lunedì 10 febbraio 2014

Musica, teatro, letteratura… era il 2007…


Maurizio Pisati: U-CABARET
Rehearsals and excerpts from the concert

Two voices, mechanical puppets, instruments, electronics


MILANO, Palazzina Liberty
 18.04.2007 - MusicaRealtà2007

Liberamente tratto da "Il giocatore di scacchi di Maelzel", di E. A. Poe

per Voce, Attore, Strumenti, TracciaAudio
Musica, progetto, editing Maurizio Pisati
Attore e one-man-band Riccardo Magherini
Traccia Audio da esecuzione live di EnsembleFiarì


U diventa Cabaret / Invenzione / Viaggio utopico / Teatro dei segni


U diventa Cabaret

U è il titolo di una precedente composizione per Ensemble, nata come ulteriore e personale riflessione sulle lingue cosiddette Utopiche -ma anche fantastiche e immaginarie, talvolta solo narrate, talaltra praticate da una cerchia di eletti- a partire da quella di Thomas More proprio in “Utopia”, dove compare un unico pensiero scritto nella nuova lingua, poi così tradotto: Libenter impartio mea, non gravatim accipio meliora. (Volentieri dico ciò che ho fatto, senza ripugnanza accetto cose migliori). In quella prima composizione U era un suono, un gesto della mano, una movenza del corpo. Ora, in U-Cabaret, quel suono viene evocato dall’elaborazione elettronica e reinventato assieme ad altri strumenti reali e immaginari: i gesti del dire e del suonare si fanno drammaturgia, la recitazione reinventa la lingua, la lingua svela un suono e assieme costruiscono la partitura. Un continuo scambio di ruoli che per sua natura ingenera travisamenti e inciampi, scivolate e disorientamenti, sorprese, insomma: un cabaret.

• Invenzione

Il rapporto musicista-pubblico è spesso ridotto alla generalizzazione datore-fruitore, uno stereotipo a senso unico come sovente i rapporti insegnante-allievo, servizi-utenza, datore di lavoro-operaio, palinsesto tv-audience e così via. Si evidenzia cioè solo la superficie, la relazione tra un ripetitore e un ascoltatore, un manuale di istruzioni scambiato per un libro. Cos’altro si può fare, invece? Intendo dire: cos’altro possiamo intravedere, in questi rapporti, che ci riconduca alla loro origine di relazioni vicendevoli e fruttuose, arricchite cioè del valore dell’Invenzione?

Teatro dei segni e dei gesti del suonare

Intanto proviamo a ricreare sul palco una relazione dinamica tra soggetti in apparenza contrapposti, o tra una parte più umana e una più meccanica, a leggere tra le righe e vivere un testo -in questo caso Il Giocatore di Scacchi di Maelzel, di E. A. Poe- come la rappresentazione di più esperienze parallele. In scena quindi il racconto viene recitato, suonato, tradotto, il suono è talvolta solo mimato: un teatro immediato e uno parallelo di gesti del suonare, la recitazione di automatismi, così come il suono del racconto vocale senza parole.

Viaggio Utopico

Sarà un breve viaggio in cerca di quei segni di utopia nascosti (tra le righe, appunto) che ogni scrittura porta con sè. La scrittura il più delle volte segue un pensiero, ma il pensiero non necessita della scrittura per trovare compiutezza. Forse un monaco orientale calligrafo, o un bambino, vedono nascere assieme pensiero e segno. Il monaco, dopo lungo pensare e poi non pensare, ritrovando non già un significato ma un respiro. Il bambino girovagando tra le immagini mentali, mentre muove la mano che è già un segno. In U-Cabaret i due personaggi si segnano e pensano vorticosamente, si scambiano le battute, si imitano, ammiccano, ricalcano i gesti strumentali e i suoni degli oggetti, evocano scenari acustici, i loro movimenti perturbano l’aria, gli stessi gesti delle mani dettano alla Voce virtuosismo e varietà, nell’ansia di diversificarsi dall’automa. Il racconto di Poe dimostra come il famoso Giocatore di Scacchi non potesse essere un automa ma nascondesse in realtà al suo interno un essere umano. Così in U-Cabaret i ruoli si intrecciano, o almeno si con-fondono, scoprendosi la voce umana ricca anche di un’anima meccanica, mentre la meccanica rivela insospettabili respiri. 

Maurizio Pisati

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