l’abitudine. Anche nel caso di “zio Clivio” faccio sempre riflessioni supplementari perché capiterà sempre più di rado di avere la possibilità di assistere a performance dei protagonisti di Monterrey, Woodstock o Wight, e Bunker a Wight c’era, e si esibì davanti ad una marea umana.
Sono partito da una lunga (ma non retorica) premessa perché ho la convinzione che occorra dare il giusto valore agli uomini e alle donne che hanno saputo dare qualcosa in più rispetto ai "comuni mortali", e le belle situazioni a cui ci ha abituato la Taulino’s family non devono fare dimenticare che sui palchi di Volpedo, Oviglio, Acqui, Alessandria e Valenza, tanto per citarne alcuni, sono passati musicisti che hanno fatto la storia del rock.
Sono certo che tutto questo è ben presente nella testa dei musicisti “ fissi” della Beggar’s Farm, Marcello Chiaraluce, Andrea Garavelli, Sergio Ponti e Kenny Valle che, nonostante la giovane età, potrebbero ormai scrivere un libro tanti e tali sono gli incontri musicali fatti in questi anni.
Ma chi era di scena a Volpedo il 3 settembre?
Se la “Progressivoice” di Valenza (aprile scorso) rappresenta per il mio gusto musicale il massimo raggiunto (sino ad ora), la serata “Ian Paice e Clive Bunker” ha avuto il pregio di accontentare palati differenti con il valore aggiunto dell’azione “didattica”. Il giorno dopo Franco Taulino mi diceva come secondo lui un evento del genere possa portare ad approfondire generi diversi da quello che si ama, e a conferma di tutto ciò ho raccolto a fine concerto la testimonianza di un ragazzo genovese che conosco, di anni … 17, che alla mia domanda scontata : “ … ti è piaciuto ?”, mi rispondeva .” … come fa a non piacere questa musica!!!), evitando di cadere in dettagli partigiani.
Santi genitori!
La serata era quindi divisa in due tronconi netti: il primo dedicato a Bunker e quindi ai Jethro Tull, con la presenza della Beggar’s al completo (con Sergio Ponti un po’ meno impegnato per la presenza di Clive, e con Castaldo in “We Used to Know”); la seconda parte dedicata invece a Paice e quindi ai Deep Purple, con Roberto Tiranti alla voce, Chiaraluce e Garavelli spina dorsale della serata e Neil Otupacca all’Hammond.
Rimarco il personaggio “Otupacca”, che avevo già visto nella 1° edizione dell’evento, ad Acqui, nel 2009.
Al di là dei meriti musicali è elemento che si distingue per presenza sul palco. Una sua qualsiasi foto di profilo della serata potrebbe essere scambiata per un‘immagine di 40 anni fa, con il look e la presenza di Vincent Crane, indimenticato tastierista degli Atomic Rooster, e con un organo Hammond che sembrava provenire direttamente da un palco degli anni ’70.
In realtà è andata in scena una terza parte di spettacolo, quel bis lungo tre brani che ha visto come protagonista l’inaspettato Bernardo Lanzetti, aggiuntosi al gruppo all’ultimo momento.

LA CRONACA
Piazza piena e il Sindaco fa sapere che il pubblico è maggiore dello scorso anno.
La serata sarà caratterizzata dalla pioggia, ma l’acqua, copiosa a tratti, non impedirà il normale svolgimento del concerto.
Si inizia quindi con il lato A, i “Tull”, e dopo l’inizio di Ponti alla batteria, sulle note di “Wind Up” entra in scena Bunker.
Appare in piena forma, e questa non è una novità. Commentare le performance di Beggar’s e Bunker potrebbe significare trascrivere la ripetizione di un copione conosciuto, tanta è la bravura e l’affiatamento dei musicisti. Accade quindi di disquisire sulla set list, un po’ come in occasione dei concerti di Anderson e soci.
A Song for Jeffrey, My Sunday Feeling, My God, Aqualung, Cross-Eyed Mary, Wind Up, We Used to Know e, come spesso accade, la versione lunga di Dharma for One, che permette a Clive di esibirsi nel suo solito assolo alla batteria.
Set fantastico e gloria meritata per tutti.
Girando il vinile, il lato B propone la musica dei Deep Purple.
Ian Paice sembra il clone di Bunker se ci si riferisce alla freschezza e al talento (non bisogna mai dimenticare che siamo al cospetto di uomini… “maturi”). Anche per lui l’assolo di rito con tanti passaggi sulle note dei grandi successi del passato, da Child in Time a Smoke on the Water, da Black Night a Highway Star, da Lazy a Burn.
Ma non c’era solo Paice on stage.
Otupacca all’Hammond ci ha riportato ai fraseggi di John Lord e ai concerti di un tempo, con quella timbrica particolare che era uno dei marchi di fabbrica dei D.P.
Non è carino parlare di artisti affermati e di valore come fossero i miglior cloni possibili, ma essendo in scena una sorta di tributo ad un genere musicale, sono certo che non dispiacerà a Roberto Tiranti essere considerato, per una sera, un grande Ian Gillan di casa nostra. Il talento e l’esperienza fanno di lui uno dei cantanti più preparati, non incasellabile in una particolare categoria musicale.
Grande prova al basso di Andrea Garavelli che aveva il compito non facile di rappresentare la metà della sezione ritmica in tutte le situazioni, con due mostri sacri accanto. Sciolto e disinvolto.
Marcello Chiaraluce mi stupisce sempre per un motivo: nonostante si prenda l’ovvia libertà di spaziare (hai visto mai un chitarrista che ripropone gli stessi assoli, concerto dopo concerto?), è in grado di riprodurre gli stessi identici passaggi che si trovano su disco. In piena forma nella parte di Blackmore, in un tipo di musica che, forse, lascia più spazio alle “divagazioni” chitarristiche e a riff di puro rock.
La seconda parte di spettacolo finisce e resta spazio per un lungo bis dove entra in scena Lanzetti.
Come già accennato la sua presenza non era stata dichiarata e, nonostante i suoi sempre più nitidi successi, tra nuovi progetti e rivisitazione di quelli antichi, il mettersi a disposizione per celebrare una festa “di altri”, per il gusto della partecipazione e della condivisione, è un’ulteriore dimostrazione di professionalità e amore per la musica. Non canta brani suoi e duetta con Tiranti ed è bello vedere due vocalist così bravi , ma dalle caratteristiche differenti, dividere il palco. Dopo “Locomotive Breath” e “Smoke on the Water”, Tiranti chede al pubblico: ” Do you wanna rock and roll?”
E rock and roll fu…
Ancora un’occasione in cui mi trovo a ringraziare chi ha inventato e rende possibili questi spettacoli, Taulino e Castaldo in primis!


venerdì 5 agosto 2011

Gli Acqua Fragile... rimasterizzati.



Sono partito per la montagna col carico di CD e libri... tanti buoni propositi quindi!
I primi due album estratti dalla pila sono "antichi", ma solo perché sono stati creati svariati lustri fa; nella realtà sono freschi come appena "sfornati". Sto parlando dei due "lavori in studio"degli Acqua Fragile, datati rispettivamente 1973 (Acqua Fragile, Numero Uno) e 1974 (Mass Media Stars, Dischi Ricordi).
Un terzo album, “Live in Emilia”, uscì dopo circa vent’anni, ma non fu rappresentativo della band: “Era una bruttissima registrazione, tecnicamente impresentabile, di un concerto successivo all’abbandono di Maurizio Mori”, dice il vocalist Lanzetti, “ ed era anche un’azione illegale intrapresa a mia insaputa” (i responsabili sono stati costretti a ritirarlo dal mercato).

I primi e quindi unici due album, hanno avuto destino differente. "Acqua Fragile", disco d'esordio, è diventato col tempo un must, e brani come "Morning Comes" sono stati spesso utilzzati da band che hanno vissuto e vivono a pane e prog. Ed è questa la sorte che è capitata a molte opere prime (a volte prime e uniche, come Zarathustra, del Museo Rosembach).

Possedevo già una vecchia versione di "Acqua Fragile" e non ho avuto quindi sorprese da ulteriore ascolto, ma solo conferme.

Non avevo invece mai sentito "Mass Media Stars", e ciò mi è sembrato almeno strano, vista la qualità dell'album e il mio appartenere alla categoria citata dei malati di prog. Ma come può passare inosservata una tale perla?

Una chiave di lettura me l'ha fornita Bernardo Lanzetti, vocalist del gruppo ed elemento di spicco internazionale, più in auge che mai. Dice Bernardo: "."... la Ricordi, all'epoca, stampò solo 600 copie, 30 delle quali furono acquistate dal gruppo...". Va da sè che furono pochi i fortunati a poterne usufruire, in anni in cui l'informazione musicale era giocoforza limitata. Ma mi chiedo il perché di una tiratura così limitata, e ancora... come è possibile che in un momento di riflusso del prog nostrano si sia dovuto attendere l'azione della Esotering Recordings, che ha ristampato le nuove versioni rimasterizzate?!

All'interno dei CD si trovano informazioni che sono molto di più di una descrizione oggettiva del contenuto, ma permettono di venire a conoscenza di aneddoti che riguardano la storia del gruppo, e di conseguenza della musica progressiva italiana, con uno strato internazionale di spessore, dovuto al fatto che gli Acqua Fragile hanno da sempre utilizzato la lingua inglese, provocando reazioni negative in chi pensava che una band italiana dovesse usare la lingua della sua terra. Ma chi poteva permettersi in quell'epoca di esprimersi in un buon inglese? Chi ne aveva le capacità?

Utilizzo stralci delle note inserite nel booklet per fare un pò di chiarezza.

Bernardo risponde alle domande di Michael Heatley : " La lingua italiana non è facilmente applicabile a frasi ritmiche come quelle della musica rock”, perché ci sono pochi monosillabi e non molte parole che finiscono accentate. Inoltre, ogni parola nella frase deve essere accuratamente pronunciata per consegnare il significato preciso".

La padronanza dell’inglese di Lanzetti deriva dal periodo vissuto nel Texas, ma si può anche far risalire a periodi antecedenti.

Fin da bambino ho sempre amato cantare in lingue diverse, cominciando dal latino, francese (magari maccheronico), persino polacco e successivamente in inglese, quando mio fratello, di alcuni anni maggiore, cominciò a portare a casa dischi di Elvis o Neil Sedaka. Prima di compiere 17 anni, andai nel Texas con una borsa di studio. Ho vissuto in una famiglia con due ragazzi, uno della mia stessa età, ed ho frequentato l’ultimo anno della loro High School, diplomandomi nel 1966. Più tardi, nel 1970, ritornai negli States per sei mesi, gravitando attorno Dallas, Fort Worth e Lubbock insieme al mio “fratello americano” che nel frattempo era diventato un musicista professionista.”
Al suo ritorno in Italia nacquero gli Acqua Fragile, come evoluzione di un trio già esistente, "Gli Immortali". Il loro buon lavoro fu notato dalla PFM che ne favorì una certa visibilità e, soprattutto, diede loro la posssibilità di andare in tour. Grazie a tutto ciò A.F. ebbe anche l'occasione di "aprire" per band d'oltremanica. La fama degli “Acqua Fragile” aumentò quindi quando si ritrovò a fare da spalla a gruppi come i “Soft Machine”,” Alexis Corner & Snape”, “Tempest”, “Curved Air”, “Audience”, ”Huriah Heep” e soprattutto i “Gentle Giant”.
Le influenze musicali dell’Acqua Fragile erano varie. Dice Lanzetti:

Piero ( Canavera, batterista) studiava le armonie vocali di “Crosby, Stills, Nash and Young”, ma tutta la band al completo stimava i gruppi Prog britannici: dagli Audience ai Van Der Graaf Generator, passando dai King Crimson sino ai Genesis e ai Gentle Giant, ma senza trascurare “Curved Air” ed “Egg”.

Per il suo talento vocale, Bernardo Lanzetti è stato accostato e paragonato a Peter Gabriel Roger Chapman, e quindi rispettivamente ai Genesis ed ai Family. Egli ammette entrambe le influenze, ma desidera ricordare quanto deve anche alle grandi voci degli anni ’60, Lennon/McCartney, John Fogerty dei Credence, Bob Dylan, Otis Redding, Van Morrison e Stevie Winwood.
Bernardo ha conosciuto Roger Chapman in Inghilterra, (lo ha incontrato successivamente anche in Italia) ed ha anche lavorato con il suo chitarrista Steve Simpson (il gruppo di Chapman si chiama “Shortlist”) ospite in tre dei suoi dischi solisti.

Acqua Fragile” fu pubblicato in Italia nel ‘73 dall’etichetta Numero Uno.

Il 33 giri-LP si presentava con una singolare copertina: un poster quattro volte il formato classico veniva ripiegato in due fino a raggiungere la giusta dimensione ed era illustrato con disegni alla Paul Klee (Yellow Submarine) nonchè foto del gruppo.

Il secondo disco del gruppo, “Mass Media Stars”, pur essendo stato prodotto l’anno seguente, ancora sotto la Numero Uno, fu pubblicato dalla Ricordi che rilevò anche il relativo contratto con la band.

“Tristemente l’”Acqua Fragile” non è riuscita a sfondare all’estero, ma Bernardo ha una storia vera ed incredibile da raccontare:

Nel 1975, un americano, nell’industria discografica, cui piaceva “Mass Media Stars” volò in Italia per controllare se la band esistesse davvero o non fosse un “pacco” all’italiana. Con l’aiuto di tanti amici, fu organizzato un concerto pomeridiano (all’Astrolabio di Parma con il DJ Robi Bonardi) e Gaetano Ria, l’ingegnere del suono, insieme al produttore Claudio Fabi (il padre di Nicolò) accompagnarono questo signore, in macchina da Milano a Parma. Noi suonammo il nostro concerto e l’americano si dichiarò “very impressed”(molto impressionato). Non avemmo più sue notizie, la Ricordi ci aveva già scaricato, io lasciai il gruppo per altre avventure, la band fini per sciogliersi. Anni dopo mi fu raccontato che il discografico americano aveva continuato ad inviare dei Telex alla Ricordi chiedendo di poter distribuire il nostro album negli States ma nessuno gli rispose mai perché, all’epoca, alla Ricordi nessuno parlava un inglese decente. (La circostanza mi fu confermata ulteriormente da Luigi Mantovani, prima label- manager alla Ricordi e successivamente direttore della Virgin Italia). Ebbene, quell’ Americano era Seymour Stein, quello dei Ramones ( Pretenders, Talkin Heads, Madonna )".
Chi può sapere quale altro diverso destino avrebbe potuto avere la band di Parma!?

E' invece conosciuta la successiva fase della vita musicale di Lanzetti, noto per essere stato vocalist con la PFM, gruppo italiano che ha segnato gli anni ’70, tra il 1975 e il 1980.

Bernardo non si è fermato agli anni '80, ma la sua "carriera" è proseguita sino a culminare con l'ultimo ambizioso progetto di cui ho scritto recentemente:

Oggi dichiara: “Sono molto felice e commosso al vedere questi due album tornare alla luce, in modo particolare all’estero”.

Anche io sono rimasto sbalordito. I motivi della commozione di Lanzetti possono essere dovuti a motivi diversi, non solo di carattere musicale. Il mio feeling è invece derivante dal puro ascolto.

Se il bellissimo album omonimo, "Acqua Fragile", è segnato dallo stato di "prima incisione", e quindi, paradossalmente, è un primo bilancio di brevi vite che crescono assieme al prog d'oltremanica, il secondo, "Mass Meda Stars", è un incredibile contenitore di emozioni che, se pubblicizzato a dovere, non avrebbe faticato ad emergere, favorendo la crescita dell'unico gruppo italiano che poteva essere scambiato per inglese. Forse erano tempi non maturi e adesso, con il mondo tendente alla globalizzazione, nessuno metterebbe l'acccento sulla lingua utilizzata.

Racconta Lanzetti a proposito del brano che da il titolo all'album: " Sono molto orgoglioso del brano Mass Media Stars”, sorprendendosi di aver fatto sua quella tematica qualcosa come 37 anni fa! "Bel pezzo, (meravigliose parti di basso, chitarra, batteria, tastiere e voci!) grande titolo, avanguardia giovane ed intelligente, con quell’inserto audio tratto da una trasmissione radio “trafugata” in studio durante una session notturna."

Si tratta di un brevissimo intervento del famoso giornalista/autore/commentatore radio/televisivo americano Tom Brokaw.

“All’epoca neppure sapevo chi fosse Brokow (diventato famoso per la sua voce nei reportage radiofonici sul Watergate e più tardi approdato alla televisione dove è ancora una leggenda), ma ho sempre pensato che il suo intervento fosse perfetto! Resta emblematico però, ed anche un po’ irritante, che questo disco non sia mai stato suonato alla radio o supportato da un’apparizione TV in Italia. Non era gradito un gruppo italiano che cantasse in inglese!"
Due album seminali imperdibili.

Ma... chi era la responsabile dell' ufficio stampa, sia per "Acqua Fragile" alla Numero Uno che per "Mass Media Stars", l'anno successivo all Ricordi? Era ... Mara Maionchi, probabilmente anche lei alle prime armi!

Informazioni sulla storia degli A.F. sono rintracciabili ai seguenti link:



sabato 16 luglio 2011

Cavalli Cocchi - Lanzetti - Roversi- l'album



In modo del tutto involontario ho seguito alcune tappe dell’evoluzione di questo album, “Cavalli Cocchi Lanzetti Roversi”. Non sono stato fisicamente presente, purtroppo, ma ho “annusato” i progressi ogni volta che, a partire da gennaio, ho avuto occasione di incontrare o comunicare con Bernardo Lanzetti.
Credo sia inutile evidenziare agli addetti ai lavori la storia di questo “supergruppo”, non come band, essendo nata da poco, ma come singoli elementi.
Per chi invece fosse ”appena nato”, musicalmente parlando, e volesse partire dalla musica di “impegno”, suggerisco una rapida ricerca in rete, per mettere a fuoco la picture che comprende, oltre al trio Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi, anche i numerosi e importanti ospiti dell’omonimo disco.
Era dunque gennaio quando, dopo una cena tra amici, Bernardo mi regalava informazioni in pillole, relative a questo nuovo progetto. Il suo “essere abbottonato” credo fosse più che altro un fatto scaramantico, ma il focolaio dell’entusiasmo era già acceso. Si trattava quindi di un nuovo lavoro e di nuovo gruppo, ma con l’impegno di un ospite differente, un chitarrista, per ogni brano. L’alone di mistero era soprattutto rivolto alla partecipazione più importante, quella di Steve Hackett, che in quei giorni non era ancora una certezza.
Tutto è andato per il meglio, è momento dopo momento l’eccitazione è cresciuta.
Non solo quella dei protagonisti di casa nostra, dal momento che la label che si è presa cura di loro è l’americana Cherry Red che, attraverso l’inglese Esoteric Recordings, ha pianificato una distribuzione a livello mondiale. E questo chiarisce l’euforia di musicisti che, pur non avendo bisogno di medaglie al valore, essendo questo fatto certo, vedono aperte strade nuove, ampie, diversificate, in un momento economico musicale in cui è difficile trovare qualcuno che investe sulla qualità. Ma forse qualcosa sta già cambiando.
Il comunicato stampa ufficiale da delucidazioni sul progetto globale:
Nove brani con nove chitarristi ospiti, tra cui spiccano, oltre a Hackett, Aldo Tagliapietra e Anthony Sydney.
Due i brani non inediti: “By This River” di Eno e “Morning Comes”, dei primi Acqua Fragile di Lanzetti. Ed è proprio Bernardo che, nell’intervista a seguire, spiega le motivazioni di questa scelta.
Difficilmente potrò risultare obiettivo nel commento, perché questo “CCLR” racchiude il mio concetto di musica, che è ovviamente opinabile. In questo contenitore le performance dei singoli musicisti a cui accennavo si miscelano, senza emergere particolarmente; eh sì… verrebbe da pensare, prima dell’ascolto, che nei brani si dia modo all’ospite di mettersi in mostra, fornendo valore aggiunto per effetto, magari, di un assolo particolarmente difficile o originale. Ciò che ho invece percepito è l’amalgama… l’essere al servizio della musica e non il contrario.
Tra le miriadi definizioni di musica progressiva io ne riconosco una sola e se dovessi oggi darne esempio, più che le parole, userei questo CCLR. Un album molto british, con atmosfere sognanti, tra Genesis e VDGG, largo impiego di mellotron e tempi dispari, e utilizzo di trame molto melodiose. Il tutto dominato da “LA VOCE”. Nel mondo esistono alcuni vocalist ( così come alcuni strumentisti) che da soli riescono a caratterizzare una tipologia musicale. Non sempre ci sono in gioco qualità tecniche o studio approfondito, ma esiste un particolare tono che, essendo un dono di Dio, spesso basta e avanza. Lanzetti invece possiede tutto, tecnica, potenza, estensione e tonalità particolare ed immediatamente riconoscibile. E in questo disco pare ci sia il sunto di tutto questo. Cavalli Cocchi e Cristiano Roversi confermano di essere musicisti di grandi qualità ( non li scopro certo io), ma quello che mi preme sottolineare è che non si tratta solo di un album di meravigliosi solisti, ma di una band che, almeno sulla carta, potrebbe dare ( al pubblico e a se stessa) enormi soddisfazioni.
Ho ascoltato tre volte di seguito e ogni volta ho avuto conferme e ho scoperto nuovi piacevoli, risvolti.
Ora mi aspetto di vedere la resa in fase live, ma conoscendo le professionalità in gioco non ho dubbi sul risultato finale.
Un album che non può mancare nella nostra collezione.


L’INTERVISTA

La prima volta che mi parlasti di questo progetto era gennaio, ma c’era attorno una’aria molto discreta. Ora che tutto è venuto a galla, mi racconti la genesi, come è nata l’idea e come si è sviluppata nel tempo?
Entusiasmato dal suo lavoro nei miei Blueslanz e Dylanz, alla fine dell’estate 2010, volevo convincere Cristiano Roversi a formare un Duo che non escludesse una direzione Prog. Il fatto era che Cris stava già parlando con Gigi Cavalli Cocchi per lavorare su un progetto simile. In questo caso, unendo le forze, 2+2 ha fatto 3!

L’album prevede la partecipazione di diversi chitarristi, differenti ad ogni brano. Cosa accadrà in fase di riproposizione live?
Per i concerti “live” abbiamo previsto un chitarrista unico. Curiosamente al debutto al Gong Festival a Parma con David Rhodes e la sua Band, lo scorso Aprile, i chitarristi furono addirittura due. Al designato Flaco Biondini, si affiancò il giovane Erik Montanari pure presente nell’album.

Tra i brani inediti sono inseriti “By This River” di Eno e “Morning Comes” dei tuoi Acqua Fragile. Cosa vi ha portato a questa scelta?
“By This River” è stato fortemente voluto da Gigi ed io l’ho accettato molto volentieri perché mi ha permesso di esprimermi vocalmente con il registro più baritonale o addirittura basso, cosa che ho sviluppato solo recentemente. “Morning Comes” invece è stata un’idea di Cristiano. Era motivata dal fatto che lui è nato quando io ho appunto scritto il brano ed il fatto che lui volesse lavorare ad una sua trascrizione specifica si rivelava per me addirittura commovente.

Come spieghi questo forte interessamento “straniero” per una musica che resta comunque di nicchia? Sta cambiando qualcosa attorno a noi, musicalmente parlando?
Dici giusto. Qualcosa intorno a noi, a tutti noi, sta cambiando e non solo musicalmente.

Il vostro è quello che si può chiamare un supergruppo e questo, in passato, ha spesso significato album “una tantum”. C’è la possibilità ( e la voglia) di creare qualcosa di stabile, di dare vita a una band con un progetto a medio termine?
Tutto può accadere ma noi di CCLR stiamo già progettando il prossimo Album.

Cosa ha rappresentato per voi la collaborazione con un mostro sacro come Steve Hackett?
La collaborazione con Steve Hackett è la magia che ha permesso al gruppo di prendere coscienza. Un’esperienza che ci ha entusiasmato e fortificato.

giovedì 30 giugno 2011

News da Bernardo...


Notizia appena arrivata da Bernardo Lanzetti

Ciao!
 With great pleasure and excitement we wish to inform you that, right today, sharp as an A note at 440 Hertz , the American label "Cherry Red", through its UK associate "Esoteric Recordings", has worldwide released the CD "Cavalli Cocchi - Lanzetti - Roversi" the outstanding debut album by CCLR.
Cheers,
Bernardo


Comunicato Stampa
IL DEBUT ALBUM DEL SUPERGRUPPO DEL PROGRESSIVE ROCK ITALIANO, CON BERNARDO LANZETTI (ex-P.F.M.) E STEVE HACKETT (GENESIS)!
Il SUPERGRUPPO è un progetto o band formata dalla collaborazione di musicisti celebri, che si ritrovano a suonare insieme in modo a volte totalmente spontaneo (oppure completamente studiato..). Nei migliori dei casi, i musicisti riescono a soddisfare le proprie esigenze artistiche fuori dal proprio gruppo d’origine e nello stesso tempo accontentare i propri fan. Ecco il debut album dei CCLR, trio che vede coinvolti BERNARDO LANZETTI, il bravissimo ex cantante della P.F.M. ed ex-ACQUA FRAGILE (i cui due album sono adesso pubblicati dalla ESOTERIC Recordings), il batterista GIGI CAVALLI-COCCHI dei Mangala Vallis ed il tastierista e suonatore di basso stick CRISTIANO ROVERSI dei Moongarden.
Al trio si è unita una serie incredibile di chitarristi ed ospiti illustri, tra i quali spiccano STEVE HACKETT dei GENESIS, ALDO TAGLIAPIETRA delle ORME, ANTHONY SYDNEY del PERIGEO, ed altri sei chitarristi della scena italiana rock, classica e jazz.
“CCLR” è un album melodico, molto basato su brani sognanti, sulla voce inconfondibile di Lanzetti e sui cori maestosi creati con il mellotron. Tra i brani troviamo una rilettura del classico “By This River” di Brian Eno e di “Morning Comes” degli stessi Acqua Fragile. Un gran bell’ album per i fan del Prog italiano !


TRACKLISTING : 1. New Life On Mars; 2. Jpg; 3. Morning Comes; 4. Words Got The Power; 5.Why Should I?; 6. By This River; 7. Great Love Does Burn Fast; 8. The Late Hour; 9. Blue Boy.



mercoledì 30 marzo 2011

Bernardo Lanzetti a Londra


Qualche news dal mondo “Lanzetti”. Qualcuno mi ha detto che….

"Dopo la recente collaborazione con il Trio CCLR (Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi, vedi comunicato stampa ufficiale: http://athosenrile.blogspot.com/search/label/Bernardo%20Lanzetti-Savona), Steve Hackett si è incontrato a Londra, a metà marzo, con Bernardo.

Nell'occasione, dopo una lezione di canto durata meno di trenta secondi, con grande sorpresa e soddisfazione, Steve ci ha autorizzati a riportare che il suo "singing" è istantaneamente migliorato."




"Da segnalare anche la visita del Lanzetti alla Galleria d'Arte Moderna "Halcyon" allestita all'interno dei leggendari Magazzini Harrods dove non poteva mancare una foto a fianco di un dipinto originale di Bob Dylan."

Chissà cosa ci riserverà il futuro...