Ritrovare un vecchio video di Le Orme che propongono “Senti
l’estate che torna” (dalla trasmissione “Una Rotonda sul Mare, del
1989) fornisce a Bernardo Lanzetti- presente come corista - lo spunto per rispolverare
la memoria: “La voce di Angela Baggi e del sottoscritto sono molto
riconoscibili. Mi viene in mente che ho fatto i cori per tutti i solisti e i
gruppi anni '60: Sergio Endrigo, Dik Dik, Edoardo Vianello,
Orietta Berti, Maurizio Vandelli, Carmen Villani… sole
eccezioni, Gino Paoli e Patty Pravo!”.
Auguri di buone feste con appuntamento alla chiusura
dell'anno 2024, un periodo che, a mio avviso, ha visto aumentare le discussioni
mediatiche sulla musica.
Tutti sono diventati esperti in materia ma non si può non
notare come la parte del leone sui media, in realtà, sia giocata dalla NON
MUSICA!
In un articolo di un po' di tempo fa, Steve Hackett, ripercorrendo la storia dei Genesis e
sottolineando il rapporto con l’Italia, ha affrontato il momento in cui Peter Gabriel, ormai trabordante all’interno
della band, decise di intraprendere una nuova strada, solitaria.
Ecco le sue parole: <<L’incantesimo si ruppe nel 1975, all’indomani
di “The Lamb Lies Down On Brodway”. Era
un progetto concepito tutto da Peter: ormai era molto più che un membro
paritario del gruppo, fece bene a voler andare per conto suo. Quanto al tour, a
New York mi rubarono di nuovo le chitarre. Una maledizione…>>.
La ricerca di un frontman si
risolse nel modo più semplice.
<<Testammo molti vocalist. Fu preso in considerazione anche Bernardo
Lanzetti della PFM. Eppure
avevamo la soluzione in casa. Phil aspettava solo che glielo chiedessimo!>>. Sliding doors… chissà cosa sarebbe
accaduto se…
Jackie McAuley, Steve Simpson, Bernardo Lanzetti e Dzal
Martin.
Nel retro, John Perry e Clive Bunker, non inquadrati
Scrive Bernardo:
Nel mio percorso musicale, ho avuto la fortuna di lavorare
con musicisti fantastici.
Nei miei tre album solisti registrati a Londra, all’inizio
degli anni ’80, il mio guitar hero è stato Steve
Simpson.
Grande tristezza mi ha preso alla notizia che Steve non è più
con noi.
Ci accomunava la passione per certa musica americana, i
Little Feat di Lowell George in testa, e ho potuto incontrare Roger Chapman
quando Steve era stato arruolato nella band “Short List”.
Sono stato anche ospite a casa sua e tante le serate nei pub
di Londra dove andavo a sentirlo. Numerose le avventure da raccontare come
quando in un piccolo tour, in duo, a Milano, al club Magia il cui impianto
elettrico non aveva la presa a terra, a un certo punto, toccando il microfono
con le labbra, i peli del mio naso prendono fuoco. Dallo shock, il plettro vola
dalla mia mano ma Steve, prontamente, lo afferra al volo tra gli applausi del
pubblico convinto che fosse tutta una scena preparata.
Steve era molto amato e rispettato dai colleghi della scena
Londinese. Quando dal suo furgone gli rubarono l’attrezzatura, compresa la sua
chitarra più famosa, una Telecaster con disegni paisley (cashmere) - (vedi
foto) - prontamente altri chitarristi gli imprestarono i loro strumenti. Di
seguito, un liutaio da cui era passata una chitarra sospetta, tolse la vernice
nera con cui era stata camuffata fino a rivelare i famosi disegni sottostanti
recuperando così lo strumento.
Al pub Red Lyon, Steve ha partecipato ad alcune riprese del
lungo videoclip Amore all’ora X” girato per l trasmissione RAI “Mister
Fantasy”.
Ciao Steve...
La cassetta che Steve Simpson regalò a Bernardo, quella con
il suo repertorio di classici.
Era il 1973 e Enzo Caffarelli dalle pagine di CIAO 2001 recensiva “Acqua Fragile”.
ACQUA
FRAGILE
Omonimo - Numero Uno (1973)
Sicuramente
uno dei migliori gruppi italiani venuti alla ribalta nel corso dell'anno,
l'Acqua Fragile, si presenta con tutte le carte in regola: scoperti dalla PFM,
coadiuvati dal produttore Claudio Fabi, con testi in inglese (molto belli)
scritti da un membro del gruppo, e tradotti sulla copertina.
In data
recente hanno accompagnato i Gentle Giant in tour, e mi sono sembrati diversi
da quelli conosciuti attraverso il disco. Sinceramente preferisco parlare
dell'album.
"Morning
comes" sembra uscire dal repertorio dei Genesis. Mi si perdonino i paragoni
che spesso uso per i gruppi italiani, ma tutto sommato una simile affermazione
può esser anche un complimento. La voce del cantante è vicina a quella di Peter
Gabriel, ed anche la costruzione armonica del brano è tipicamente alla Genesis:
lo stesso accade, in parte, per "Song from a picture" e per
"Education story". Le tastiere, usate in funzione orchestrale,
infondono un tono vivace e a un tempo solenne alla musica dell'Acqua fragile.
"Comic
strips", "fumetti", è significativa parodia degli ultimi Gentle
Giant: azzeccato il titolo, dato l'evidente tentativo dei fratelli Shulman di
dare un'idea visiva dei loro brani, colonna sonora ideale per cartoni animati.
"Science
fiction suite" e "Going out" sono su di un altro piano:
l'impasto chitarristico ed il tipo di coro, trasferiscono l'asse di
orientamento in America. E si realizza così, su scala, quella elegante fusione
fra musica inglese ed americana che ha negli Yes i maggiori portabandiera.
In genere
il suono è ricco, le melodie ben congegnate, le esecuzioni impeccabili.
Notevole la padronanza degli strumenti da parte del quintetto, compresa la
sezione ritmica, in genere carente nelle formazioni nostrane. Molto gusto, e
non c'è quella frammentarietà di colori e di tempi cui tanti altri gruppi ci
hanno abituato. Enzo Caffarelli
Track List -Morning comes -Comic strips -Science fiction suite -Song from a picture -Education story -Going out -Three hands man Line Up Bernardo Lanzetti-voce Gino Campanini-chitarra Maurizio Mori-tastiere Franz Dondi-basso Pero Canavera-batteria
Il video del concerto della PFM al Roxy Theatre, Los
Angeles, agosto 1977
Tempo fa, Adam Gottlob ha restaurato e adattato il suono alle riprese,
in 8 mm, del regista Louis Dosh.
Principalmente incentrato
sull'album "Jet Lag", il video si rivela come un
documento raro, straordinario e importante, per i fan di PFM, ma non solo.
UN PO' DI STORIA
Nellʼagosto del 1977 la PFM
si trovava in USA per un tour, giusto per promuovere il loro album “Jet
Lag”, pubblicato dallʼElektra Asylum.
Attraversando vari stati, come
Arizona, Texas, New Mexico e Colorado, la band italiana non poteva mancare la
California, con concerti mirati a San Francisco e, soprattutto, a Los Angeles.
Qui, al Roxy Theatre, il gruppo
suonò per tre sere di fila ma occorre ricordare che, ogni sera, i concerti erano due,
uno alle 20:00 e uno alle 23:00!
La formazione della PFM, in
quellʼoccasione, comprendeva tre dei soci fondatori, ovvero Franco Mussida, Flavio
Premoli, Franz Di Cioccio, naturalmente, il bassista Patrick Djivas,
cui si aggiungevano il vocalist Bernardo Lanzetti e il violinista
americano Greg Bloch (RIP).
Come testimonianza di quelle
performance al Roxy, fino a metà de 2021 si sapeva solo di una registrazione
audio amatoriale, di una cara amica di Los Angeles, ma ecco, nel 2021, come per
magia, venire improvvisamente alla luce una serie di spezzoni di un filmato
8mm, documento preziosissimo pur privo di audio…
Sentiamo direttamente il racconto di Adam
Gottlob, il filmmaker che ha avuto modo di recuperare, restaurare e
completare il filmato.
Adam Gottlob, primo a sinistra. Mino
Profumo, primo a destra
Adam Gottlob
racconta del filmato PFM live at The Roxy 1977
Ho progettato e gestito il Museo
Genesis negli ultimi 25 anni. Siamo specializzati nell'archiviazione Genesis e
Peter Gabriel.
Con grandi fan, come Mino Profumo,
abbiamo creato un museo "virtuale", dove si possono vedere migliaia
di oggetti da collezione Genesis (poster, foto, vinili, biglietti, programmi,
ecc.). Sono di mia proprietà e delle molte persone che hanno contribuito al museo
con scansioni/fotografie dei loro cimeli.
Ma oltre agli oggetti da collezione,
sono stato coinvolto nella ricerca e nel restauro delle registrazioni dei
Genesis, con una specializzazione in registrazioni di film e video. Molti anni
fa era tutto su VHS, poi spostato su DVD, poi Blu-Ray. Ora faccio la maggior
parte del mio lavoro su scansioni di pellicole 8mm/16mm
in 2K/4K e sul mio canale YouTube
GMusic. Abbiamo lavorato alle cerimonie di introduzione alla Rock Hall, ai
documentari sui Genesis e agli speciali TV, e l'anno scorso siamo stati anche presenti
su Rolling Stone.
Come puoi immaginare, trovare questi
documenti cinematografici è quasi impossibile. Immaginate qualcuno che andava a
un concerto 40 o 50 anni fa con una fotocamera da 8 mm e alcuni rullini.
Le possibilità di trovare qualcuno che
abbia ancora il film, che sappia dove si trova, che il film sia ancora integro,
e che poi affidi a noi questi documenti inestimabili... non sono certo molte.
facile.
Da quando ho fondato The Genesis
Museum, però, abbiamo letteralmente trasferito centinaia e centinaia di film.
Abbiamo una buona reputazione per effettuare trasferimenti di alta qualità e restituire
i film in modo rapido e sicuro. Quindi, quando finalmente otteniamo la fiducia
del proprietario del film, di solito dicono "A proposito, puoi trasferire
tutti i miei film?" Quindi, insieme ai film Genesis, abbiamo trasferito
Zeppelin, Floyd, Rush, Yes, ELP, Jethro Tull, Gentle Giant, ecc, ecc... e ora
PFM.
Dopo aver trasferito i film, mi occupo
del montaggio e del restauro del film. E per Genesis e Peter Gabriel posso fare
la sincronizzazione. Ma per le altre band, cerco di trovare persone esperte di
quel gruppo specifico. Trovo persone che ne sanno di più su quelle band che mi
aiutano... con PFM, quella persona eri tu :)
(Bernardo Lanzetti)
Ma in questo caso, PFM ha pochissime
registrazioni. Louis Dosch (il regista che mi ha prestato queste bobine di
film) sapeva di aver filmato questo film da The Roxy nel 1977, ma nessuno che
ho contattato aveva la registrazione audio. E come hai detto, hai suonato 3
serate con due concerti a sera e non ero sicuro al 100% di quale data e di
quale set fosse.
Così ho trovato un CD, PFM bootleg
giapponese, che proveniva da “The Roxy” chiamato "Out of the Ground”, ho
colto l'occasione al volo e l'ho ordinato. Era dell'11 agosto 1977 e si è
rivelato un abbinamento perfetto! Quindi non sono affatto un esperto di PFM, ma
ho pensato che con il tuo aiuto e l'aiuto di Mino avrei avuto una possibilità.
Così iniziò il progetto...
Ho iniziato con i segmenti di film più
lunghi, ho cercato forse aree di canto e ho cercato di trovare dove si trovasse
la corrispondenza nel CD. Ogni segmento può richiedere 5 minuti o un'ora per
trovarlo. Ma come in un puzzle, più vado avanti, più facilmente i pezzi del
puzzle iniziano a combaciare. Ad esempio, quando hai le campanelle in mano, so
che stai suonando la parte articolata in stile "valzer" (3/4 + 2/4)
di “La Luna Nuova”. Riesco a vedere i piatti e trovare una canzone che
corrisponda ai crash. E quando mi blocco, posso chiedere a te o a Mino cosa mi
sto perdendo.
Poi ho lavorato sull'audio, perché
sfortunatamente questo audio non era di ottima qualità e presentava una certa
distorsione.
Pulisco la pellicola per macchie e
danni. Correggo il colore, aggiungo titoli e riconoscimenti e rendo questi film
muti da 8 mm il più bello possibile. Ovviamente queste sono produzioni amatoriali,
ma c'è ancora un po' di magia lì per i veri fan della band. E soprattutto per
la PFM, dove esiste così pochi filmati,
Penso che i fan rimarranno davvero
sbalorditi nel vederlo.
Compie gli anni oggi, 21 novembre,
Bernardo Lanzetti, cantante e autore,
voce unica nel panorama prog-rock internazionale, dagli esordi con il gruppo
Acqua Fragile, passando, per la PFM, The Steam Band, Mangala Vallis... molti
lavori solisti, interpretando e attraversando vari stili e generi musicali, punto
di riferimento per i nuovi "singer" italiani.
In occasione della scomparsa del
sommo poeta del Progressive Rock, Pete Sinfield,
per ricordarlo, si ripropone un articolo del 2017 che riporta alla sua
collaborazione con Bernardo Lanzetti, in
occasione dell’uscita dell’album “A new Chant”,
degli Acqua Fragile
Aqua Fragile “A new Chant”- Special guest Pete Sinfield
Tra gli
ospiti stranieri del nuovo album degli Acqua Fragile troviamo un artista
immenso: Pete
Sinfield.
Poeta,
musicista e produttore, è noto soprattutto come autore dei testi di alcuni
grandi gruppi della scena progressive britannica degli anni Settanta, uno su
tutti quello dei King Crimson.
Bernardo Lanzetti racconta
come è avvenuto il loro incontro e come è stato possibile arrivare a questa
gratificante collaborazione.
Quando la PFM, quella originale,
ancora con Mauro Pagani e Giorgio Piazza, iniziò a lavorare con il poeta dei
King Crimson Pete Sinfield, il sottoscritto, Bernardo Lanzetti, era ancora con
l’Acqua Fragile.
Negli anni successivi, pur venuto
a sapere che Pete aveva approvato il mio arruolamento nella band milanese, non
ebbi mai modo di incontrarlo, fino al 1994, ovvero quindici anni dopo la mia
fuoriuscita.
Di ritorno da Los Angeles, dopo una
settimana intensa di registrazioni con Beppe Cantarelli, salii a bordo di un
Jumbo 747, destinazione Londra, praticamente
vuoto; oltre al sottoscritto, forse altri quattro o cinque soggetti e una sola
coppia al centro di una delle sezioni del jet.
Mi capitò di guardare l’uomo e -
sì- sembrava proprio Mr. Sinfield. Mi avvicinai e pure lui mi fissò
chiedendomi: “Bernardo?”.
Scambiammo poche frasi e venni a
sapere che lui stava tornando a casa dopo un’esperienza con Michel Polnareff.
La casa discografica aveva commissionato testi in inglese per riposizionare
l’artista francese.
Passarono diversi anni, fino a
quando Greg Lake non venne in Italia per quel piccolo, intenso, tour che mi
vide ospite sul suo palco in quel di Piacenza.
Fu in quei giorni che mi si parlò
del sito di Pete Sinfield, che raccoglie non solo i suoi testi, ma anche sue poesie
e haiku.
Alcune settimane dopo, nel sud
della Spagna, comperai una chitarra e mi misi al lavoro per mettere in musica “Rain Drops”, una breve composizione, un
gioiellino del poeta pescato nel web.
Devo dire che scrissi una delle mie migliori creazioni chitarra e voce.
Realizzai un bel provino, sempre
in Spagna, che ora dovevo sottoporre a Mr. Sinfield per la sua approvazione ma,
dopo problemi di salute e depressione, egli non era più raggiungibile, nel
senso che lettere, email, telefonate e persino il bussare di Greg Lake alla sua
porta venivano ignorati.
Un giorno, prima di un concerto
con David Jackson, ex Van der Graaf Generator, mi racconta di aver fatto
trasloco e di essersi trasferito nel Suffolk. “Dove esattamente?”, chiedo io. “Oh,
in un piccolo paese dove vive anche Pete Sinfield”. La lampadina si accende
immediatamente, e la storia si sviluppa in modo tale che la famiglia Jackson,
addirittura in due riprese, riesce a farmi avere l’approvazione della
musica/arrangiamento con tanto di firma per il deposito.
Tango Spleen venne all’Elfo a
registrare in una session allargata con Franz al basso elettrico, Alex
Giallombardo alla chitarra e Piero alla batteria.
Franco Mussidapresenta il suo nuovo
libro “Il Bimbo del Carillon” (Salani editore).
Intervistato da Gian
Antonio Stella (Giornalista/Scrittore) con la conduzione di Emanuela
Rosa Clot (Giornalista/Direzione Gardenia)
Feltrinelli Piazza Piemonte - Milano
8 novembre 2024
Mario Eugenio
Cominotti
per MAT2020
Primi novembre2024 a Milano,
anno dal numero tale da evocare subito per la mia fantasia superstite scenari
urbani notturni cyberpunk, ma non vedo ancora auto volanti a percorrere il
cielo; tra i nuovi grattacieli milanesi e i palazzi novecenteschi che svettano
imponenti anche qui in Piazza Piemonte, a passare sugli ormai antichi binari
sono ancora i soliti e cari vecchi Tram, alcuni perfino gli stessi “Carelli”
gialli che ancora percorrono orgogliosamente le strade di San Francisco. Sono
appena passate le 18 e tra le luci che brillano nell’abituale foschia della
sera, mentre la gente passa come sempre di fretta, anche in questa rarefatta
atmosfera già prenatalizia, spiccano quelle delle grandi vetrine all’ingresso
della Feltrinelli, oasi culturale urbana e ritrovo per lettori e non
solo di ogni età.
Entro e oltrepassando gli scaffali, tra nuove
edizioni e gadget, noto subito Franco Mussida, ancora seduto al bar
interno alla libreria tra amici e ospiti; lo raggiungo e stringendogli la mano
mi presento per MAT2020, mandato tempestivamente in missione dal nostro
Direttore Athos oltre che su richiesta dello stesso Bernardo Lanzetti,
già grande voce con Franco nella PFM in anni passati. Pochi minuti e ci
spostiamo tutti nell’area interna attrezzata per gli eventi, molti gli amici
soprattutto tra quelli del CPM Music, punto di riferimento per la
formazione artistica a Milano e non solo, fondato dallo stesso Mussida e del
quale è tuttora Presidente, tanti gli appassionati, oltre a qualche vero e
proprio fan di Franco che non perde anche questa occasione per seguirlo.
Inizia la presentazione, introdotta con
sobria eleganza da Emanuela Rosa Clot, Giornalista e Direttore della
rivista Gardenia, che passa presto il microfono al notissimo giornalista
e scrittore Gian Antonio Stella, per una vera e propria quanto corposa
intervista in diretta a Franco Mussida, che presenterà così questo nuovo
bel libro autobiografico, “Il Bimbo del Carillon” (edito da Salani),
dallo stesso giorno in tutte le librerie e gli store digitali.
Franco Mussida, musicista e
compositore, è conosciuto soprattutto come uno dei fondatori della Premiata
Forneria Marconi, ormai nota ai più come PFM, formazione storica tra
le prime a portare in Italia, già con il primo album “Storia di un minuto”
- 1972 etichetta Numero Uno e naturalmente ho il vinile
acquistato all’epoca presso la storica Buscemi dischi - la musica
innovativa ormai comunemente nota come Progressive Rock, Rock Progressivo o più
semplicemente “Prog”, oltre che per la direzione della successiva
produzione live De Andrè - PFM, con la quale la band si è evoluta con
grande successo raggiungendo un pubblico sempre più vasto.
Franco ha però molto altro da raccontare
anche oltre alla grande avventura con la PFM, con la quale ricorda perfino
palchi di fronte a 500.000 persone; Il grande amore di Mussida per la Musica, “fedele
compagna per tutta la vita”, si è nel tempo espresso e continua tuttora in
molti modi, a partire dalla fondazione della già prima citata scuola di musica CPM
Music, proseguendo con l’impegno con il progetto CO2 attivo in molte
carceri, fino all’attività in campo artistico, con un percorso creativo ed
espressivo personale all’insegna della ricerca e della sperimentazione e della
divulgazione della musica e del suono intesi come “grammatica universale per
entrare in contatto con la poesia del mondo”.
Dopo l’acquisto di “Storia di un minuto”
(“La carrozza di Hans” resta ancora la mia preferita di quel
grande album), avevo apprezzato per la prima volta Franco Mussida in
Concerto con la PFM a Milano nel lontano 1977 sul palco
storico del Palalido, per poi ritrovarlo inaspettatamente molti anni
dopo tra il pubblico ad un meraviglioso evento realizzato nel 2012
ancora a Milano presso il Palazzo dellaTriennale, in
occasione di quello che sarebbe stato il 100esimo compleanno di John
Cage, con i suoi più significativi lavori riproposti dal vivo attraverso
preziose performance acustiche con pianoforte preparato, come elettroniche e
“visive”, realizzate da eccellenti musicisti tra i quali lo stesso figlio di
Franco Mussida. Non mi hanno quindi stupito i molti riferimenti alla musica
classica o cosiddetta “colta”, con particolare riferimento ai grandi innovatori
del Novecento, a partire da Maestri come Stravinskij, anche durante
questa lunga “chiacchierata” con Franco alla Feltrinelli di Milano.
Tra i tanti motivi di interesse dell’incontro
con Mussida mi ha colpito particolarmente, più ancora dell’individuazione
dell’età dell’oro per la nuova musica in quei sette anni che vanno dal 1967
al 1974 (… proprio i “miei” anni dell’adolescenza e della scoperta
della musica come percorso e strumento di libertà e non solo espressiva e
creativa), in risposta ad una domanda di Gian Antonio Stella, quello che
secondo lo stesso Mussida ne è stato il fattore scatenante se non la causa
principale di quel periodo prorompente di energia e creatività, ovvero
l’influsso (oggi si direbbe anche abusandone “contaminazione”) della musica e
della cultura dal lontano Oriente, che avrebbe contributo a generare una vera
esplosione di creatività nella musica occidentale. Cosa che mi riporta
immediatamente alle influenze anche precedenti, dalla cultura afroamericana e
ancora a quella orientale già dalla musica dei Gamelan giavanesi portata
all’esposizione universale di Parigi del 1900, influenze che avevano
contribuito all’evoluzione della musica colta da Debussy a Satie, da Ravel a
Gershwin, fino a Bartok e allo stesso prima citato Stravinskij, oltre a tutto
quello che poi si è sviluppato, fino a raggiungere, dopo jazz e avanguardie,
anche la cultura di massa Pop e Rock nelle sue forme più creative, a partire
dai favolosi sette anni indicati da Mussida.
Come raccontato anche nel libro, l’amore di
Mussida per la musica è innato e l’incontro è stato inevitabile fin dai primi
anni, grazie a un talento naturale per suoni e melodie (aggiungerei citando il
grande Jannacci “Perchè ci vuole orecchio”) poi educato e cresciuto
attraverso lo studio e le tantissime e diverse esperienze con tanti musicisti e
l’incontro col pubblico su palchi di ogni sorta in un percorso ricchissimo e
mai interrotto da allora.
Intanto la piacevole conversazione col tempo
che scorre veloce si trasforma naturalmente in una sorta di “lectio
magistralis” del Maestro che affronta molti temi, dall’importanza dell’ascolto,
oggi purtroppo spesso sempre più distratto perfino durante molti eventi “dal
vivo” dove spesso basta “esserci”, fino alla qualità del suono,
tutta da riscoprire, esplorare e valorizzare. Per Mussida l’esperienza della
musica è emozione quanto immaginazione, cercando e trovando in tutto ciò che ci
circonda, a partire dalla natura e dal contatto con questa, la musica, e
raccontarlo per Franco è stata la prima ragione per scrivere questo libro.
L’invito è prima di tutto alla visione del
video completo della presentazione (vedi link) ma soprattutto alla lettura del
libro, dove si potrà trovare tutto questo e molto, davvero molto di più.
Per chi poi volesse approfondire il pensiero
di Franco Mussida, filosofo, teorico, divulgatore e poeta della musica,
consiglio la lettura del Suo libro precedente, “Il pianeta della musica.
Come la musica dialoga con le nostre emozioni” (Salani editore,
2019), “Un libro per ascoltatori e musicisti, appassionati di qualsiasi
genere e forma musicale, perché sentire Musica aiuta a cambiarci intimamente e,
di conseguenza, a cambiare il mondo”, oltre al Concept Album solista di
Mussida pubblicato pochi anni dopo dove anche tutto questo viene espresso
direttamente in musica, “IL PIANETA DELLA MUSICA e il viaggio di IÒTU”
(2022), 13 brani originali dell’autore e compositore milanese che ci accompagna
in un viaggio interiore raccontato soprattutto con l’ausilio del timbro di una
chitarra classica baritono, in volo su una navicella sospinta dal vento del
suono sopra i continenti emotivi del pianeta … il pianeta della musica, il
pianeta di Franco Mussida. Buona lettura e buon ascolto.
Dopo anni di battaglie legali, il rapper americano Busta
Rhymes ha finalmente accettato di riconoscere la co-paternità del brano “Genesis” ai musicisti italiani Bernardo Lanzettie
Piero Canavera. Una svolta importante per
il riconoscimento dei diritti d’autore italiani in ambito internazionale. La
notizia è stata riportata da Huffpost, in un articolo firmato dal giornalista Michele
Bovi.
Questo successo arriva a conclusione di una lunga disputa,
iniziata nel 2012, quando Lanzetti e Canavera avevano accusato Busta Rhymes di
aver usato una porzione di “Cosmic Mind Affair,”
brano del gruppo italiano Acqua Fragile, senza autorizzazione o
riconoscimento.
“Genesis“, uscito nel 2001 e certificato disco di
platino negli Stati Uniti, include infatti un campionamento non dichiarato del
brano “Cosmic Mind Affair” del 1974, scritto dal batterista Canavera con
testi in inglese di Lanzetti. La battaglia legale, condotta da diversi
avvocati, si era arenata più volte a causa delle richieste elevate e delle
risposte evasive provenienti dal team americano di Busta Rhymes, costringendo i
musicisti italiani a una lunga lotta per la giustizia. È stato solo grazie
all’intervento decisivo dell’avvocato Giorgio Tramacere che, dopo sette
udienze, si è giunti a un accordo tra le parti.
Ora, Lanzetti e Canavera sono ufficialmente riconosciuti come
co-autori del brano, segnando una vittoria simbolica per i diritti d’autore
italiani e creando un precedente importante per la tutela delle opere originali
nel contesto globale.
Questa vittoria fa emergere una lunga storia di casi in cui
gli autori italiani si sono trovati a difendere i propri diritti contro colossi
americani. Un esempio emblematico è quello di Al Bano, che per dieci
anni ha combattuto contro Michael Jackson, accusando il re del pop di
aver plagiato il suo brano “I Cigni di Balaka” con “Will You Be There”.
Nonostante una forte somiglianza tra le due opere, la difesa americana riuscì a
dimostrare che entrambi i brani ricordavano un pezzo ancor più vecchio, “Bless
You for Being an Angel” degli Ink Spots, chiudendo il caso a favore della
casa discografica di Jackson.
Un altro caso simbolico è quello della reinterpretazione di “O
Sole Mio” come “It’s Now or Never” di Elvis Presley. Negli Stati
Uniti, il riarrangiamento è attribuito esclusivamente a Aaron Schroeder, mentre
in Italia la SIAE continua a riconoscere Eduardo Di Capua e Alfredo Mazzucchi
come autori dell’originale napoletano, in una disputa che evidenzia ancora oggi
le differenze di attribuzione tra i due Paesi.
Il caso di Lanzetti e Canavera è particolarmente
significativo perché segna un passo avanti importante per il riconoscimento del
diritto d’autore degli artisti italiani a livello globale. La decisione
ottenuta dai due musicisti rafforza il valore del rispetto per le opere
originali, specialmente in un’industria dove i campionamenti sono ampiamente
diffusi.
Sebbene l’entità del risarcimento resti riservata, il
riconoscimento ufficiale di Lanzetti e Canavera come co-autori di “Genesis”
rappresenta una vittoria di principio, aprendo la strada a futuri successi per
artisti di tutto il mondo che si trovino a difendere il proprio lavoro a
livello internazionale.
Compie oggi gli anni Gino Campanini, primo chitarrista degli Acqua
Fragile.
Un paio di anni fa è uscito un libro
che tratta la sua autobiografia più frammenti di Acqua Fragile.
Ecco qualche pensiero di Bernardo
Lanzetti, una piccola anticipazione del book in uscita:
“Gino ha sempre avuto il dono di
risultare subito simpatico a tutti. All’apparenza eccentrico e svagato, nei
primi anni in cui abbiamo suonato insieme, sembrava usare l’ironia per
mascherare una sensibilità non comune e, al contempo, sapeva essere un grande
lavoratore e quindi elemento prezioso per le due band in cui abbiamo militato
insieme.
Chitarristicamente, Campanini, era un
autodidatta assai dotato e la sua fantasia nel collaborare ai brani originali
era un grande stimolo per tutti.
Soprattutto a lui si deve l’inizio
del rapporto con la PFM…”.
PREMIATA FORNERIA MARCONI - NUOVO
SOUND - NOVEMBER 1975
La Premiata Forneria Marconi
in copertina sulla rivista musicale “Nuovo Sound”
nel novembre del 1975.
Nuovo album “Chocolate Kings”,
nuovo cantante “Bernardo Lanzetti”, e
tour in Giappone.
Di tutto un Pop…
Wazza
Reportage di Armando Gallo per
"Ciao 2001"
Forneria Marconi, in pieno tour
mondiale per l'uscita dell'album "Chocolate Kings", arriva per la
prima volta in Giappone. Tra interviste, promozioni, passaggi televisivi e
concerti a Osaka e Tokio, sono impegnati per 20 giorni. Fu un vero trionfo,
sempre seguiti da agguerriti fans giapponesi amanti del prog italiano. Nel
corso del tour gli fu consegnato il disco d'oro. Franz in omaggio ai
giapponesi, si esibiva sempre suonando con il kimono. Ma questo tour, fu
ricordato anche per la famosa storia del "basso volante" di Patrick
Djivas, raccontata da Franz Di Cioccio, nell'ultima data del tour, il 29
novembre 1975.
Franz racconta: << L'episodio
più bello della tournée giapponese ha visto Patrick come protagonista. Era
l'ultimo concerto di Tokio e La gente era in delirio. Ci chiesero un bis, poi
un altro. La gente non andava più via, allora decidiamo di fare il 'Poseidon',
un pezzo che riservavamo per i finali dei concerti più caldi. Consisteva in una
serie di accordi che crescevano sempre più, fino ad ottenere una specie di
estasi sonora molto coinvolgente. Era una performance monumentale, un'apoteosi.
Eravamo molto eccitati perché era il nostro secondo concerto consecutivo in
città e, come nel primo, c'era stato sold out, il tutto esaurito. La gente era
veramente in visibilio. Avevamo un fan club, avevamo preso un disco d’oro,
insomma eravamo straconsiderati. Allora, in quella atmosfera di sfegatato
gasamento Patrick, al culmine del 'Poseidon', diede l’ultima botta, si sfilò il
basso e, secondo i canoni del rock, lo lanciò in aria. Alzò gli occhi per
esibirsi in una presa al volo ma... venne accecato dai fari. Il basso cadde
rovinosamente per terra. Patrick rimase per un attimo di ghiaccio: il basso
costava allora tre milioni, che all’epoca erano una cifra considerevole, ma
poi, preso dall’euforia urlò: "Chi se ne frega!". Prese il basso e lo
lanciò in platea. Il concerto a quel punto era davvero finito. In camerino però
Patrick era un po' pensieroso. Come il proverbiale coccodrillo piangeva sul
latte versato. "Che stronzata..." diceva, "si era rotto però...
si poteva anche rimettere a posto. Va bene fare la rock star, però ... In quel
momento arrivarono due persone del servizio di sicurezza che, rivolgendosi a
Patrick dissero: "Senta, c’é un ragazzo qui fuori... sta aspettando, cosa
dobbiamo fare? Lo stanno... lo stanno portando via." "Ma cosa é
successo?" chiese Patrick. "Beh insomma... abbiamo recuperato il suo
basso." "Ah bene, portatemelo qui." "No guardi, deve venire
fuori lei perché questo ragazzo non lo vuole lasciare. Se lo tiene stretto e
non lo vuole mollare." "Va bene" disse Patrick, "allora
portatemi qui il ragazzo. Ne parliamo." "Veramente é fuori in
ambulanza. Se rivuole il basso deve venire con noi. "In pratica il
poveretto, che aveva preso il basso in testa, si era ferito. Era fuori,
sdraiato sul lettino, attaccato allo strumento come una cozza alla scogliera.
Quando Patrick lo vide, si impietosì e... gli lasciò il basso. In fondo quel
ragazzo se lo era proprio meritato.>>
Nel 1987 Bernardo Lanzettiinventò il GLOVOX;
trattasi, in estrema sintesi, di un guanto fornito di microfono a contatto che,
posizionato sulla gola di un vocalist, è in grado di captare il segnale
monofonico delle corde vocali e indirizzarlo a software dedicati in grado di
processarlo, così che il cantante possa arrivare a suonare, ad esempio, i
sintetizzatori!
Chi segue Bernardo conosce lo “strumento” e lo avrà
visto/ascoltato più volte, ma chi scrive ha sempre avuto l’impressione che il
tutto sia stato sottovalutato.
È stato quindi grande il piacere nell’assistere all’utilizzo
del Glovox da parte di Jaqueline Branciforte,
che incuriosisce sin da subito i giudici di X Factor 2024 quando porta sul
palco un guanto e una pedaliera che le permettono di “suonare la sua voce”.
Alle Audizioni, l’aspirante concorrente canta “Keep on Running” e conquista la
prima standing ovation della serata con il graffio della sua voce e la sua
unicità.
A Bernardo di certo non dispiacerà vedere una sua invenzione
prendere campo…
Era il 29 luglio del 2023, apice del
VOX 50 di Bernardo Lanzetti, e Massimo Sordi
immortalava, tra le tante cose, questa versione di "R.I.P., DEL Banco del Mutuo Soccorso, performata con
la Beggar's Farm...
Prima con gli Small Faces e poi in altre avventure
Rock, il compianto Steve Marriot, chitarrista folletto, dotato di una grande
voce era anche bravissimo e originale sul palco.
Lo vidi a Milano, un pomeriggio, al Vigorelli, con gli Humble
Pie che credo aprissero per i Grand Funk Railroad.
A un certo punto, saltò la corrente e il batterista fu così
disciplinato da fermarsi a sua volta ma Steve Marriot, senza scomporsi, si
allontanò elegantemente dal microfono e continuò a cantare a cappella.
Ancora posso sentire quella sua voce risuonare nella mia
testa…
Per chi non lo ricordasse…
Marriott è stato il frontman di due importanti gruppi rock
and roll, gli Small Faces, nel periodo 1965-1969, e gli Humble Pie, dal 1969 al
1975 e poi dal 1980 al 1981. Entrambi i gruppi facevano riferimento alla
subcultura mod, di cui è stato uno dei principali esponenti soprattutto con gli
Small Faces negli anni '60.
Nel 1991, all'età di 44 anni, morì a causa di un incendio
avvenuto nella sua casa in Essex.
Nel 1996 ha ricevuto un Ivor Novello Award postumo per il suo
contributo alla scena musicale britannica. Nel 2012 è stato inserito postumo
nella Rock and Roll Hall of Fame.