martedì 12 gennaio 2021

Prosegue il dibattito virtuale tra Lanzetti e Mussida

Tutto è iniziato da qui: 

https://bernardolanzetti.blogspot.com/2021/01/la-risposta-di-franco-mussida-bernardo.html

E ora la nuova replica…


Caro Franco,

Bello questo poter dialogare e toccare in rete un argomento così vitale.

Il tuo commento alla mia domanda - “E’ nata prima la poesia orale o l’organizzazione di suoni e di silenzi che oggi chiamiamo musica?” - partendo con l’accenno alla “violenza”, a mio avviso, si è un po’ deviato dall’ argomento principale, da te sapientemente esaminato e teorizzato, che in precedenza mi aveva sollecitato.

Se mi è concesso, proverò a semplificare il tutto.

La musica è universale e non ha bisogno delle parole e quindi della voce umana per raggiungere il suo nobile scopo di nutrire anima e corpo. Preso in carico il tuono, il rumore della pioggia e del mare, l’urlo del vento e dell’animale ferito, non può essere vero che sia stata la voce umana, il primo strumento musicale, prima ancora del tamburo? Non è forse vero che il tono, il ritmo, l’estensione, le sospensioni, il controllo del volume, il glissato, il vibrato, il tremolo, i fraseggi e tanto altro sono propri della voce umana, del suo “parolare”, e in seguito la musica ha costruito la sua architettura con questi stessi elementi?

Pur logico e appassionato, trovo un po’ crudele il tuo eliminare la voce e le parole dalla piattaforma musicale, anche comprendendo che l’ascoltatore medio è più influenzato dalle parole che dalla musica perdendo grandi occasioni di venire investito, accarezzato e permeato da vibrazioni sublimi.

Io non ho certezze come le tue ma credo che la “Poesia Orale”, quella per cui Bob Dylan ha preso il Nobel, sia rintracciabile in tutta la musica perché nessuna composizione può sfuggire a una forma di narrazione, sia essa minimale o epica, con preludio, intro, svolgimento, ripresa e finale, articolazioni e geometrie così già presenti in Omero.

Recentemente ho sentito alla radio Gegé Telesforo, vocalist ed esperto di musica, porre all’audiologo/foniatra e cantante Diego Cossu la seguente domanda: “Perché i musicisti odiano i cantanti?

Non sono riuscito a sentire la risposta perché, dentro di me, sghignazzavo scompostamente per la simpatica crudezza del quesito.

Tuo ammiratore già dal concerto di Bologna prima dei Deep Purple e sorpreso e conquistato dal tuo percorso musicale e artistico degli ultimi anni, ringraziando per lo spazio che mi hai concesso all’interno delle tue esposizioni, confesso che di essere stato turbato dal tuo citare, non così positivamente, i distanti Joan Baez e Bob Dylan quando Mogol e De André erano già in casa.

Cari saluti,

Bernardo

 

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