L’ex voce della PFM al
“Filo” per lo spettacolo “The dream” dedicato a Kennedy
L’articolo a seguire è di Elena
Bagarotti, un’ introduzione/ intervista a Bernardo che ha anticipato “The
Dream”, lo spettacolo andato
in scena a Piacenza il 21 novembre, al Teatro dei Filodrammatici, a ricordo dei 50 anni dalla scomparsa di
John Kennedy.
A fine post è presente l’immagine dell’articolo originale, ingrandibile a
colpi di clic.
Se esiste un musicista ideale per una performance
dedicata a John Fitzgerald Kennedy come The
dream - in scena stasera alle 21.15 con
ingresso gratuito al Teatro dei Filodrammatici su un’idea di Alberto Fermi, Stefano
Pareti e Alberto Dosi, con la regia di Carolina Migli Bateson, i video di
Roberto Dassoni e l’interpretazione di Doris Awuah, Roberto Bernasconi, Daniele
Dall’Olio e Sarah Patané -, di sicuro risponde al nome di Bernardo Lanzetti.
Dice Bernardo: «Tantissimi motivi mi hanno spinto a partecipare a questo evento. Prima di tutto Kennedy è stato un modello per tutta la mia generazione. Io sono del ’48 e ricordo benissimo il giorno del suo assassinio: ero in ospedale per un piccolo problema e la notizia mi sconvolse. In più sono da sempre appassionato di musica americana, quella dei cantautori impegnati».
Lanzetti, una delle voci più importanti degli anni ’70, prima con gli Acqua Fragile e poi con la PFM, è reduce da un concerto che ha fatto il sold out a Parma e sta andando in tour. E’ imminente l’uscita del live Forty years of voice impossible. La sua partecipazione a The dream – patrocinato da Fondazione Gorbaciov, Editoriale Libertà, Associazione Amici del Teatro Gioco Vita, Fondazione di Piacenza e Vigevano e soprattutto dal Center For Justice & Human Rights Robert F. Kennedy - è molto sentita.
Dice Bernardo: «Tantissimi motivi mi hanno spinto a partecipare a questo evento. Prima di tutto Kennedy è stato un modello per tutta la mia generazione. Io sono del ’48 e ricordo benissimo il giorno del suo assassinio: ero in ospedale per un piccolo problema e la notizia mi sconvolse. In più sono da sempre appassionato di musica americana, quella dei cantautori impegnati».
Lanzetti, una delle voci più importanti degli anni ’70, prima con gli Acqua Fragile e poi con la PFM, è reduce da un concerto che ha fatto il sold out a Parma e sta andando in tour. E’ imminente l’uscita del live Forty years of voice impossible. La sua partecipazione a The dream – patrocinato da Fondazione Gorbaciov, Editoriale Libertà, Associazione Amici del Teatro Gioco Vita, Fondazione di Piacenza e Vigevano e soprattutto dal Center For Justice & Human Rights Robert F. Kennedy - è molto sentita.
Torniamo al tuo rapporto con l’America in quel
periodo...
«Lindon Johnson, che era texano e divenne presidente dopo Kennedy, non rappresentava il suo stesso messaggio. Ed io, che andai con una borsa di studio in Texas, per questo rifiutai di stringergli la mano, mi defilai... oggi mi sembra un gesto un po’ infantile ma allora fui l’unico borsista a non volerlo incontrare. Per me è un onore poter cantare nello spettacolo su Kennedy così come parlarne ai lettori che magari stanno leggendo queste parole».
«Lindon Johnson, che era texano e divenne presidente dopo Kennedy, non rappresentava il suo stesso messaggio. Ed io, che andai con una borsa di studio in Texas, per questo rifiutai di stringergli la mano, mi defilai... oggi mi sembra un gesto un po’ infantile ma allora fui l’unico borsista a non volerlo incontrare. Per me è un onore poter cantare nello spettacolo su Kennedy così come parlarne ai lettori che magari stanno leggendo queste parole».
Non vogliamo svelare i brani di “The dream”ma il loro
significato sì.
«Citiamo almeno
Bob Dylan, che ho omaggiato in passato, così come Peter, Paul and Mary e il Nebraska di Springsteen, di cui ho tradotto i
testi scarni (Lanzetti è l’unico traduttore italiano riconosciuto dal
management di Bruce, ndr). Ho cantato anche il
blues degli anni ’50. Questa musica porta con sé un messaggio a favore dei
diritti civili».
Invece di fermarsi al passato, magari con una di quelle reunion autocelebrative tanto in voga, ti sei spinto oltre. Questo è rischioso per un artista.
Invece di fermarsi al passato, magari con una di quelle reunion autocelebrative tanto in voga, ti sei spinto oltre. Questo è rischioso per un artista.
«Mi riconosco
nella figura dello sperimentatore, tanto che ho interpretato anche i musical
classici e cantato in inglese, francese, in spanglish e in greco antico,
curando la metrica. Questo rende difficile collocarmi, d’altro canto amo
sperimentare».
Un nuovo album e un tour. Cosa offre ancora il futuro?
«Ho preso le
musiche degli Acqua Fragile e chiamato un’orchestra di tanghi argentini.
All’epoca ci accusarono di copiare i Genesis, ora sfido chiunque a riascoltare
quei brani che riproporremo, a dimostrazione del contrario, sia a livello di
melodie che di armonie».
Com’è cambiato il tuo mestiere dagli anni ’70?
«Non c’è
paragone. Allora la musica ti permetteva di vivere, oggi non conosco nessuno
sotto i 40 anni che non faccia musica come hobby, mantenendosi in altro modo. La cosa
triste è che ora si inventano personaggi che non danno nulla alla
musica, la musica è funzionale al loro diventare
personaggi. E c’è più disonestà. YouTube e internet permettono di trovare
tutto, facendo razzie. I Beatles, i Led Zeppelin e altri grandi hanno sempre avuto l’onestà di
ammettere che si rifacevano al blues o alla musica del passato. E
possiedono bootleg di Springsteen che rifà più di 100 cover. Oggi nessuno lo
ammette più e questo mi dà dispiacere. Tra l’altro, un rapper americano ha
utilizzato un brano degli Acqua Fragile con la mia voce. La casa discografica è
la stessa, quindi non posso farci niente. Se però fosse accaduto il contrario,
avrei già in casa i carabinieri! ».
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